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Ingrid Betancourt finalmente libera!
03 Luglio 2008
 

Mi ha colto di sorpresa la notizia della liberazione di Ingrid Betancourt, ieri sera mentre guardavo uno degli ultimi telegiornali della giornata. Non mi pareva vero che, dopo sei interminabili anni, una miriade di tentativi, dalla gente comune fino alle più alte cariche di tanti stati, le forze armate della Colombia riuscissero a salvare Ingrid, con l’“operazione Sacco” assieme a 3 ostaggi statunitensi e a 11 soldati colombiani, in mano alle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (Farc). La straordinaria notizia è stata annunciata dal ministro della Difesa, Juan Manuel Santos, in una conferenza stampa a Bogotà, nella quale ha definito il blitz «una operazione senza precedenti, che passerà alla storia».

Ultimamente si erano riaccesi i riflettori sulla vicenda, segno che qualcosa bolliva in pentola, anche se quello che avevo sentito in un servizio televisivo, tempo fa, era che Ingrid era molto debilitata e malata, l’ombra di se stessa. Bisognava fare presto… Le trattative non hanno mai conosciuto sosta, però mantenere i riflettori puntati su un caso come questo, con tanti interessi in gioco, per diversi anni, non è cosa da poco. Certo Ingrid era candidata alla Presidenza della Colombia, non era un personaggio comune, però è la costanza della famiglia e della società civile che hanno consentito che questa storia non finisse nell’oblio. La donna franco-colombiana di 46 anni, era stata sequestrata il 23 febbraio del 2002.

Ne avevo già parlato sul Gazetin in un articolo del dicembre 2005. La sua liberazione è stata resa possibile grazie ad un inganno: ai guerriglieri che detenevano gli ostaggi è stato comunicato un falso ordine interno delle Farc secondo cui i sequestrati dovevano passare sotto il controllo del comandante del gruppo armato, Alfonso Cano. È così che è stato possibile mandare un elicottero nella zona dove si trovavano gli ostaggi senza destare i sospetti dei guerriglieri.

Ingrid Betancourt, ha dichiarato non appena libera: «Prima di tutto voglio ringraziare Dio e i soldati della Colombia». Poi è stata subito condotta «in una base militare», lo ha riferito una fonte dell'Eliseo, aggiungendo che il presidente francese Nicolas Sarkozy si è intrattenuto «lungamente» al telefono con il presidente colombiano Alvaro Uribe. Gli ostaggi liberati «sono in buone condizioni di salute», ha dichiarato un portavoce militare citato dall'emittente Radio Caracol.

Certo i segni di questa terribile avventura rimarranno indelebili e bisognerà attendere per vedere gli effetti che sortiranno sul futuro di una delle donne ormai più conosciute al mondo. Purtroppo la maggior parte delle tragedie vengono ignorate in particolare dagli organi di stampa, che puntano il loro obiettivo sugli avvenimenti legati al business. Sono contenta che una volta tanto qualcosa di “quasi impossibile” si sia realizzato e che una donna ne sia la protagonista. Non oso immaginare cosa abbia dovuto patire in questi dolorosi anni, quali atrocità abbia dovuto vedere e subire. Eppure una donna, considerata da sempre “il sesso debole” è riuscita a non arrendersi, a superare la barriera dell’odio, non si è lasciata sopraffare dalle avversità, non ha ceduto ad un destino che sembrava già segnato. Una straordinaria forza d’animo, un baluardo, per chi nella vita si lascia trascinare dagli eventi e non trova l’energia per reagire ai problemi. Ingrid doveva pagare per le sue denunce ai trafficanti che dilaniano il suo Paese, per la sua voglia di cambiare. Ma quante volte, nella nostra società, soprattutto le nuove generazioni cercano di “svicolare”, gettando la propria vita ai rovi, calpestando ogni ideale, ogni prospettiva futura per un piccolo ostacolo sul proprio cammino. Lottare si può, cambiare si deve. Viva il coraggio di Ingrid, viva le donne!

 

Paola Mara De Maestri

(per 'l Gazetin, estate 2008)


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