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Erminia Passannanti: Blogging, Dissidence e Comunità on-line.
09 Giugno 2008
 

Il mio intervento illustra dinamiche e problematiche della dissidenza bloggata come forma - e prassi - di impegno politico ed artistico, consolidatosi sul web nell’ultimo decennio, che si avvale della multimedialità del mezzo quale forma on-line di giornalismo indipendente ‘dal basso’, divenuto un’alternativa alle grandi corporazioni della informazione televisiva o di stampa, commissionata dalle industrie sovvenzionate dal potere istituzionale. Non è errato ritenere, come riteniamo in tanti, che scrivere su un blog è atto politico, così come immettersi in un network di blog di dissidenza equivalga a partecipare ad un comizio in una piazza virtuale.

Non sarebbe difficile occuparsi invece della dimensione simbolica di questi blog che anche sul piano visivo, iconografico, danno significato alla propria esperienza che il singolo fa dello strumento. Ma non è mia intenzione di proporre un’analisi simbolica o semiotica della dissidenza bloggata, come forma di discorso comunicativo a se stante, perché ritengo che la domanda posta dalla sessione di questo convegno dedicata a tale argomento non solleciti un’interpretazione particolareggiata dei suoi codici, messaggi e contesti, e nemmeno ho la pretesa di proporre una definizione originale del fenomeno come istanza avanguardistica, in quanto le sue varie manifestazioni si sono ormai stabilizzate, perdendo parte della loro iniziale atipicità.

Vorrei piuttosto commentarne le intenzioni politiche, ideologiche e lo spirito sociale che animano in molti casi la cura e l’utenza di un blog, e lo farò utilizzando la mia esperienza personale di blogger e web-master del sito di poesia e dissidenza artistica Erodiade, attivo dal 2004, che mi ha consentito di raccogliere in due volumi antologici, pubblicati da Troubador e Joker, i contributi di poeti e critici del dissenso di cui, tramite Erodiade, ho avuto l’opportunità di conoscere l’opera. E citerei a questo proposito Gian Mario Lucini, Gian Piero Marano, Lello Voce, Laura McLoughlin e Daniela Raimondi.

 

I siti blog di dissidenza di cui occuperò in questa sede, non artistici ma politici, sono quelli di Beppe Grillo e Marco Travaglio.

Ci terrei tuttavia a citare gli importanti contributi al dialogo multimediale garantiti negli ultimi anni dall’impegno e dall’attività costante di riviste indipendenti on-line a carattere ideologico-artistico, aventi redazioni virtuali (altrimenti definiti e-zine), che trasportano nell’azione reale, con poetry readings, open-mikes, slams, convegni, premi ed occasioni-comizio, il centro della dissidenza bloggata, e tra questi siti citerei il blog-rivista Poesia da fare (www.cepollaro.it/poesiaitaliana/rivista/rivista.htm) di Biagio Cepollaro, che ha costituito per artisti e critici contemporanei anche un mezzo per la pubblicazione in rete di E-book con sottosezioni di poesia sonora, traduzioni, critica militante e link a pagine d’interesse artistico di vario genere, concepite secondo criteri di dialogo e interdisciplinarietà. Dunque, accanto a Nazione Indiana, che personalmente non frequento, indicherei Poiein, di Gianmario Lucini, Dissidenze, di Gianpiero Marano, Fucine Mute, Collettivo Soda, Tra nebbia e fango, di Enrico Cerquiglini, e Absolute Poetry di Lello Voce.

Quest’ultimo, Absolute Poetry, è un e-zine, cui collaboro come co-redattrice da un paio di anni, il quale si pone quale fronte di resistenza per colmare la sproporzione tra ideologia e prassi contro l’arte massificata, occupandosi della promozione della poesia recitata e della diffusione delle opere di scrittori di dissenso politico e/o d’avanguardia artistica. In questo blog collettivo vengono pubblicati interventi critici e/o in versi di scrittori non appartenenti ad un fronte unico, ma che si siano apertamente schierati anche su piani contrastanti e con status sociali diversi, su questioni inerenti ad episodi di razzismo, fatti di guerra, in difesa delle minorante etniche, o per promuovere iniziative ecologiche, in definitiva, con slanci vitali performativi, e non già in vista di occasioni mondane e vanagloriose di trasmissione ed aggregazione virtuale.

