Fa un caldo che non ti dico a Luyanó, speriamo porti un po’ di turisti così metto in moto il sidecar, me ne vado in giro per L’Avana e guadagno qualche chavitos, ché l’anticipo del libro è durato poco, tra rum, cerveza clara e mulatte dai culi rotondi. Fa caldo e il condizionatore mica s’è comprato, mancano i soldi per le novità di Raúl, pure se non so che farmene d’un cellulare, tanto tanto un frigorifero nuovo, ché il catorcio sovietico regge l’anima coi denti. Ma oggi arrivano altre novità, guarda. Non è cambiato niente in cinquant’anni e ora cambia tutto in una volta. Una vera rivoluzione. Magari cambiano cose che m’interessano poco, ma cambiano. L’importante è quello, pare dire Raúl con un sorrisetto beffardo sotto i baffetti da Speedy Gonzales.
– Alejandro, hai sentito la televisione? – domanda mia madre dalla cucina, mentre prepara il pranzo e separa i fagioli buoni dai cattivi.
– No, mamma. Non ho sentito niente. Mi sono svegliato da poco…
– Adesso danno via libera ai finocchi.
– Mamma, ma cosa dici?
– Sì, pare che se vai in ospedale e lo chiedi ti cambiano sesso. Tutto gratis. Paga lo Stato.
– Un’altra novità di Raúl?
– Sì, ma il merito è della figlia.
– Mi sa che il vecchio è morto, mamma.
– Tu dici?
– Eh sì, lui li rinchiudeva nei campi di rieducazione, tra cartelloni con scritto Il lavoro vi farà uomini e poi giù docce gelate, botte, patate lesse e scarafaggi...
– Sono cambiati i tempi, Alejandro – fa mio padre.
– Adesso abbiamo il comunismo transessuale?
– Non fare lo spiritoso. Sono nuove libertà richieste dal popolo.
– Sarà, io non ho mai chiesto niente…
Questa discussione è durata anche troppo. Saluto i vecchi, scendo le scale, me ne vado a spasso per questa città di macerie che si sarà svegliata bene dopo la grande notizia. Mica roba da poco, si può cambiare sesso, sei un uomo e non ti va bene diventi donna, sei donna e ti butta male diventi uomo, basta che tu non dica sei cubano e vuoi scappare a Miami, quello no, non è permesso.
Arrivo all’angolo della strada.
– Dammi il Granma, amico – dico al solito negro dal sorriso ebete.
– Hai la diarrea, compagno? Lo compri spesso…
– No, mi devo documentare sui finocchi.
– E ti serve il Granma? Guardati intorno…
– Ce ne sono così tanti?
– In aumento. In terribile aumento.
– Tanto fanno con il loro, no? A me non danno fastidio.
Apro quel bel giornalone che puzza di carta riciclata.
Non faccio troppa fatica. La notizia è in prima pagina.
Gli interventi per il cambio di sesso sono stati autorizzati da un decreto siglato dal ministro della Sanità, José Ramon Balaguer, e saranno effettuati dagli ospedali pubblici. Più di cento persone avevano richiesto di essere riconosciute come transessuali a partire dal 1979.
Allora è proprio vero che Raúl pensa alle cose concrete. Intanto ha risolto i problemi di cento finocchi. Per il resto dei cubani si sta organizzando. Prendiamo il positivo dalle cose. Non gettiamo via la grande occasione. Se la faccenda della letteratura mi va male cambio sesso pure io, ché di soldi italiani ne arrivano pochi e gli ultimi me li sono bevuti. Cambio sesso e mi butto a raccattare turisti sul Malecón. Un’occasione come un’altra. Tanto siamo tutti finocchi.
Alejandro Torreguitart Ruiz
L’Avana, 5 giugno 2008
Traduzione di Gordiano Lupi