L’occasione poteva essere golosa. L’altro giorno il Secolo d’Italia, il quotidiano di Alleanza Nazionale, ha pubblicato un articolo (lo si è riprodotto, per chi fosse interessato, su Notizie Radicali dell’8 luglio), nel quale la sua direttrice Flavia Perina (foto) ha saputo analizzare quanto si sta muovendo dentro e intorno alla “casa” radicale con una acutezza e un’attenzione rara, che altri, paludati analisti non hanno saputo o voluto; o potuto.
Rilevava, Perina, che ancora una volta Marco Pannella e i radicali gettano «un sasso nello stagno ipocrita del giustizialismo rilanciando un vecchio cavallo di battaglia di chi crede nei diritti civili: il garantismo ‘globale’…». Osservava che mentre tutti si scatenavano nel gossip pro o contro Berlusconi, Pannella e i radicali, coerentemente con la loro cinquantennale storia, si mobilitavano perché nessuno tocchi il Caino iracheno, Tareq Aziz. Pur dissentendo dal metodo (non si può avere tutto!), si dava atto dell’impegno generoso di Pannella impegnato nel nuovo digiuno. «Piacerebbe», conclude Perina, «confrontarsi con una sinistra così, anziché con gli strilli anti-caimano di Pancho Pardi: andiamocela a cercare, sicuramente esiste dalle parti dei Radicali e anche altrove. E magari, domani, chiuso il teatrino di Piazza Navona, troverà il coraggio di uscire allo scoperto».
Altre volte le originali e non conformiste “uscite” del Secolo d’Italia di Flavia Perina sono state riprese da giornali col gusto del “curioso”, hanno fatto “notizia”, sono state valorizzate ed enfatizzate, organizzando anche dibattiti e riflessioni sul piccolo “evento”. Maestro di questo “far notizia”, Il Corriere della Sera, che – à noto – spulcia con golosa attenzione i giornali di “nicchia” alla caccia appunto di questi spunti.
Non è andata così, questa volta. Nessuno ha trovato “curioso” o perlomeno inconsueto l’articolo su Pannella e le sue iniziative pubblicato dal Secolo d’Italia. E dire che spunti non ne mancavano. Per esempio: ci sono precedenti. In passato c’era un’altra brava giornalista della destra militante che guardava con simpatia a Pannella e ai radicali, e contravvenne alla linea del partito, anti-divorzista: si parla di Gianna Preda, colonna del Borghese di Mario Tedeschi, autrice del gustosissimo “Fiori per io?”. Perina, insomma, parlando (e parlandone bene) dei radicali, ha finito col subire e patire anche lei il destino solitamente riservato ai radicali.
Questo porta a una riflessione più generale. È da considerare “normale” un paese in cui la comunicazione politica ormai si limita a conversazioni più o meno piccanti da esponenti politici e manager della televisione di Stato e possibili beneficiarie di raccomandazioni, “spintarelle” e quant’altro? Certo: quello che si legge in queste ore sui giornali è un affresco di quella “commedia” e di quella società in cui viviamo. Possibile che la comunicazione politica si riduca a questo? Si può comprendere che le fotografie di politici sorpresi al di fuori dei loro ambiti istituzionali, e magari in atteggiamenti inconsueti, costituisca “notizia”. Molto meno si comprende che solo questo costituisca “notizia”.
Le Commissioni parlamentari sono in piena attività, e deliberano di cose importanti per tutti. Non se ne riferisce. Di quel che avviene in Aula si sa solo per quel che riguarda gli aspetti più pittoreschi e volgari. Da giorni i parlamentari raccontano di quello che vedono e apprendono nelle loro visite ispettive in carceri e centri di prima accoglienza. Non una parola. A parte il digiuno di Pannella, è in pieno svolgimento, in tutta Italia, una mobilitazione per il Tibet, a sostegno del suo popolo perseguitato; non una parola. Pannella ha lanciato il Satyagraha mondiale per la pace, la libertà e la democrazia, non una parola. Tutte le iniziative in corso contro le campagne demagogiche anti-Rom, le campagne per l’ampliamento dei diritti civili, tutto quello che si può conoscere solo ascoltando Radio Radicale o leggendo Notizie Radicali: non una parola. L’iniziativa politica di “Chianciano due”: non una parola. Tutte le iniziative legate alla giustizia, di cui i radicali sono animatori: non una parola.
D’accordo: quello che fanno e cercano di fare Pannella e i radicali non è “divertente”, non è “sexy”. Ma è un paese “normale” un paese dove l’einaudiano principio del “conoscere per deliberare” viene negato con tanta pervicacia e sistematicità?
Valter Vecellio
(da Notizie radicali, 10 luglio 2008)