 

Il mio intervento non cerca neppure di affrontare di petto e rispondere prima di tutto alla domanda posta da questa sessione, se le proposte dei vari blog di dissidenza abbiano o meno un potenziale effettivo di azione nell’ambito della società al di fuori della ‘blogosfera’, perché ritengo la risposta palese: basti pensare all’attuale popolarità dell’evento organizzato da Beppe Grillo, il ‘VD’, e alle inchieste di Marco Travaglio sia sul suo blog, sia quando è ospite di programmi televisivi politici e culturali, come “Anno Zero” di Michele Santoro, o “Che tempo che fa”, di Fabio Fazio.

Farò piuttosto qualche breve, personale riflessione sulla natura delle interazioni sociali e politiche autorizzate dalla gestione e partecipazione ad un blog, quale contesto interpersonale, commenti volti a valutare il tipo d’intervento (individuale e/o collettivo) che ogni singolo blog, immesso in questo circuito multimediale, concede alle attuali proposte di dissenso, attive in rete.

Ciascuna di queste proposte sembrerebbe intesa a contrastare – o a tentare di farlo – gli istituti del potere istituzionalizzato che controllano e alterano l’informazione. Accennerò a questioni inerenti alle modalità di dialogo, allo stile della mediazione e alle caratteristiche stesse del mezzo comunicativo. Sorvolerò su questioni di interesse specificamente linguistico di cui pure mi sono occupata altrove, come i fenomeni di rapida formazione di neologismi, l’italianizzazione di taluni lemmi e verbi inglesi, eccetera.

In questa occasione, infatti, mi preme soprattutto sensibilizzare i presenti, inclini a bloggare il proprio ‘pensiero contro’, la propria dissidenza – ma che non l’abbiano ancora fatto – a ideare e curare siti interattivi, o partecipare a quelli curati da altri mediatori culturali, in modo da espandere lo scambio contemporaneo di idee in rete in merito a questioni di interesse civico, per promuovere una partecipazione sempre più produttiva dei singoli a questo strumento di dialogo sociale fuori dai circuiti di massa, e stimolare nuove interazioni di dissidenza virtuale, all’interno del perimetro telematico, e fuori di esso.

Nell’accedere ad un blog di dissidenza artistica o politica a cui sia stato dato ampio ed unanime consenso, ovvero riconosciuto valore programmatico, l’attenzione si focalizza su due possibili elementi di attrazione: o il contenuto tematico e di proposta, o quello suggerito dalla figura carismatica dell’editor, determinante spesso al successo del sito (fruizione verificabile anche mediante il contatore degli hits). Questo secondo elemento carismatico caratterizza i blog di Marco Travaglio e Beppe Grillo, che hanno raggiunto fama con la vitalità delle loro idee, ma anche con la popolarità che Grillo e Travaglio avevano già acquisito in ambienti esterni al blog in ragione della non velata intenzione di proporsi quali pedagoghi delle masse.

Ad entrambi va riconosciuto un forte impegno ideologico nella lotta politica e civile, e notevole autorità carismatica – scritturale l’uno, e performativa l’altro – nei loro frequenti interventi pubblici. Grillo, in particolare, ha utilizzato il blog come ponte per raggiungere il pubblico dei suoi interlocutori, in un momento di parziale ristagno della sua carriera in televisione, boicottata e censurata sia da Mediaset sia dalla Rai e relegata al palcoscenico teatrale, che ha un tipo di pubblico certo più selezionato, e meno variegato di quello di popolare con cui Grillo aspira a condividere le sue iniziative politiche.

Il problema è che alla popolarità in aumento di questi blog di dissidenza, corrispondono azioni uguali e contrarie, innescate della controparte reazionaria e non riformista, che mette in atto in modo crescente comportamenti e strategie belligeranti nelle sue azioni di controllo e interdizione dell’avversario scomodo, come dimostra la recente sconfitta elettorale della sinistra, ottenuta con l’appoggio dei media, manipolati dal leader della coalizione del Popolo delle Libertà.

