Lo scorso mese di maggio è giunto dalla Procura presso il Tribunale di Brescia a Vanna Mottarelli e a chi scrive avviso di conclusione delle indagini preliminari per la querela per diffamazione a mezzo stampa, e annessa omissione di controllo a carico del direttore responsabile, sporta dal giudice del Tribunale di Sondrio dott. Fabrizio Fanfarillo. La vicenda prende le mosse, risvegliandosi dopo quasi quattro anni di quiete (inutile dire che le «indagini preliminari», tanto complesse da richiedere tanto tempo, si sono risolte ed esaurite nell'identificazione –nota peraltro fin dall’origine– dei due autori del misfatto), da un articolo, pubblicato sull'edizione di agosto 2004 col titolo «Fanfarillo “one self man”», in cui la redattrice riferiva e commentava la decisione del Tribunale di Sondrio di rigettare il ricorso presentato da Giorgio, Diletto, Patrizia e Marinella Gianoncelli per la ricusazione del giudice Fanfarillo.
Non stiamo ora a ritornare sui particolari della storia, anzi delle storie, ché sono tante e complesse, avendole già a suo tempo riferite. Oltretutto avremo certamente modo di ritornarvi nel proseguo di questo nuovo procedimento. Sta di fatto che, come riferito nell'edizione di ottobre di quello stesso anno (il 2004, teniamo a mente) pubblicando integralmente la richiesta del magistrato sondriese subito autorizzata dal Presidente del Tribunale, il “Giudice delegato/Giudice istruttore” chiedeva poi effettivamente di astenersi, non già per i motivi di ricusazione, bensì motivando la decisione da lui stesso presa, «dopo lunga e attenta meditazione», di dare mandato a un legale «di presentare querela per diffamazione a mezzo stampa in relazione al predetto articolo di stampa». Il legale, per pura coincidenza, è – come apprendiamo ora – l'avv. Marco Bonomo. Lo stesso che aveva scelto il curatore dott. Marco Cottica (qualche anno prima, ricordate?) per le querele presentate nei confronti della stessa Mottarelli e di Stefano Bertelli, per il comunicato «Basta persecuzioni alla famiglia Gianoncelli» (ne 'l Gazetin, aprile 2001) e ancora di chi scrive per l'articolo «I tacchini e i nostri 25 lettori» ('l Gazetin, luglio 2001); procedimenti poi entrambi archiviati. Nonché lo stesso che il curatore ha incaricato per scrivere la lettera, sfociata nel prelevamento di Lit. 10 milioni dal conto corrente di Patrizia, all’Istituto SanPaolo Imi. Resta da riferire e spiegare ai meno esperti che questo nuovo procedimento si apre presso il Tribunale di Brescia semplicemente perché l'attore è un magistrato in servizio presso quello di Sondrio.
Ma – vi chiederete – cos'è che ha così «profondamente offeso» (come lui stesso riferiva nella citata richiesta di astensione) il giudice Fanfarillo? Lo spiega nell'atto di querela, che a distanza di quattro anni abbiamo anche noi finalmente l'onore di conoscere: sostanzialmente, così almeno intendiamo, la frase (indicata infatti anche nell’avviso di conclusione indagini) «Il pugno di ferro del dottor Fanfarillo ha colpito due generazioni della famiglia Gianoncelli e ora si appresta a colpire la terza.» (francamente inoppugnabile per chiunque abbia anche soltanto sommariamente seguito il “caso Gianoncelli” che andiamo raccontando e documentando ormai da dieci anni), ma, e soprattutto!, l'averlo menzionato come «il “personaggio”» e, viepiù, mettendo il termine tra virgolette, così si legge nella querela, «assume attraverso tale subdolo espediente, un significato fortemente denigratorio affatto diverso da quello suo proprio e, quindi, di per sé ingiurioso e diffamatorio»... Ma?!
Staremo a vedere. Per intanto, nei termini prescritti, abbiamo depositato memoria chiedendo, tra l'altro, di essere interrogati, perché di cose da dire ne abbiamo e tante, e che vengano “riaperte” (si fa per dire, perché finora non ne sono proprio state fatte) le indagini. Al solo scopo, precipuo anche della giustizia no?, di accertare l’assoluta verità dei fatti.
Enea Sansi
(da 'l Gazetin, giugno 2008
IL GIORNALE È ANCORA DISPONIBILE IN TUTTE
LE EDICOLE DELLA PROVINCIA DI SONDRIO)
Qui per documentazione sul Caso Gianoncelli
(Didascalia completa dell'illustrazione:) Un pugno di ferro abbatte un gruppo di partigiani: sullo sfondo case in fiamme: chiaro monito verso chi li appoggiava e sosteneva...
Con la pubblicazione dell'immagine a corredo del pezzo è stato «violato il limite del diritto di critica - satira». Così ha stabilito doversi ritenere il Tribunale di Brescia, condannando il Direttore e l'Editrice, con sentenza n. 1198/14 del 24 marzo 2014, pubblicata in data 01/04/2014. Il giornale ha presentato ricorso in appello.