Nota a margine, dopo la terza sessione del “Dopo Chianciano” che ci si è appena lasciati alle spalle. Nell’ultima settimana, i radicali hanno dato vita a una serie di iniziative. In ordine sparso:
1) Marco Pannella solleva la questione della più che probabile condanna a morte di Tareq Aziz e inizia uno sciopero della fame.
2) I radicali sono impegnati in una serie di visite in varie carceri e centri di prima accoglienza.
3) In varie parti d’Italia prosegue la campagna di mobilitazione e solidarietà con il popolo tibetano.
4) A Roma ha luogo un importante convegno promosso dai parlamentari radicali e dagli Amici della Terra su “Ritorno al nucleare. Conviene? Risolve?”.
5) I radicali, con Matteo Mecacci, riescono a far approvare una risoluzione parlamentare che «impegna il Governo italiano a non partecipare con i suoi massimi rappresentanti politici alla Cerimonia di apertura delle Olimpiadi a Pechino».
6) Il Parlamento Europeo approva una risoluzione sui Rom promossa dai radicali del gruppo liberal-democratico.
7) All’hotel Ergife di Roma si svolge la terza sessione del “Dopo Chianciano”, evento che, tra gli altri vede la partecipazione di numerosi esponenti e personalità del mondo politico culturale. Da Marco Boato a Luigi Manconi, da Cesare Salvi a Claudio Fava; e poi Ignazio Marino, Gianni Cuperlo, Nicola Tranfaglia, Pietro Folena, Luigi Covatta, Rino Formica…
A questo si aggiunga che una nuova leadership di Radicali Italiani si affaccia sulla scena politica. C’è poi stata l’importante sentenza dei giudici di Milano sul caso di Eluana Englaro, vicenda sulla quale i radicali qualcosa da dire a giusto titolo ce l’hanno (risulta che Maria Antonietta Farina Coscioni sia l’unica parlamentare cui i genitori di Eluana hanno dato fiducia e concesso di poter vedere la figlia); e poi: l’iniziativa di Pannella: il Satyagraha mondiale per la pace, le libertà e la democrazia; e per fare luce sul più che probabile inganno di cui si sono resi colpevoli George W. Bush e la sua amministrazione a proposito dell’Irak e dell’esilio a Saddam.
Questi i principali temi dell’iniziativa radicale di questa settimana che ci sono venuti in mente, e certamente di qualcuno ne abbiamo smarrito memoria. Bene: a fronte di questo “pieno” di politica che non è il “pio-pio” e il “bla-bla” che vedono impegnati le altre forze politiche, c’è da osservare un desolante e smilzo fascicolo di ritagli stampa: fatto più che altro di trafiletti e di “brevi”. Rarissimi poi gli articoli di analisi e di commento, si contano sulle dita di una mano. Non parliamo poi dell’informazione televisiva: forse una manciata di secondi. Insomma: si oscilla tra la disinformazione e la censura.
Non è una novità, osserverà qualcuno. Certo che non è una novità. Ma per reagire a questa vera e propria confisca di informazione, occorre che ci sia una “novità”? Se escludiamo gli ascoltatori di Radio Radicale o i lettori dei siti radicali e di questa newsletter, nessuno viene messo in condizione di sapere, di conoscere e di poter valutare.
“Fare, saper fare, far sapere”, si diceva un tempo. Che i radicali facciano e sappiano fare è fuor di dubbio. Fuor di dubbio che la terza condizione, quella del “far sapere” sia il nodo che bisogna affrontare e risolvere. È un dato politico. È un dato che dovrebbe riguardare tutti i militanti e gli aderenti della galassia radicale. Va bene così compagni? Forse una riflessione su questo non guasterebbe. Vale l’antico interrogativo: se non ora, quando?
Valter Vecellio
(da Notizie radicali, 14 luglio 2008)