 

Nei citati blog di dissidenza si rilevano tre opzioni concettuali, strutturali ed organizzative – il blog a carattere collettivo (gestito da più persone, come Absolute Poetry o Nazione Indiana, Fucine Mute), il blog autonomo (gestito da una sola persona ma ospitante ‘terzi’, come quello di Beppe Grillo, Giampiero Marano, per Dissidenze, e Gianmario Lucini, per Poiein) e personale (riguardante una sola persona ma finanche gestito da un webmaster meramente tecnico, come quello di Travaglio). Queste tre opzioni hanno come fine comune il raggiungimento della leadership (o l’eventuale associata autopromozione del leader carismatico) in termini di forza della proposta di intervento pratico e teorico nelle questioni culturali, ideologiche e politiche inerenti alla sfera pubblica. Ma fermiamoci a valutare brevemente le caratteristiche dei siti blog di Travaglio e Grillo.

 

Marco Travaglio. (Giornalista ed opinionista, scrittore e saggista, classe 1964) Blog personale (con ricorso ad un web-master meramente tecnico)

 

  • Presupposti esplicitati di dissidenza politica

  • Palese impegno di denuncia sociale tramite indagini e ricerche

  • Azioni programmatiche documentate sul sito

  • Obiettivi a lungo e medio termine

  • Collaborazione col lettore

  • Difesa dei diritti civili del cittadino

  • Presenza di Travaglio come leader carismatico

  • Teoria e critica dei media

  • Teoria e critica delle istituzioni del potere istituzionale

  • Organizzazione e calendario di incontri con l’autore - anche in teatro

  • Possibilità concessa al lettore di partecipare con ‘nick-name’, per nascondere la propria identità nei commenti

  • Dichiarazione di non responsabilità di Travaglio verso i contenuti del sito gestito da webmaster tecnico

 

Il sito di Travaglio ‘linka’ al sito collettivo Voglio Scenedere, co-edito insieme a Pino Corrias, Peter Gomez e Curzio Maltese www.voglioscendere.it. Tale funzione (in gergo la funzione è definita ‘blogroll’), è consueta, e stabilisce una comunità virtuale tra siti compatibili.

Il Blog di Beppe Grillo, autogestito, gode di un primato, essendo il decimo nella lista dei blog più seguiti nel mondo, secondo la classifica redatta lo scorso marzo dall’Observer. Il sito di questo comico italiano da sempre politicizzato procede per via negativa, usando la satira ridicolizzante nei confronti dei vari personaggi attualmente al potere (vedi l’attacco all’ex Guardasigilli, Clemente Mastella che Grillo liquida con queste parole: «In un altro paese avrebbe fatto il lavapiatti in una pizzeria».) Il tipico post di Grillo, così come è stato commentato dall’articolo dell’Observer, esorterebbe i suoi seguaci, i ‘grillini’, a mettere in atto una politica performativa di costante e radicale opposizione allo status-quo (vedi invito ad astenersi dal voto alle recenti elezioni). Invita i cittadini di Napoli a redigere una dichiarazione d’indipendenza; chiede alla Germania di ‘dichiarare guerra all'Italia per aiutare il Paese a liberarsi dal regime attuale’; o promuove una campagna per approvare ‘una legge che rimuova tutti i parlamentari dai loro incarichi con condanne penali’. Ed ecco, riassunte di seguito non solo le linee programmatiche, ma anche strutturali del blog di Grillo.

