Il mistero di questa vicenda è rappresentato simbolicamente da un quadro del pittore Van Maer, un dipinto che non può essere autentico ma non può nemmeno essere un falso. Tutto il romanzo è imperniato sull’ambiguità dell’esistenza: Furio esiste davvero? E se esiste chi è? E chi era il ragazzo morto tragicamente in un fondale marito per battere un record assurdo?
O forse, invece, il mistero di questa storia appassionante è l’amore: un lampo abbagliante che improvvisamente illumina la vita e subito si spegne.
Il protagonista è un ragazzo, un adolescente molto dotato che ha deciso di abitare in questo mondo da estraneo. Tutti quelli che si muovono intorno a lui hanno un ruolo nella commedia umana, solo lui fa da spettatore. Gli altri vivono, lui osserva. Nessuno sa chi è veramente Furio, forse nemmeno lui stesso. Perché saperlo significa cadere nel baratro dell’angoscia. Non partecipare alla vita è il suo modo di difendersi, di sfuggire alla paura: se non sei vivo, forse nemmeno la morte esiste.
In Mistero Fiammingo si intrecciano sentimenti ed enigmi, personaggi che non sono quello che sembrano o che credono di essere, in una trama intessuta con grande sapienza e condotta fino in fondo sul filo di un’amara ironia. Il lettore si riconoscerà in uno dei suoi personaggi. Anzi, si riconoscerà un po’ in tutti i personaggi.
Il messaggio finale, per fortuna, è di speranza. Grazie alla scoperta dell’amore, Furio finalmente trova il coraggio di vivere.
Anticipiamo che il n. 3 della “nuova voce del thriller italiano” (Sered Edizioni) sarà un doppio romanzo cubano di Gordiano Lupi
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