I carburanti? Potrebbero costare la metà. Non è una barzelletta che serve ad alleviare le difficoltà di quanti devono fare i conti con i costi alle stelle dei combustibili, ma una proposta concreta. Vediamo.
L'incarico di procedere al monitoraggio dei prezzi medi del petrolio greggio importato era attribuito al CIP (Comitato interministeriale prezzi), passato poi al CIPE (Comitato interministeriale per la programmazione economica), che, però, dal 1998 non svolge più questo compito. Oggi nessuno organo dello Stato svolge la funzione di monitorare la congruità dei prezzi dei prodotti energetici, questo compito è lasciato agli operatori di settore, uno dei quali è l'ENI, società controllata dallo Stato che provvede a fornire il 50% del fabbisogno energetico nazionale e che persegue la stessa politica di prezzo degli operatori petroliferi, agendo in un regime di monopolio non controllato. A nostro parere non c'è una valutazione dei costi in presenza di variegate fonti di approvvigionamento (mercato contrattuale OPEC, mercato SPOT, estrazione diretta, ecc.). Gli stessi Paesi produttori denunciano la bolla speculativa che fa raddoppiare il costo del greggio rispetto alle previsioni contrattuali. Sta all'ENI, ovvero al Governo, il compito di sottrarsi alle manovre speculative e ai cartelli visto che l'Ente estrae autonomamente prodotti energetici e, almeno su questi, può determinarne il prezzo (dal 2003 ad oggi il greggio è aumentato del 160%). La diminuzione autonoma dei prezzi oltre ad un effetto calmieratore avrebbe come conseguenza anche un adattamento al ribasso dei costi praticati dalle altre compagnie petrolifere.
Si può fare, basta volerlo ed è il Governo che deve riprendere in mano la politica energetica del nostro Paese.
In questo senso è stata annunciata una interrogazione della senatrice Donatella Poretti.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc