Il 7 giugno 2008 muore all’età di 91 anni un autore molto amato dal pubblico che non viene considerato grande da chi cerca solo pellicole intellettuali. Dino Risi è il poeta della piccola umanità, autore di garbate commedie all’italiana che scavano con ironia nei vizi indelebili della nostra gente. Risi non amava la definizione di commedia all’italiana e si considerava un regista di commedie tout court, ma l’accezione non va intesa in senso negativo. La commedia all’italiana è qualcosa di più specifico rispetto alla commedia, perché rende minima la distanza tra comico e tragico. Un film comico puro è la farsa, cinema senza pretese che racconta eventi surreali, cose che non possono accadere nella realtà, con la sola intenzione di far sorridere. La commedia all’italiana presenta elementi drammatici in misura superiore rispetto alla media delle normali commedie e non è obbligatorio che abbia un lieto fine. Basta pensare al tragico finale de Il sorpasso.
Dino Risi (Milano, 1917) si laurea in medicina, ma si interessa di cinema come critico e aiuto regista, nel dopoguerra realizza alcuni documentari e un ottimo corto come Buio in sala (1948), su un rappresentante depresso che grazie alla visione di un film si tira su di morale e affronta con grinta la vita. Il corto costa duecentomila lire e Carlo Ponti lo acquista per due milioni, cosa che convincere Risi ad abbandonare la carriera di psichiatra per dedicarsi al cinema. Lavora con Lattuada e Steno come sceneggiatore e debutta con Vacanze col gangster (1952), pellicola sulle avventure infantili. Risi si presenta come poeta della piccola umanità, regista che ama fotografare i comportamenti della povera gente e i difetti umani. Il suo cinema non è lontano dalla lezione neorealista, anche se si tratta di neorealismo rosa che si presenta sotto forma di commedia. Il suo primo successo è Pane, amore e... (1955), sequel di Pane, amore e fantasia e Pane, amore e gelosia di Luigi Comencini, pellicole manifesto della stagione del neorealismo rosa. Vittorio De Sica interpreta ancora il maresciallo Carotenuto, mentre il ruolo femminile passa da Gina Lollobrigida a Sophia Loren. Poveri ma belli (1956) è ancora un successo realizzato in economia che genera due sequel come Belle ma povere (1957) e Poveri milionari (1959). Il cinema italiano degli anni Cinquanta realizza storie consolatorie, commedie rosa che dipingono il mondo in maniera stereotipata, dove i poveri sono sempre buoni e romantici. Dino Risi segue la moda e asseconda i gusti di un pubblico che va al cinema per dimenticare i problemi e per sognare ciò che nella vita reale non può avere. Venezia, la luna e tu (1958), interpretato da Alberto Sordi e Nino Manfredi segue un canovaccio simile e si basa su due attori che fanno da mattatori. Dino Risi lavora con molti grandi interpreti comici e predilige Alberto Sordi, Nino Manfredi e Vittorio Gassman. Il vedovo (1958) è un piccolo capolavoro, una commedia nera che Sordi interpreta accanto alla bravissima Franca Valeri, moglie ricca da eliminare per diventare padrone e decidere senza una presenza ingombrante. La caratterizzazione dell’industriale incapace è perfetta, ma la cosa migliore del film sono i duetti tra i protagonisti con una irresistibile Franca Valeri che apostrofa il marito come cretinetti. Risi fa satira di costume e comincia a mettere ala berlina i vizi dell’italietta che saranno il leitmotiv della sua produzione successiva. Il mattatore (1959) con Vittorio Gassman è un altro film interessante che porta l’attore al successo cinematografico.
Dino Risi realizza i suoi film migliori negli anni Sessanta, quando diventa autore originale della commedia all’italiana.
Una vita difficile (1961) è un eccellente affresco del dopoguerra italiano che punta il dito sul clima di opportunismo politico e di stagnazione intellettuale. Sordi è un ex partigiano collaboratore di un giornale di sinistra, cerca di mantenere anche nella vita una coerenza politica, ma non è facile. Il regista mostra la caduta negli inferi di un personaggio positivo, che finisce in miseria, si trova in galera e viene abbandonato dalla moglie. Il riscatto e la riconquista della moglie arrivano soltanto quando accetta di diventare segretario di un uomo che aveva denunciato come esportatore di capitali. Un finale eclatante vede Sordi ribellarsi alle umiliazioni del datore di lavoro che getta in piscina con uno schiaffone memorabile. Il futuro è accanto alla sua donna (Lea Massari) e può affrontare con la vecchia coerenza ciò che verrà. Rodolfo Sonego firma una delle sceneggiature più belle della sua carriera e Alberto Sordi interpreta un eroe positivo raccontato in chiave grottesca, senza concessioni alla retorica.
Il sorpasso (1962) è un film epocale che vede la coppia Gassman - Trintignant fare i vitelloni sul lungomare di Castiglioncello a bordo di una spider. Una commedia dolce - amara senza lieto fine dove a finir male è proprio il personaggio positivo, l’intellettuale che nella vita avrebbe potuto fare qualcosa di buono, mentre il cialtrone salva la pelle.
I mostri (1963) con Ugno Tognazzi e Vittorio Gassman è una satira graffiante della società italiana condotta su un registro eccessivo e con lampi di comicità surreale. Dino Risi con stile semplice, lineare ed essenziale racconta un’Italia piena di difetti e con poche virtù, immortala gli anni del boom e confeziona una galleria di mostri prodotta dal sonno della ragione. È interessante anche la critica alle vacanze dei ricchi messa in atto ne L’ombrellone (1965) interpretato da Enrico Maria Salerno e Sandra Milo. Risi è ancora più cattivo che ne I mostri, dipinge con durezza la cafonaggine italiana fatta di voglie basse, vuoto morale e volgarità. Operazione San Gennaro (1966) è un film dalla fotografia stupenda girato in una Napoli non artefatta, interpretato da Totò e Manfredi per dimostrare la diversità tra il tecnicismo statunitense e l’arte di arrangiarsi napoletana. Ugo Tognazzi (muto per tutto il film) è preso come emblema per una satira al fotoromanzo in Straziami, ma di baci saziami (1966). Risi gira molti film a episodi, genere nel quale è un maestro e un innovatore, ma il più interessante è Vedo nudo (1969), che affronta il tema della sessualità dopo il Sessantotto e anticipa molte tematiche della commedia sexy. Nino Manfredi interpreta sette personaggi diversi. Film a episodi successivi sul tema del sesso saranno anche Sessomatto (1973) con Giancarlo Giannini e Laura Antonelli e Sesso e volentieri (1982) con Johnny Dorelli, Laura Antonelli e Gloria Guida.
Dino Risi negli anni Settanta gira alcune commedie che rappresentano la fotografia degli italici vizi. Tra tutti va citato In nome del popolo italiano (1971), con la coppia Tognazzi (giudice integerrimo) e Gassman (un viscido Lorenzo Santenocito). Sono interessanti anche due pellicole tratte da romanzi di Giovanni Arpino come il drammatico Anima persa (1976) e Profumo di donna (1974), che vedono mattatore Vittorio Gassman. Profumo di donna ha l’onore di un remake hollywoodiano (Scent of a Woman, 1992) con Al Pacino, diretto da Martin Brest.
La fine degli anni Settanta è meno interessante, anche se va segnalato un tentativo di rivitalizzare la commedia all’italiana a episodi insieme a Mario Monicelli e Ettore Scola con I nuovi mostri (1977). La stanza del vescovo (1977) con Ugo Tognazzi e Ornella Muti, tratto dal romanzo di Pero Chiara è un altro prodotto dignitoso.
Negli anni Ottanta Risi gira alcuni film commerciali, meno ispirati.
Sono fotogenico (1980) con Renato Pozzetto, Edwige Fenech e Aldo Maccione è una satira pungente al mondo del cinema che sfrutta la popolarità dell’attore milanese. Sesso e volentieri (1982) rappresenta un tentativo fallito per riesumare un genere estinto come quello della commedia sexy a episodi. Sceneggiatori e regista hanno poca fantasia, la verve comico-erotica della pellicola è modesta, gli episodi sono talmente brevi e di così poco spessore che formano solo un patetico barzelletta movie. Il punto debole del film è la sceneggiatura dei singoli episodi perché lo spettatore smaliziato comprende quasi subito come si evolverà la trama. Il vero motivo di interesse di Sesso e volentieri sta nel ritorno sulla scena di Margaret Lee, impegnata nel singolare ruolo di una lady petomane. L’episodio che la vede protagonista (Lady Jane) si svolge in un ristorante dove Johnny Dorelli fa da accompagnatore per la bella inglesina: alla fine entrambi si scoprono petomani e innamorati. Dino Risi si converte alla commedia scorreggiona e gira un episodio a colpi di flatulenze ben ritmate sulle note di un valzer viennese.
Risi dirige anche Lino Banfi nel farsesco Il commissario Lo Gatto (1986) e Serena Grandi in Teresa (1987). Ricordiamo l’insolito e romantico Fantasma d’amore (1981), interpretato da Marcello Mastroianni e Romy Schneider. L’ultimo grande film di Dino Risi è Tolgo il disturbo (1990), apologo sulla vecchiaia interpretato da uno straordinario Vittorio Gassman. Da dimenticare Giovani e belli (1996), sua ultima prova da regista e fallimentare remake di Poveri ma belli.
Dino Risi fa in tempo a ricevere un meritato Leone d’Oro alla carriera (2002) e l’onorificenza di Cavaliere della Gran Croce dal Presidente della Repubblica (2004). Nel 2005 pubblica la sua autobiografia, I miei mostri, edita da Mondadori. Passa gli ultimi anni della sua vita a Roma, in un albergo del quartiere Parioli, lontano dal cinema e ormai sopravvissuto a troppi amici scomparsi.
Gordiano Lupi