Raúl Castro autorizzerà “nei prossimi giorni” la concessione di licenze ai privati per operare nel settore dei trasporti, sulla base di un sistema adottato nei primi anni Novanta e sospeso nel 1996. Come riporta il sito web del quotidiano spagnolo El Pais, si tratta di una riforma che va ad aggiungersi a quelle varate dal fratello di Fidel da quando è stato eletto presidente, lo scorso febbraio.
Il ministro dei Trasporti Jorge Luis Serra ha annunciato che nei prossimi giorni saranno approvate «licenze operative di trasporto» per operatori privati. Queste licenze, ha spiegato il ministro, saranno date a operatori che lavorano nelle zone rurali del Paese, non coperte dalle aziende di trasporto pubbliche. «Si approvano le licenze una a una, si fornisce il combustibile, si fissa la tariffa, di fissano il tragitto e gli orari. È come se fosse un omnibus pubblico per le zone rurali», ha affermato Serra. (fonte ANSA)
La notizia è positiva e va verso un’ulteriore modernizzazione di un Paese che soffre da anni di un’endemica carenza di mezzi di trasporto. Non è molto comunista, se si vuole andare a sottilizzare, ma ormai lo sappiamo che il sistema economico cubano è un capitalismo di Stato mascherato da socialismo. L’innovazione sui trasporti segue le recenti aperture al libero mercato per cellulari ed elettrodomestici e le novità relative al mondo gay-lesbico.
Non resta che attendere le vere novità, quelle che tutti i cubani vorrebbero sentire annunciare dal loro presidente: libertà di movimento all’interno dell’Isola, libertà di uscire dal Paese, libertà di iniziativa privata, libertà di stampa, libertà di espressione del pensiero, libertà radiotelevisiva, pluralismo ideologico, libertà per i prigionieri politici, eliminazione del doppio sistema monetario, salari adeguati per chi lavora alle dipendenze dello Stato…
L’elenco non è esaustivo, purtroppo.
Se Raúl Castro vuol davvero cambiare Cuba il lavoro non manca.
Gordiano Lupi