Ancora una volta Verona è balzata agli onori (si fa per dire) della cronaca. Questa volta con due notizie pressoché in contemporanea: bambini rom schiavizzati per essere utilizzati nei furti in appartamento, e l'assoluzione da parte della Cassazione del sindaco Tosi dall'accusa di razzismo. Due notizie, date dal Tg1, in coda alle polemiche sulla proposta di schedatura anche dei minori presenti nei campi rom.
Ma guarda che coincidenza... Qui gatta ci cova. Partiamo dalla notizia dell'assoluzione del sindaco Tosi.
Il lancio avviene domenica 29 giugno con una nota di agenzia delle 18:26. E subito nella mente di chi ha seguito questa complessa vicenda sorge spontanea la domanda: perché in una calda domenica di fine giugno torna fuori un tema che la Cassazione aveva già messo nero su bianco il 13 dicembre del 2007, depositando poi le 15 pagine dell'atto il successivo 28 marzo 2008? Proprio così. Le motivazioni della sentenza della Corte di Cassazione sono state depositate e rese pubbliche il 28 marzo 2008 ma il Tg1 le comunica agli ascoltatori la sera del 29 giugno e dà subito la parola al sindaco, che commenta: «Fu un atto di democrazia per ripristinare attraverso una raccolta di firme la legalità in città». Ma in verità le cose non stanno così. La Corte di cassazione non ha assolto Tosi (e anche uno studente del primo anno di giurisprudenza sa che la Cassazione non assolve e non condanna, ma valuta solo la correttezza del procedimento). Ed infatti ha annullato solo in parte le motivazioni della condanna, rinviando ad un nuovo esame. La Corte di cassazione, al contrario, ha affermato che se si esamina il contenuto del manifesto leghista incriminato - “No ai campi nomadi. Firma anche tu per mandare via gli zingari” - appare palese la discriminazione degli zingari per il solo fatto di essere tali. La Corte si è limitata a disporre l'annullamento con rinvio a sezione diversa della Corte d'appello che ha già fissato ad ottobre la prosecuzione del processo. Quindi non c'è alcun proscioglimento e Tosi è ancora un imputato e dovrà essere nuovamente processato dalla Corte d'appello veneziana «per propaganda di idee fondate sulla superiorità e sull'odio razziale». È evidente che quello del Tg1 è un giornalismo ideologico che utilizza notizie vecchie e distorte per influire sull'opinione degli ascoltatori, che devono essere portati a dare un giudizio benevolo sull'iniziativa governativa di schedatura dei bambini rom.
E veniamo alla seconda notizia, sempre - guarda caso - proveniente da Verona. Si tratta della conclusione di un'indagine di polizia che smaschera l'utilizzo di bambini per furti negli appartamenti. L'indagine è stata illustrata in una conferenza stampa dal dirigente della Squadra mobile di Verona. Si chiama “Catene spezzate” e c'è da augurarsi che davvero la polizia abbia definitivamente spezzato il legame di quei ragazzini con i loro aguzzini e con la vita passata scappando da una casa di accoglienza all'altra (e Verona è coinvolta perché qui ha sede il Cerris, il miglior centro regionale di tutela e accoglienza dei minori). Ma la notizia giornalistica della escalation di furti in ville e appartamenti del nord-est risale a gennaio 2008. Il Tg1 (seguito poi da tutti i notiziari e dalle varie testate) la dà sei mesi dopo, e sempre in coda alle dichiarazioni di Maroni sulla necessità di prendere le impronte digitali ai minori.
Come possiamo difenderci e salvare il vero giornalismo da questi pennivendoli al servizio dei potenti di turno?
Mao Valpiana
(da Notizie minime della nonviolenza in cammino, 4 luglio 2008)