Il bon ton, in politica, ormai è merce rara, d’accordo; ma se il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, ripetutamente, scandisce all’indirizzo del Governatore della Lombardia Roberto Formigoni: “Lei è un irresponsabile!”, la cosa non può essere rubricata come uno scatto di nervi che può capitare a tutti, complice magari la stanchezza o il caldo. Anche perché il ministro Tremonti ha fama di persona dai giudizi e dalle battute taglienti, ma è dotato di self control come e più di un lord inglese. Dunque, quell’“irresponsabile” rivolto a un governatore “amico”, che da sempre assicura una consistente base elettorale a Forza Italia (partito sia di Tremonti che di Formigoni), è per forza di cose, un dato politico.
Il governo ha predisposto un “pacchetto” sanità che lascia l’amaro in bocca alle regioni. Il testo è ancora in Commissione, e il sottosegretario Gianni Letta sta lavorando per smussare gli attriti: “Si possono fare degli emendamenti”, assicura. Come sia, al momento le posizioni sono lontane: il governo conferma consistenti tagli che – dice il presidente delle regioni Vasco Errani – “non rispettano il patto per la salute 2007-2009 di 834 milioni di euro”.
Un infuriato Formigoni sa spiegare l’insulto di Tremonti. E aggiunge: “Temo che tutte le regioni saranno costrette ad andare in deficit. Per i cittadini sarà particolarmente difficile”.
Questo in giorni in cui la Sanità è nell’occhio del ciclone per episodi che giustamente sconcertano il cittadino: prima le notizie relative allo scandalo della clinica “Santa Rita” di Milano; poi lo tsunami giudiziario che sta sconvolgendo l’Abruzzo: il governatore Ottaviano Del Turco in carcere, i vertici della regione decapitati, per un presunto vorticoso giro di mazzette e di tangenti che educazione e buon gusto ci vietano di definire come sarebbe appropriato.
Rimane tuttavia lo “spettro”: “Ci troveremo di fronte a una situazione nella quale le regioni saranno costrette a ridurre i servizi”.
Non è un discorso ideologico, non è questione di schieramento politico, non occorre essere laureati ad Harvard o essere Nobel dell’economia; si tratta “semplicemente” di una legge elementare: nessuna minestra è gratis: qualcuno, non necessariamente chi la mangia, la deve sempre pagare.
Viviamo in un paese sempre più “vecchio”; la durata della vita media, fortunatamente, si allunga in modo esponenziale; questo inevitabilmente comporta una maggiore spesa sanitaria e maggiori investimenti nell’assistenza: e spesso si tratta si servizi costosi e che richiedono opera continuativa. Questo significa maggiori spese, maggiori investimenti, in una situazione generalmente complessa e complicata dovuta alla crisi internazionale e specifica di questo paese. Le regioni inevitabilmente dovranno procedere a tagli e risparmi; il governo inevitabilmente sarà costretto a ridurre le “fetta di torta” finora disponibili. Insomma: ci attendono sacrifici. La si metta come si vuole, ma questo sarà.
Valter Vecellio
(da Notizie radicali, 17 luglio 2008)