Fisco e prostituzione, accertamenti esattoriali, tasse e diritti negati, era il tema della conferenza stampa tenutasi ieri al Senato. Di fronte alle richieste dello Stato alle prostitute di pagare le tasse sulla loro attività, diventa ancora più urgente varare una legge su un ambito lasciato senza alcuna regolamentazione, tanto urgente da avere depositato già dal primo giorno della legislatura, un disegno di legge in materia con il senatore Marco Perduca. Un ddl in tre articoli per il riconoscimento dell'attività di 'prestazione di servizi sessuali remunerati tra persone maggiorenni consenzienti'. Due i regolamenti previsti, uno per i controlli igienico e sanitari, l'altro per il fisco.
E proprio sulle richieste di tasse alle prostitute che oggi abbiamo depositato una interrogazione parlamentare per chiedere al governo una 'interpretazione uniforme' alla quale l'Agenzia delle Entrate si attenga per il trattamento fiscale dei redditi derivanti dalla prostituzione. Questo sempre in attesa di una legge che ponga fine all'attuale situazione di incertezza, ma che provoca anche lo sfruttamento di tante donne.
All'incontro ha preso parte anche Margherita, una 'accompagnatrice' che ha avuto una 'cartella' da 88 mila euro, presente anche l'avvocato, Luca Berni, che assiste una prostituta che ha ricevuto un'altra cartella esattoriale e che spiega di volere non un pagamento «fatto così» ma un reddito di una attività riconosciuta, superando l'ipocrisia di fondo e una morale cattolica che mantengono una situazione che porta allo sfruttamento e al degrado. Bruno Mellano, presidente dei Radicali, ha evidenziato come siamo di fronte alla sconfitta della politica, tale da far emergere contraddizioni che potrebbero spingere per affrontare il tema.
«Come si può fare la dichiarazione dei redditi per una attività che non è riconosciuta giuridicamente? A fronte del pagamento delle tasse deve esserci il riconoscimento dell'attività svolta dalle prostitute. In caso contrario lo Stato sarebbe paragonabile ad uno sfruttatore perché 'esige' o 'estorce' balzelli dai proventi della prostituzione, attività che non riconosce. Noi chiediamo quindi al governo di darci una risposta perché è una situazione che potrebbe portare a denunce». A preannunciare proprio una denuncia per sfruttamento da parte dello Stato è stata Pia Covre, presidente del Comitato dei diritti civili delle prostitute e su questo ha già visto il sostegno di Sergio Rovasio, segretario dell'associazione Certi Diritti, che ha evidenziato come in Italia stiamo regredendo in tema di diritti civili.
Donatella Poretti
Qui il disegno di legge
Qui l'interrogazione