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Piero Cappelli – Dal Che’ al Cia’: come si evolve il kult...
17 Giugno 2008
 

Potrebbe essere anche uno slogan ed invece è un confronto culturale sull’evoluzione sociale della specie umana, da continente a continente. Dal Che’ al Cia’ non vuol essere altro che la registrazione dei cambiamenti sociali: un tempo si pensava al Che Guevara oggi si pensa al Cialis.

Infatti come potete notare circa quarant’anni fa cosa faceva kult era il Che Gevara: ideali, lotte, manifesti. Oggi invece va di moda il Cialis, la pasticca che serve per avere prestazioni sessuali maschili al top. E che fa parte di quel ‘mondo’ dei surrogati utili a sentirsi giovani, prestanti, scattanti, belli, atletici, potenti sessualmente e socialmente, dove l’immagine impéra e il ‘prodotto-persona’ sia ben pubblicizzato per sé, per gli altri. Poi la sostanza può aspettare…Godot!

Cari amici lettori. Sembra uno scherzo, ma non lo è. È purtroppo una realtà dove domina l’apparenza a tutti i livelli mentre la qualità lascia molto a desiderare. Questo fenomeno lo viviamo oggi nel nostro continente, specie in Italia – paese ancora molto lento nell’evoluzione sociale non consumistico-pubblicitaria , quando negli Usa si sta invertendo la rotta. Siamo sempre alla ‘periferia dell’impero’ in tutto e per tutto: dall’insegnamento, alla cultura in genere, alla gestione aziendale, alla pubblica amministrazione, all’economia, alle banche. Ovunque riscontriamo – fatta eccezione per alcune ‘isole’ di ‘benessere organizzato’ approssimazioni di ogni genere con la pretesa di ‘saper essere’ e ‘saper dare’. Essere chi e dare che cosa?

Siamo in conclusione il paese con il massimo del provincialismo nel governo della vita privata e della vita pubblica: dalla famiglia allargata come familismo deleterio, alla gestione dell’‘azienda Italia’ in tutti i suoi connotati.

Non sono un personaggio pessimista, ma solo realista. Basta guardarsi intorno. Fatta eccezione per quel poco che a volte si nota, poi con i grandi nomi, rubacchiati un po’ dall’inglese e un po’ dalla tecnologia, che alla fine ci siamo riempita la bocca di belle e a volte mal pronunciate parole. Solo per sentirci meglio, ovvero ‘superiori’, all’altro che ci sta vicino al ristorante o alla partita o alla mutua in attesa del nostro turno. Ovunque snoccioliamo caratteristiche e qualità spesso inesistenti o manipolate o surrogate. Dove il ‘contrabbando’ non riscuote che la stessa fattura avendo creduto di aver compiuto un buon affare. Di che? Del niente… non abbiamo più menti pertinenti alle nostre attività perché la maggior parte se ne vanno altrove e quelle che restano sono colluse con un regime politico per lo più scandaloso, comprato e venduto senza ritegno al miglior offerente (vedi un caso per tutti la clinica santa Rita di Milano), il ‘dio quattrino’. 

Per cui se svanisce il Che’ non può che subentrare il Cia’, il Cialis, quella pasticchina giallina che ha oramai preso il posto dell’altra azzurrina detta Viagra e che oggi sembra risolvere la maggior parte dei problemi erettili dei maschi italici e non solo. Facendo la felicità anche delle rispettive donne, non dimentichiamolo! Ed il passaggio da un ideale politico (da polis governo della città), ad uno del benessere privatistico la dice lunga sul cambiamento dei riferimenti culturali che le nuove e le vecchie generazioni stanno vivendo. Il Che’ era un simbolo reale, concreto, una vita vissuta e consumata per le lotte di liberazione sociali. E con la sua fine è finita, in realtà anche tutta quella Sinistra non solo europea ma anche internazionale, per non parlare di quella italiana. Il Cia’, o Cialis, invece è il simbolo d’immagine e di vita personalizzata, intenta solo a ‘godere’ di se stessa in quell’espressione più comune e più condivisa qual è l’orgasmo sessuale. Rimasto, a quanto pare, l’unica chance per farsi sentire ancor oggi un uomo all’altezza delle sue ‘prestazioni’ sessuali con la femmina. Non la donna. Questa è un’altra ‘cosa’ che avrebbe bisogno veramente di un altro discorso. Così non conta altro, pare. Solo la voglia di apparire dell’uomo-maschio, comunque sia, migliore, bello e forse anche intelligente. Purtroppo che il paragone si svolga su altri piani e su altri livelli. È da questi che poi non possiamo esimerci di sentirci offesi se confrontati con il ‘resto del mondo’ e quindi se ci relegano in fondo alle classifiche post-moderne, dove brilla l’astro lucente del nuovissimo telefonino e la voglia (indotta) delle belle e tante ‘puttane’…

 

Piero Cappelli

cappellipiero@virgilio.it


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