Se la sono costruita ad hoc, come la volevano, per incassare e raschiare il barile delle casse pubbliche. Ed eccoli belli e pronti a non indietreggiare nemmeno di un centesimo di euro. Sono loro quella ‘sporca’ classe partitica che sta distruggendo la reputazione di una nazione non solo con le schermaglie, ma soprattutto con i fatti. Fatti funesti che si riversano sui cittadini… è una leggina che gli permette di ricevere i rimborsi elettorali di una legislatura che si è fermata solo dopo due anni di vita ma che – proprio per questa iniziativa legislativa di tutti i partiti – continuano a ricevere denaro contante accavallando così questi contributi con quelli dell’attuale: un fiume di soldi mentre c’è chi non sa come arrivare in fondo al mese…
Così, mentre c’è un paese fatto di famiglie e cittadini single sempre più in difficoltà, di gente italiana che stringe il ‘morso’ della pesantezza di una vita difficile non solo economicamente parlando, ecco che emergono ancora su piatti d’oro le nefandezze di un regime partitocratico…
La ragione di tutto ciò nasce dallo spunto che un collega de La Stampa (F. Mar.) che settimane fa ha pubblicato sul quotidiano torinese le vicissitudini economico-finanziarie dei partiti componenti quello Democratico. Se a qualcuno fosse sfuggito, pubblicato domenica 29 giugno, l’autore ci dice che i due partiti che compongono il Pd, Diesse e Margherita, hanno incassato almeno per il 2007, 35 e 25 milioni di euro, poco meno di 120 miliardi di lire! E questo vale per tutti gli altri, nessuno escluso riscuotendo rate di 100.000.000 di euro per volta sia per la legislatura terminata nell’aprile scorso, fino al 2011; e altrettante rate di altri 100 milioni di euro all’anno per la nuova legislatura da poco iniziata e che si concluderà a calendario nel 2013. Non solo. Altri soldi sono in arrivo. Ancora con versamenti sui c/c dei partiti italiani da 100 milioni per volta, sia per le Europee sia per le Regionali che si terranno il prossimo anno e nel successivo. Insomma, un fiume di soldi prelevati dai conti pubblici mentre tutti parlano di tagli ai ministeri, al sociale, blocchi delle pensioni e così via.
I tesorieri rimangono al loro posto sia per la Margherita (fedele a Rutelli), sia per i Diesse (fedele a D’Alema), mentre quello del Pd, vicino al segretario, non vede per neppure il becco di un quattrino. Intanto nascono fondazioni che campano su questi esborsi pubblici. E non contiamo i numerosi immobili degli ex comunisti (catalogati circa 2.400), ed anche i ‘mobili’ come numerose (410 circa) di opere d’arte. Ogni tesoriere non risponde che al proprio segretario di cui è emissario e fiduciario. Il resto del partito si fida, silenziosamente.
È questa la democrazia interna dei partiti? È questa la trasparenza che chiedono e che loro stessi non praticano?
Il popolo, di quello di cui si riempiono la bocca sovente sia chi vince sia chi fa opposizione, in realtà è preso per le mele dai grandi personaggi della nostra classe politica. Potremmo appellarci ad Antonio di Pietro per far mettere a referendum anche questa legge sui rimborsi elettorali: basta con l’ipocrisia e con lo sfruttamento dei beni pubblici frutto del lavoro dei cittadini italiani. Basta! Fin dove volete arrivare satrapi della società italiana!!
Quando nel 1998 mi trovavo a sedere al tavolo della segreteria provinciale dei Ds di Pisa, a nome del movimento dei Cristiano Sociali (componente fondativa dei Ds e poi scioltasi grazie al sen. Tonini ex coordinatore nazionale dei Cristiano Sociali che fu eletto in prima nomina proprio a Pistoia dopo questo piacere a Veltroni al congresso del partito “ICare” del Lingotto nel 2000…), come coordinatore provinciale e vice regionale, ebbi modo di scrivere una lettera per chiedere informazione sulla situazione economico-finaziaria del partito degli ex Pci-Pds a Pisa e provincia. L’addetto all’incarico come tesoriere era l’attuale segretario provinciale dei Ds e del Pd Ivan Ferrucci, all’epoca prode guerriero dell’allora segretario diessino ex-comunista dalemiano Marco Filippeschi, oggi sindaco di Pisa, e appena ieri parlamentare alla Camera dei Deputati. Ecco, da allora, son trascorsi dieci anni e nessuno ha mai risposto a quella lettera.
Tanto per dire, non letteratura, ma casi vissuti…
Piero Cappelli