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Al Parco della Musica la “Notte della Taranta”… ma non è quella degli altri anni
Paola Digiovanni,
Paola Digiovanni, 'La notte della taranta' 
30 Giugno 2008
 

È cominciata la sesta edizione di “Luglio suona bene”, la spettacolare rassegna ideata, organizzata e prodotta dalla Fondazione Musica per Roma all’Auditorium Parco della Musica, che va dal 24 giugno al 30 luglio. Il programma coniuga popolarità, innovazione e grande qualità. Un mese di proposte provenienti da ogni parte del pianeta, per soddisfare le più diverse aspettative, per spaziare attraverso i generi e le generazioni, ribadendo la vocazione alla ricerca multiculturale della Fondazione Musica per Roma.

Come da tradizione all’inizio è tornata anche l’orchestra de La Notte della Taranta, diretta quest’anno da Mauro Pagani, con un concerto dedicato per buona parte alla musica e alla danza salentina, la “pizzica”. Un viaggio attraverso i suoni del Salento, dalle pizziche tradizionali ai canti d’amore e alle polifonie che costituiscono la parte più rilevante del patrimonio musicale di questa terra.

La “pizzica” è una danza che un tempo veniva considerata come l’unico antidoto al morso della taranta... In un tempo neppure troppo lontano accadeva che le donne, durante la stagione estiva nei giorni del raccolto, curve sulle ginocchia, venivano pizzicate dal morso della taranta.

Al morso seguivano forti dolori addominali, sensazione di spossatezza, necessità di restare a letto... l’unico modo per liberare le malcapitate da questa forma di male era quello di indurle a ballare... e così cominciava con un crescendo di tamburi e di suoni la danza della malcapitata che strisciando, mimando l’andatura del ragno, tentando di arrampicarsi sulle pareti danzava fino a sfinirsi e fino a che gli effetti del morso cessavano. Ma le crisi si ripetevano ogni anno al ripresentarsi della bella stagione.

Gli studi hanno dimostrato che non esiste in Puglia un ragno in grado di provocare i sintomi descritti e le cause del tarantismo vanno ricercate altrove e, innanzitutto, nella cultura di una terra da sempre crocevia di popoli, di una cultura legata alla magia, di simboli tribali e di riti pagani che sono stati assorbiti dalla popolazione.

Il ragno diventa il simbolo o la causa di una sofferenza profonda, quella di coloro che lavorano la terra e, in particolar modo delle donne, emarginate e vittime di una società patriarcale e contadina che da sempre le ha relegate in un ruolo subalterno.

Le contadine reagiscono a questo ruolo marginale affidato loro da tempi remoti prendendosi una rivincita, capovolgendo per una volta le regole quotidiane, impazzendo per un giorno intero e ballando per attirare l’attenzione su di sé.

Oggi non esistono più casi eclatanti di tarantolate, ma la scomparsa progressiva della taranta non ha cancellato la memoria storica del fenomeno che si tenta di celebrare ogni anno per preservare la cultura popolare. Inoltre, nonostante la “pizzica” sia legata in origine ad un esorcismo di natura chiaramente pagana con il passare del tempo ha trovato una sua autonomia e una legittimazione come vera e propria danza (al di là dunque delle necessità terapeutiche) e genere musicale.

Se da un lato il fenomeno del tarantismo andava estinguendosi per effetto dei mutamenti della società, la “pizzica” è rimasta ben viva nella tradizione del folklore salentino e per continuarla nel 1998 è nato il Festival “Notte della Taranta”, che si svolge durante il mese di agosto.

L’iniziativa è dei Comuni della Grecia Salentina in collaborazione con l’Istituto “Diego Carpitella” e, negli ultimi anni, ha assunto sempre maggior prestigio a livello nazionale e un riscontro lusinghiero in termini di pubblico con la concertazione del Maestro Ambrogio Sparagna, che nel 2004 crea questa Orchestra Popolare, assorbendo al suo interno l’iniziale Ensemble del Festival ed arricchendosi di tutte le sezioni di strumenti tipiche di una orchestra, facendola diventare patrimonio di tutto il Salento.

Quest’anno la direzione è cambiata ed il suo organico è stato rinnovato dalla presenza di una sezione di archi che si affianca ai più tradizionali strumenti a percussione e a tutti gli altri strumenti a corde, a fiato, acustici ed elettronici.

Le voci e i suoni di questa Orchestra sono stati arricchiti nelle loro possibilità espressive dalla presenza di ospiti, ognuno diverso per scuola e origine e tutti affini per vicinanza artistica e contenutistica.

In qualità di musicisti sono saliti sul palco tra gli altri Arnaldo Vacca che ha suonato le percussioni in mille dischi e concerti e Mario Arcari (già in studio e sul palco con Fabrizio de Andrè e Ivano Fossati), in qualità non solo di strumentista ma anche e soprattutto di assistente alla direzione musicale.

Insieme a loro le voci di ospiti, che, come di consueto, hanno reinterpretato brani e melodie della tradizione, spesso cercando legami e affinità con il proprio repertorio d’origine.

Massimo Ranieri, grandissimo testimone della canzone napoletana; Badarà Seck, cantore e griot senegalese, profondo conoscitore della tradizione sciamanica del suo paese, dalle straordinarie doti espressive e vocali; e Piero Brega, voce del Canzoniere del Lazio prima e di Carnascialia dopo, sono stati gli ospiti, che hanno vivacizzato il concerto.

 

Il numerosissimo pubblico dell’Auditorium, anche se ha apprezzato un concerto di ottima qualità, ha lasciato però la Cavea con il rimpianto della direzione del Maestro Sparagna che con i suoi splendidi arrangiamenti ritmici trasformava l’evento, che ha aperto sempre “Luglio suona bene”, in un inno all’estate, all’amore, all’allegria e alla vita!!

Anche chi scrive è dello stesso parere di uno spettatore che, uscendo, affermava: “Sparagna forever!!”

 

Lucio De Angelis

(da Notizie radicali, 30 giugno 2008)


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