L’articolo del Prof. Claudio Di Scalzo sulle non ammissioni nell'Istituto Alberghiero e sulla maturità al Liceo di Chiavenna (Tellusfolio: Scuola/Notizie e commenti, giugno 2008) offre spunti per un’attenta riflessione sul mondo della scuola che ogni anno con i giudizi finali e gli esami di maturità ripropone nei risultati, problemi sconfortanti e deludenti per quanti ne subiscono le conseguenze.
Appare sempre più difficile e incongruente giudicare dato che la situazione si è completamente ribaltata e vede imputati gli insegnanti, le leggi e coloro che dovrebbero sovrintendere a tali funzioni ma che non procedono se non per danni. La maturità che dovrebbe vagliare il grado di maturità raggiunto dagli studenti che li inserirà nel connettivo della vita sociale diventa devastante sia per gli studenti che per gli stessi insegnanti che l’affrontano con ansia e con angoscia, quando hanno a cuore il risultato dei propri studenti, con tracotanza e arroganza se vedono in essa l’opportunità di sfogare le proprie repressioni, il proprio malessere, di realizzarsi a danno di chi è costretto a subire senza difesa.
Che cos’è un voto? In che cosa s’identifica? Quali parametri rappresenta in una crescita sociale dove il successo di un ragazzo si rapporta a una scala di valori in cui il limite tra un voto negativo e uno positivo viene annullato quando si palesa una crescita della personalità anche se non si conoscono tanti versi e tante formule? I parametri di valutazione sono altri nella griglia che definisce la crescita organica e consapevole dell’alunno-studente; i tempi di apprendimento non sono uguali per tutti e la pedagogia indica nei suoi principi che l’insegnamento è l’atto del dare e del ricevere secondo capacità e potenzialità relative a ognuno contro ogni criterio di selezione e di uniformità. Ogni studente è un caso a sé che va seguito fin dal primo giorno che entra a scuola (e poi in itinere) e scrive il primo “pensierino”, se non riesce, vanno individuate subito le ragioni che possono avere matrici diverse e diventare deleterie se non prese in tempo e curate con strumenti adeguati verificabili nel tempo; purtroppo a ogni cambiamento di rotta del nostro sistema politico, inizia subito il giro di valzer e dove si ferma si apportano novità nel sistema, tutto sulla testa degli studenti e degli stessi insegnanti, con investimenti non sempre mirati e di conseguenza non sempre proficui. È palese il fallimento dei corsi di recupero e solo per citare un esempio; si ritorna agli esami di riparazione e a che serviranno se le situazioni non sono state sanate alla radice?
La scuola è cambiata nell’utenza e deve rendersene conto chi, avendone la gestione, crede di stabilire dal di fuori principi, regole e dettami che invece di sanare, tagliano di netto potenzialità e aspirazioni all’insegnamento che sono presenti nella volontà di molti. Le parole e le vuote promesse ormai non attecchiscono più, è tempo di cambiare musica se vogliamo far risorgere la nostra scuola; è possibile che ogni anno si debba riproporre lo stesso spettacolo e riascoltare la stessa musica? La nostra scuola è cambiata nell’utenza, negli obiettivi e nei criteri di valutazione e noi ci ostiniamo a mantenere inalterati parametri che creano disparità nei giudizi e che diventano determinanti per la promozione in sede di scrutinio, come il voto dell’insegnante di Religione Cattolica con tutti i problemi ad essa legati? Gli studenti sono tutti indistintamente uguali e nessuna scelta operata a priori ne può condizionare la parità. La scuola che seleziona e che crea differenze perde in partenza la funzione di educare; la scuola che forma è quella dove anche il solo scatto di un punto è indice di maturità raggiunta; il nove e il 10 sono degli studenti stessi che fanno dono alla scuola del loro sapere: la scuola della sostanza deve sostituire la scuola dell’immagine; il primo anno scolastico è fondamentale per capire le potenzialità dei ragazzi e avviarne il sostegno;il numero di alunni per classe (specialmente nelle prime classi di ogni ciclo) deve essere contenuto e stabilito in rapporto alla loro provenienza per assicurarne il recupero; è compito di ogni insegnante rendere funzionale il proprio insegnamento con strategie e strumenti anche differenziati; è necessario stabilire a priori la griglia di valutazione per capire in itinere l’intervento di recupero da effettuare.
La scuola deve adeguarsi ai tempi, abbattere ogni frontiera e stabilire per tutti, in ogni momento di vita scolastica il principio di uguaglianza che annulli ogni discrepanza in termini di valutazione; il successo conseguito a giugno dagli studenti nel passaggio di classe e negli esami di maturità sarà la risposta più eloquente al tipo di insegnamento impartito; ma il successo più grande per tutti, e specialmente per tutte le forze che operano nella scuola, e durante l’intero ciclo scolastico, è capire che studenti e insegnanti sono un corpo unico; che selezionare è la propria sconfitta, che giudicare può risultare autolesivo, che un voto non è mai l’equivalente di una personalità, che la scuola è il metro della società stessa e che gli insegnanti ne sono arbitri e tutori.
Anna Lanzetta