 

Beppe Grillo’s Blog personale, gestito da Beppe Grillo (attore comico e opinionista dissidente)

 

  • Presupposti di critica militante mediante la satira

  • Obiettivi programmatici vasti, a lungo e medio termine

  • Gestione autonoma e personale del sito con assunzione di responsabilità verso i contenuti

  • Dissidenza artistica sul modello di Dario Fo o Roberto Benigni

  • Difesa dei diritti civili del cittadino con slittamento dal blog al palcoscenico

  • Presenza di Grillo come leader carismatico

  • Istrionismo politico ed artistico del gestore

  • Teoria e critica dei media

  • Organizzazione di eventi e raduni popolari a comizio politico

  • Possibile presenza di trollismo o boicottaggio mediatico

  • Possibili gradi di intolleranza verso posizioni politiche divergenti da quella del moderatore

  • Netiquette chiaramente dichiarata e obbligatorietà di registrazione per postare commenti

 

Netiquette esplicitata:

Avvertenze da leggere prima di intervenire sul blog di Beppe Grillo. Inserisci il tuo commento: Il Blog di Beppe Grillo è uno spazio aperto a vostra disposizione, è creato per confrontarsi direttamente. L'immediatezza della pubblicazione dei vostri commenti non permette filtri preventivi. L'utilità del Blog dipende dalla vostra collaborazione per questo motivo voi siete i reali ed unici responsabili del contenuto e delle sue sorti.

 

Da notare il carattere prescrittivo dei consigli di Beppe Grillo rispetto ai commenti con cui partecipare al suo blog. Per evitare episodi cosiddetti di ‘trollismo’, infatti, ricorre ad una sezione contenente, oltre al manifesto programmatico del sito, anche la dichiarazione di una propria chiara ed inequivocabile netiquette, la quale, per richiesta di moderazione e di decoro, è in netto contrasto con lo stile irriverente del suo moderatore.

 

Non sono consentiti:

- messaggi non inerenti al post

- messaggi privi di indirizzo email

- messaggi anonimi (cioè senza nome e cognome)

- messaggi pubblicitari

- messaggi con linguaggio offensivo

- messaggi che contengono turpiloquio

- messaggi con contenuto razzista o sessista

- messaggi il cui contenuto costituisce una violazione delle leggi italiane (istigazione a delinquere o alla violenza, diffamazione, ecc.)

 

Col suo tipico stile compassato – antitetico a quello di Grillo – Travaglio (classe 1964), formatosi come giornalista in ambito cattolico e montanelliano, si dichiara oggi simpatizzante dell’Italia dei valori, di Di Pietro. Col suo carattere intransigente, lo humour acre, si occupa di temi che hanno a che fare con la legalità, l’identità nazionale, la critica ai poteri, caratteristiche che nel suo blog saltano agli occhi del lettore in cerca di risposte. Redattore di testate liberali come il Giornale, Sette, Cuore, Il Messaggero, Il Giorno, L'Indipendente, Il Borghese e l'Espresso, è oggi accusato di essere stato ‘sedotto’ dalla sinistra, perché ha accettato di farsi ospitare e di curare, per l’Unità, la rubrica “Banabas”, e perché le sue inchieste hanno trovato recentemente asilo nella trasmissione “Anno Zero” del giornalista di sinistra Michele Santoro, già boicottato e liquidato da Berlusconi nel 2001, insieme a Biagi e Luttazzi, per la trasmissione “Sciuscià Edizione Straordinaria” accusata di avere fatto ‘un uso criminoso della televisione pubblica’.

Il blog personale di Travaglio rimanda a link che informano d’eventi, interventi, pubblicazioni, trasmissioni a sfondo politico in cui il giornalista è coinvolto direttamente. Personalmente mi sento più vicina al tipo di dissidenza bloggata proposta dal cittadino ‘moderatamente rigoroso’ Travaglio (come egli stesso si definisce), dunque ne sintetizzerò i contenuti, che denunciano il conflitto tra informazione e ‘organizzazione mafiosa’ dell’attuale legislatura al potere. I suoi attacchi si sono di recenti diretti contro il neo eletto presidente del Senato, Renato Schifani, di cui ha raccontato la biografia sia ad “Anno Zero”, sia in occasione dell’intervista alla trasmissione di Fazio, “Che tempo che fa?” in cui Travaglio ha evidenziato senza mezzi termini le ‘amicizie e frequentazioni ambigue fra Schifani, e alcuni figuri di capi della cosca mafiosi.’

