Recentemente, dando una scorsa a Tellusfolio, la nostra attenzione si è soffermata su un commento inviato da Monica all’articolo “Sul voto del docente di religione cattolica nello scrutinio per l’ammissione” argomento, questo, di particolare interesse per la nostra associazione. Nell’articolo si argomentava rispetto alla considerazione del voto del docente di religione cattolica nello scrutinio per l’ammissione degli alunni agli esami che si stanno svolgendo in questi giorni.
Tale commento ci ha stimolato, di nuovo, ad approfondire il tema.
«Credo che gli autori dell'articolo non abbiano capito che il voto dell'insegnante di religione conta, per gli alunni che se ne avvalgono. Non si possono fare ricorsi (e pensare di vincerli) perché uno è stato ammesso o meno per il voto dell'Idr, a meno che non ci si sia dimenticati di mettere per iscritto la motivazione del voto se determinante.
Questa norma non significa affatto che il voto dell'insegnante di religione non può essere determinante! Ma scherziamo? SE DETERMINANTE, vuol dire che il voto conta, non che l'insegnante di religione è presente alle riunione del consiglio di classe per passatempo e diletto personale, ma perché sta svolgendo il suo dovere di educatore nella scuola.
Gli alunni e i genitori esercitano la scelta di avvalersene o meno: è chiaro che per chi non la fa, il voto non conta, ma per chi la fa, vale tanto quanto gli altri docenti!
Mi sembrano sterili polemiche, per difendere un'idea malsana di libertà!
Perché non provate a documentarvi sul bene prodotto nella scuola e coi ragazzi dal lavoro serio degli insegnanti, anche quelli di religione?
Monica»
Cara Monica,
il discorso sarebbe troppo lungo limitiamoci a pochi assunti fondamentali.
Alcune scuole cadono a pezzi, gli organici sono sempre carenti, mancano insegnanti di sostegno, non si fanno più supplenze, i laboratori informatici, linguistici e scientifici sono fantascienza e:
1 – IRC è facoltativa eppure assume, nell’agenda del Ministero Pubblica (?) Istruzione sempre una grande rilevanza. C’è un’attenzione che va al di là della preoccupazione educativa: sembra evidente una difesa di poteri forti che nulla o poco ha a che vedere con le esigenze di alunni e famiglie.
2 – È evidente, per chi frequenta come genitori e/o insegnanti la scuola pubblica, la sperequazione dei diritti fra chi “sceglie” IRC e chi non si avvale (e molto abbiamo scritto documentando e sostenendo questa affermazione).
Molto spesso le scuole non offrono una reale alternativa. Anzi molte scuole, specie le secondarie superiori, non la contemplano neppure nel modulo d’iscrizione.
3 – Non occorre essere Einstein in matematica per comprendere che se mancasse un voto per decidere il destino scolastico di un alunno, l’insegnante di IRC diventerebbe decisivo. Scenario, questo, profondamente discriminante, mancando le pari opportunità per ogni alunno.
Ci spieghiamo meglio, o la religione rimane fuori dalla scuola pubblica, o devono concorrere reali e pari opportunità per tutti: ovvero insegnanti ad hoc per i musulmani, per gli ebrei, per i valdesi, per gli agnostici, per gli atei, e via elencando…
4 – Sono stati assunti negli ultimi anni, più di 15.000 insegnanti di religione cattolica, scelti dai vescovi e non dallo stato, garantendo loro la permanenza nella scuola pubblica anche se manifestassero opinioni o comportamenti contrari alla morale cattolica (esemplificando: figli al di fuori del matrimonio, divorzio, ecc.), in barba alle migliaia di precari che, da decenni, garantiscono il funzionamento della scuola e, che “forse” avrebbero avuto il diritto ad insegnare le materie di tutti.
5 – «Idee malsane di libertà»? Piuttosto la fatica quando non l’incapacità di riconoscersi come cittadini e non solo appartenenti ad una parte portatrice di una Verità.
Sembra doveroso ricordare che non siamo tutti uguali ma che tutti abbiamo gli stessi diritti anche se qualche diritto ci piace meno degli altri. La diversità è fatica e confronto specie quando esce dalle enunciazioni filosofiche e si traduce in prassi educative.
6 – Nessuno dubita che tra gli insegnanti di IRC vi siano docenti motivati e umanamente validi, ma è la riflessione sul significato più complessivo delle scelte politiche che ci inquieta.
La mancanza di attenzione che in questi anni, da destra a sinistra, si è verificata sul tema della laicità ci induce a ritenere (e Iran, Iraq, Afganistan, Turchia ma anche Italia lo testimoniano) che “il sonno della ragione genera chiostri” - pardon, mostri: ovvero il prevalere di logiche settarie, di identità chiuse, in luogo del concetto di cittadinanza, genera l’humus dell’intolleranza.
E si comincia così con piccole picconate alla laicità, con gli zingari, con le “idee malsane di libertà”.
Riteniamo che il livello di civiltà di un popolo si possa misurare “anche” dal rispetto enunciato ed agito verso le minoranze. Non è un caso che la nostra Associazione spesso si richiami alla Costituzione, documento frutto sì di mediazione fra forze politiche diverse ma anche risultato di una grande e piccola storia, fatta di orrore, di sangue e di sterminio e di treni piombati che transitavano anche dalle nostre città, spesso indifferenti.
7 – Vogliamo a questo punto chiederci: Chi è il nostro prossimo? Gli zingari? no, puzzano!, i marocchini? no, sono troppo neri!, gli atei? no, sono intolleranti…
Troppi specchi, ragazzi! Troppi specchi!
a cura della segreteria di Scuola e Diritti
P.S. – I tristi avvenimenti che hanno riguardato gli zingari hanno inquietato qualcuno? Qualcuno s’è indignato? Di nuovo i treni? Di nuovo chi dirà, dopo, molto dopo, che non sapeva?
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali
e fui sollevato perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti
ed io non dissi niente perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me
e non c’era rimasto nessuno a protestare.
Martin Niemöller*
* Emil Gustav Friedrich Martin Niemöller (Lippstadt, 14 gennaio 1892 – Wiesbaden, 6 marzo 1984) è stato un teologo e pastore luterano tedesco, oppositore del nazismo.
Venne arrestato nel 1937 dalla Gestapo su diretto ordine di Hitler, infuriato per un suo sermone. Rimase per otto anni prigioniero in vari campi di concentramento nazisti, tra i quali Dachau, finché non venne liberato. È famoso per la poesia “Prima vennero...”, a lui attribuita.