In un mondo come questo, che ci obbliga per necessità di cose a destreggiarci in continuazione fra questioni terrene (se non terra terra) e per sovrammercato impervie, quando l’agilità del coraggio inizia a logorarsi e decadere – senza più permetterci riparo – subito capiamo che il successo (vale a dire la realizzazione personale o nel lavoro) non è mica breve da raggiungere. Non è mica semplice. «Anzi», siamo costretti ad accorgerci ed esclamare d’un botto (peraltro assai rovinoso), «la vita e il collasso in verità coincidono!».
Ecco allora i personaggi di Fiorella Soldà – ossia quelli riuniti nei tre racconti lunghi che compongono l’interessante raccolta La donna del treno – cedere stanchi sotto il peso della succitata e inevitabile autorivelazione dalla quale (brava com’è – in fondo – a dimostrare la perfetta, oliata inutilità d’ogni sforzo o tentativo) si generano automaticamente – a seguito dei crolli e rese, cui i protagonisti delle novelle non sanno, non devono sottrarsi – narrazioni soffuse di sconfitta, che ci presentano gallerie di maschi (potenti ma giocherelloni), ritratti puntualmente come drappelli d’inermi in armi, ben decisi a ripiegare sistematicamente sul sorriso ad oltranza della frivolezza esistenziale, pur di non lanciare sfide troppo esplicite ai rigori della sorte.
Invece le figure femminili non si tirano certo indietro e – dopo aver scagliato le proprie intere energie (in occasione già dell’infanzia, della giovinezza, degli studi e della carriera professionale) contro habitat sociali poco propensi alle donne e pronti a soffocarle – colgono sulla sconfitta vittorie belle e apparenti. Però alla fine, o meglio sempre, ritrovano la disperazione con violenza e all’improvviso, elevandosi così a simbolo patente, e spiegazione, di come gli eventi traumatici producano un destino saltuario, che a volte si eclissa lasciando gli individui e le loro vicende in balia della sofferenza (estremamente ingiusta – di norma – e più cieca ancora della fortuna).
Può una simile condizione d’emergenza e dolore suscitare indifferenza? No. Spingerà piuttosto ad affermare: «Forse anche Dio vuole per sé un po’ di libero arbitrio... Per questo non ascolta le nostre preghiere».
Pietro Pancamo
Fiorella Soldà, La donna del treno, Morlacchi, 2002, pagg. 274, € 12,00
Fiorella Soldà, docente e scrittrice, insegna lingua francese a Terni, presso l’Università delle tre età e della formazione continua. Ha sinora pubblicato due romanzi – Camilla (2005) e Filigrana (2007) – entrambi usciti per i tipi della Morlacchi, casa editrice perugina per cui ha fra l’altro curato l’antologia Prose e poesie per raccontare la terza età (2003), come pure – in collaborazione con Maria Caterina Federici e Igea Frezza – la raccolta di proverbi contadini La ballata del si dice... Identità e memorie nella cultura postmoderna (2007).