Travaglio pone l’accento su come la gerarchia decisa dai politici (la quale controlla e/o mette a tacere i media) faccia fuori sistematicamente la dissidenza tramite istituti, quali le commissioni di vigilanza, i consigli di amministrazione, e l’Authority.

Il sistema premierebbe, secondo Travaglio, coloro che si mettono al servizio dei politici, gli intellettuali ‘organici’ (come Sgarbi, per intenderci), avendo tale sistema perso il senso di cosa sia l’informazione, e volendo anzi contribuire al mantenimento di un clima di costante conflitto.

Va sottolineato che un artista dissidente di sinistra come Dario Fo si è schierato dalla parte di Travaglio in un recente articolo dal titolo emblematico ‘Il Regime contro la libera informazione: Siamo tutti Marco Travaglio’. Il lettore di blog, il navigatore di internet può ascoltare agevolmente tale intervento visitando il sito MicroMega (La Repubblica On-Line) e inviando commenti.

 

Il blog di Travaglio offre anche servizi al cittadino, in quanto, come ho accennato, contiene hyperlink che rimandano alle sentenze di famosi personaggi della politica, della magistratura, dell’informazione, quali Previti, Berlusconi, Andreotti, Marcello dell’Utri, Maurizio Raggio (quest’ultimo oggi riconosciuto come prestanome delle tangenti di Craxi). Attraverso tale spazio interattivo, inoltre, il giornalista informa dei suoi processi in corso, di quelli vinti e di quelli perduti, e chiarisce il tipo di questioni a cui si è dedicato, pubblicando monografie, alcune in collaborazione con il critico Peter Gomez.

Gli argomenti della bibliografia critica di Travaglio li conosciamo. Essi vanno dai processi insabbiati, dall’occultamente delle prove e delle responsabilità della magistratura italiana, fino ad uno studio particolareggiato dei meccanismi che giustificano e legittimano gli attuali procedimenti d’interdizione e censura televisiva. Si tratta, come sappiamo, di processi che negli ultimi anni sono stati instaurati dal nuovo Regime ai danni di Daniele Luttazzi, Massimo Fini, Paolo Bonolis, Paolo Rossi, Giovanni Minoli, Sabina Guzzanti ed Enrico Dell’Aglio, artisti-intellettuali dissidenti e disorganici a cui si intende precludere la libertà di parola.

«Nel mondo politico e in gran parte del giornalismo italiano si assiste da tempo a un fenomeno: la “scomparsa dei fatti”. Oggi sono spesso le opinioni a trasformarsi in fatti. In un paese dove lo scontro ideologico è diventato la prassi, gli esempi di questa situazione abbondano ovunque. Nella coscienza collettiva si radicano "fatti" che non sono mai stati tali». (Travaglio)

 

Regime, di fatto, rivela tutte le verità taciute sull'informazione, così come oggi è gestita in Italia. Travaglio presenta, ricostituiti, documenti scomparsi ed interviste inedite che ha condotto con le vittime della censura, pervenendo ad una sintesi del tracollo dell'informazione giornalistica in Italia, dall'occupazione della RAI da parte di Mediaset, al caso Biagi (colpevole, si diceva, di aver intervistato Montanelli e Roberto Benigni in campagna elettorale). Si apprendono in tal modo i retroscena della censura attiva nell’attuale decennio di crisi dell’ informazione, assoggettata al potere politico-economico di Belusconi. Tramite il suo blog, ad esempio, Travaglio informa il lettore sul modo in cui Berlusconi ha eliminato Indro Montanelli dalla redazione del Giornale (che lo stesso Montanelli aveva fondato e diretto per vent’anni).

Nella pagina del blog dedicata alla bibliografia critica dell’autore, si apprende dell’esistenza – corredata di stralci dal libro – di un altro volume di saggi di politica e costume, dal titolo Bananas, che include una scelta d’articoli apparsi nell’omonima rubrica curata da Travaglio per 'Unità; anche in questo volume, e tramite una minuziosa raccolta di dati e fatti archiviati, dichiarazioni, atti giudiziari e sentenze, Travaglio offre uno spaccato verificabile dei fatti di cronaca politico-giudiziaria al fine di svelare ‘menzogne e opportunismi, scandali e voltafaccia dei protagonisti del teatrino politico e mediatico italiano.’

