Ho letto, riletto, proposto e pensato come dono agli amici, il libro di Gordiano Lupi Almeno il pane, Fidel.
Quando un testo è comprensibile su più piani polisemici, è dono raro, appartiene a pochi e ora mi sovviene solo La storia di Elsa Morante. Testo quindi lucido… a più strati… libro allo specchio e senza riserve, voluto dall’amore, scritto con rabbia e con verità. La ricerca linguistica nella sua formulazione, scorre chiara, semplice, denotativa, dettagliata e documentabile… Testo di storia dei nostri giorni, storia dimenticata da chi ha come obiettivo più l’ossequio al potere che la dignità di se stesso e quindi degli altri.
«Preferisco una democrazia difficile ma voglio un processo a porte aperte» scriveva Seneca nelle lettere a Lucilio… ed educava un giovane alla verità anche senza volerlo. Si snodano l’isola e il suo vivere nelle loro contraddizioni, nel dolore della gente… che ripete come in una cantilena… almeno il pane, Fidel… durante i comizi e manifestazioni pro-regime alle quali non può sottrarsi nessuno.
E si consuma il dramma… quello dell’esistere senza prospettive… mentre si gioca... si festeggia… si costruiscono pupazzi e teatrini di compleanni perché questo… il gusto del colore, della musica, del canto e del sorriso questo in alcuni popoli non cessa anzi esplode in modo inversamente proporzionale al misero esistere, alle prevaricazioni, ai soprusi. Eppure il libro così ben congetturato formalmente nella chiarezza specchiata di un linguaggio quasi esclusivamente informativo va molto oltre ed è poesia del dolore.
Il dolore di un paradiso perduto dove si ama, si perdono gli affetti, dove si ricorda, dove si vorrebbe tornare… dove meravigliati ci si chiede perché… no?… dove la mediaticità falsata è sconfessata nel suo vigliacco ossequio a quello che oggi va… di moda… che serve… che attutisce gli orrori… che acquieta le coscienze negando la verità.
Ma c’è anche altro. C’è una donazione… sono elencati nomi e titoli di scritti di autori coraggiosi che per Cuba hanno lottato, lottano e piangono.
L’ultimo capitolo che suggerisce una lista di testi da leggere, di poesie da cogliere, si apre alla speranza che il lettore si informi… si guardi dentro… si chieda... il perché di tanto silenzio… di tanta omertà… di tanta dissolvenza della verità… una pietra, quella lanciata a forza dall’autore. Perché tutti si possa andare… oltre.
Io che scrivo questo breve commento mi chiamo Patrizia Garofalo, sono un’insegnate di lettere in un istituto superiore e ho adottato questo testo per le mie classi. Per chi sa qualcosa della burocrazia della scuola, ho dovuto avere il benestare del coordinamento e del consiglio di classe e una liberatoria dalle famiglie.
Il testo è stato inserito in un modulo italiano-storia ed ha avuto un successo che non pensavo. I ragazzi non hanno perso un’ora delle 40 svolte e i genitori mi hanno ringraziato.