Su Notizie Radicali di ieri si è raccontato del detenuto di 26 anni, in carcere da qualche giorno, incensurato, che è “evaso” dal carcere fiorentino di Sollicciano, impiccandosi. Come lui altri 449 detenuti, che negli ultimi otto anni si sono tolti la vita. 45 solo lo scorso anno.
Sarebbe importante sapere quanti erano in attesa di giudizio, detenuti per quale imputazione, quanti anni avevano, e in quale carcere erano rinchiusi.
Per restare in tema di “giustizia”, un episodio emblematico di quell’emergenza nella quale ci si dibatte. La vicenda è accaduta a Roma. Quello che accade, ed è accaduto, non è imputabile all’indulto, e dunque non fa “scandalo”. Venerdì scorso è tornato libero, con solo l’obbligo di dimora, tale G.G., accusato di essere il capo di una cosca che sfruttava ragazzine romene costringendole a prostituirsi: le faceva arrivare clandestinamente in Italia, poi le buttava sui marciapiedi; per chi si ribellava, botte, intimidazioni e ritorsioni.
Una storia è cominciata nel 2006, quando i carabinieri, dopo lunghi appostamenti e al termine di una complessa indagine, lo arrestano. Da allora una girandola di udienze – ben quattordici – senza che il processo per il quale G.G. è stato rinviato a giudizio, abbia fatto un solo passo in avanti: ogni volta, infatti, i componenti del collegio giudicanti cambiavano. Se il collegio cambia, il processo può andare avanti solo se la difesa è d’accordo; e ovviamente la difesa di G.G. ha sempre risposto picche; ben quattordici rinvii in diciotto mesi. L’uomo ha così potuto lasciare la cella ancora prima che il procedimento che lo vede imputato sia avviato. La prossima udienza è stata fissata per l’ottobre prossimo. Sempre che, ovviamente, il collegio giudicante, nel frattempo non sia mutato.
Valter Vecellio
(da Notizie radicali, 1° luglio 2008)