Chiudiamo questa prima serie di interviste (ad Agosto si va in ferie, e il buon direttore non me ne voglia) con Fabiano Alborghetti (volto noto di Tellusfolio, verrebbe da dire…). Al quale vanno degli auguri, doppi: per il compleanno e per il nuovo libro di prossima uscita…
– A proposito della tua prossima raccolta hai affermato, in una recente intervista: «Registro dei fragili nasce da una storia vera. Una madre uccide il proprio figlio. La nascita del figlio ha troncato il sogno della donna di diventare modella, velina. La “tecnica” è la stessa delle precedenti pubblicazioni: osservare sul campo, dal vero. Per molto tempo ho infatti “pedinato” diversi nuclei familiari, annotando comportamenti, dialoghi, le casistiche relazionali che regolamentano l’andamento orale, morale, fisico della famiglia. Li ho seguiti nei centri commerciali, nei negozi, nei ristoranti, ho spiato da dietro le bancarelle di un mercato o appostandomi dietro le siepi dei giardini di casa, ascoltando ed annotando».
Non pensi che questo tuo “pedinare”, “ascoltare”, “annotare” le vite altrui possa correre il rischio di essere interpretato come una ricerca quasi ossessiva?
Però vorrei sottolineare che non mi fermo solo a questo. Per la stesura di Registro dei fragili mi sono avvalso di un gran numero di testi (ne ho letti circa un centinaio, forse centocinquanta) che “spiegassero”: saggi di antropologia (cosa è l’uomo? Come muta in funzione dell’ambiente?), criminologia (quali sono le pulsioni? E quali le differenze – nel crimine – tra uomo e donna?), tecnica della pubblicità (come si condiziona la spinta all’acquisto? Come sono organizzati i centri commerciali che visitiamo un po’ per noia e un po’ per necessità? E perché acquistiamo?), urbanistica (non-luoghi, assetto delle periferie), architettura (ricezione del costruito o rifiuto? Condizioni di coabitazione condominiale o proprietà indipendente? e poi anche l’aspettativa generata da un luogo “perfetto”, la ricerca dell’iperuranio) e infine una serie di testi che trattano in specifico di psicologia: i comportamenti borderline, psicosi e stati caotici della mente, le dipendenze, i disturbi psicosomatici, le nevrosi…
La questione cui chiedi risposta – e che poi sfocia nella mia ricerca per mezzo dei versi – è a monte:
La tematica portante, che “inseguo” è la collocazione.
Cosa intendo per collocazione?
Il luogo nella coscienza dell’uomo, l’uomo nei confronti del tempo, il tempo in rapporto col luogo.
Questo come inizio. Dall’altro lato c’è invece una ricerca dell’identità. In specifico, per Registro dei fragili la scrittura è una contemplazione di come l’uomo contemporaneo abbia perduto la propria identità reale in favore di una identità a prestito, qualcosa di più confacente alla società dello spettacolo come la definisce Debord: «Lo spettacolo non è un insieme di immagini, ma un rapporto sociale tra persone, mediato dalle immagini». Si trova il proprio punto focale grazie al travestimento. Ancora Debord: «(…) la realtà sorge dallo spettacolo e lo spettacolo è reale».
Ecco allora il perché del mio essere sul campo: per applicare la mia ricerca accedo da una parte alla lettura della cronaca nutrendo i testi di realtà, ancorandoli al mondo reale. Dall’altra però non credo sia sufficiente la “realtà” data dalla finzione narrativa ed ecco allora che nutro i testi di vera realtà. Perché questo accada, io devo vivere dentro il testo e questo porta a vivere sul campo.
La mia ricerca ossessiva è frutto di una interrogazione incessante….
Registro dei fragili - Canto II
Occorre l’ordine al vestire, occorre la coerenza
per l’inganno. Cosi ripeteva mentre a mani lisce tutto il bordo
della giacca a risalire, i risvolti, la camicia intonsa attorno al collo
troppo stretta eppure esatta per l’immagine allo specchio.
Un ampio gesto, un ritocco anche ai capelli
già perfetti nell’assetto e tutto il resto: perfezione ripeteva
offrirsi certi come il volto di quell’uomo imparato alla tivù.
Sono meglio a ben vedere, anche più vero:
guardava gli occhi nel riflesso, l’adesione
dell’immagine per il verso che voleva…
Anche la pelle era esatta nel colore, con il tono preso a tempo
nel solarium dietro casa. Perfezione ripeteva
e si mostrava sulla porta alla moglie già vestita.
Mano a mano senza dire. Non dicevano mai nulla. Troppo spesso
non trovavano che dire. E non trovava altre cose a ben vedere:
una ragione per restare soprattutto…
(inedito)
Fabiano Alborghetti nasce a Milano nel 1970, vive a Paradiso (Lugano).
Ha pubblicato Verso Buda (Faloppio, LietoColle, 2004), L’opposta riva (ibid, 2006) e le plaquette d’arte lugano paradiso (Osnago, Pulcinoelefante, 2008) e Ruota degli esposti (Mendrisio, edizioni fuoridalcoro, 2008).
Ha curato i volumi Corale (Sasso Marconi, Le Voci Della Luna editore, 2007) e con Giampiero Neri Il Segreto delle fragole 2008 (Faloppio, LietoColle, 2008).
Oltre ad essere stato tradotto in spagnolo, francese, tedesco ed arabo, suoi testi sono inseriti in una moltitudine di antologie.
Scrive di critica letteraria per riviste e sul Web (su Tellusfolio: “Cercando l’oro della poesia”, su Tellus annuario: “Cercando l’oro dell’amore”), è drammaturgo teatrale ed è direttore della collana “Free Press” per Le Voci della Luna Editore.
Nell'ottobre del 2008 sarà il rappresentante la lingua italiana al festival di poesia Other Words di San Francisco, su invito del Consolato Generale di Svizzera della città.
La pubblicazione del prossimo libro - Registro dei fragili - avverrà nel 2009 per i tipi di Casagrande.
s.