Non ha torto il ministro Claudio Scajola quando dice che l'attuale normativa sulla class action è impraticabile per certi aspetti e questi ultimi vanno rivisti a tutela del consumatore. Potrebbe però passare dalla ragione alla beffa se le sue affermazioni fossero solo un tentativo per assecondare le richieste del presidente di Confindustria e, nel contempo, eludere affermazione e diritto al diritto all'azione collettiva.
La legge che dovrebbe entrare in vigore a luglio è molto carente. Ha solo un pregio: introduce il concetto di class action nel nostro ordinamento. Per il resto è solo uno schiaffo alla Costituzione (non tutti i cittadini possono promuoverla) e un invito a non utilizzarla (l'eventuale sentenza favorevole del giudice è solo il preambolo per cause civili individuali –coi tempi jurassici di questi procedimenti– per ottenere il risarcimento).
In proposito, grazie alla collaborazione dell'Aduc (Associazione per i diritti degli utenti e consumatori) ho già depositato un disegno di legge che, coi dovuti accorgimenti, si rifà al rito americano di questo procedimento.
Bisognerà quindi prestare molta attenzione perché il Governo indichi una scadenza entro la quale le nuove norme devono diventare operative, altrimenti c'è poco da fidarsi: è bene ricordare che l'attuale maggioranza di Governo, nella passata legislatura, oltre a non aver votato la normativa sulla class action che oggi viene sospesa, non aveva presentato nessun progetto di legge in merito. Un dato di fatto che rende poco incisive le parole di oggi del ministro Scajola, quando dice di voler meglio tutelare quel consumatore che proprio il suo schieramento aveva ignorato in una legislatura, tra l'altro, in cui una normativa del genere avrebbe potuto vedere la luce in modo bipartisan... così come potrebbe essere anche in questa legislatura.
Donatella Poretti