Il blog contiene estratti da un altro volume edito con Gomez, Lo chiamavano impunità La vera storia del caso Sme (2003, Editori Riuniti) in cui attacca Berlusconi, rivelando i reati che l’attuale primo ministro della repubblica italiana, alla sua quarta legislatura, nasconderebbe all'Italia e all'Europa. Travaglio informa i lettori del suo bog che il volume è informativo, rivolto alla massa dei cittadini interessati a conoscere li risvolti del caso Sme, i processi sulla corruzione al palazzo di giustizia, gli scandali dell'Imi-Sir e del Lodo Mondadori, e che contiene le versioni contrastanti dei protagonisti, da De Benedetti, Berlusconi, Prodi ad Amato ed Ariosto, ivi inclusa la seconda requisitoria (inedita) di Ilda Boccassini, ‘che ricostruisce la storia del processo, spiegandone i fatti già accertati, le ragioni dell'accusa e le tesi della difesa.’

Il blog di Travaglio, dunque, ha una forte impostazione polemica contro le strategie del regime che manipolano l’informazione e conta su lettori e commentatori solidali con l’ottica del critico militante. I recenti sviluppi suggeriscono che sia in atto una strategia di epurazione dalla RAI nei confronti di Travaglio, diventato egli steso il centro di molte polemiche. Con una rete totalizzante di procedimenti penali e tecniche di interdizione verrà probabilmente preclusa al cittadino la facoltà di mantenere contatti con l’intellettuale disorganico, nella definizione di Gramsci, avverso alle scelte del partito al potere.

 

Diremo dunque che, sia le inchieste di Travaglio, sia la dissidenza militante di Grillo, consegnate ad un mezzo di comunicazione come il blog che incentiva un dibattito estemporaneo e flessibile di tipo popolare oltre che culturale – evidentemente opposto al sistema cristallizzato delle grandi aziende dell’informazione – diventano parte dinamica di un intreccio di proposte alternative a carattere utopico.

Questo intreccio spesso riesce a dare vita a cammini d’opposizione che, prendendo il via come movimenti extrasistemici di scritture private, si traducono in comunicazione sociale effettiva, diventando parte di orizzonti progettuali collettivi e concreti, come il Vaffanculo Day di Grillo.

Si tratta di proposte entrate in contatto tra loro lungo canali periferici confluiti nella grande rete, che si riversano nei megacentri della comunicazione nazionale ed internazionale, come dimostra il caso di Travaglio, ormai assorbito nel sistema, e quotidianamente mandato in onda come ‘attrazione’ e ‘scandalo’ mediatico nel corso delle maggiori trasmissioni televisive nazionali, per essere neutralizzato, ed infine espulso da quegli stessi centri di potere che attacca.

Raramente blog di dissidenza privata, che non abbiano stabilito questo tipo di networking o di politica della comunicazione, diventano parte costitutiva del conflitto e del dialogo mediatico, dunque autorizzati ad avere parola in merito a questioni scottanti di pubblico interesse ed attualità.

La presenza bloggata, se gestita in modo esclusivamente carismatico, trasversalmente autoreferenziale e narcisistico, ovvero non per dare il proprio apporto individuale alla ‘cultura della partecipazione’, è fenomeno destinato ad essere assimilato all’interno del sistema ‘main stream’ e ad essere annullato dalle dinamiche di controllo mediatico, messe a punto in modo legislativo dai megacentri dell’informazione. Tale tipo di conduzione va pertanto inquadrata da una prospettiva non solo sociologica, ma antropologica e psicologica, oltre che politica.

Se si assume un’ottica positiva, il pensiero-contro, articolato con coscienza all’interno del sistema dei linguaggi mediatici attualmente in gioco, diventerà sempre più istanza democratica e discorsiva. Diffondendosi e democratizzandosi, ovvero perdendo il carattere bellicoso di partenza, tuttavia, la dissidenza bloggata, in cerca di dialogo con l’Altro, perderà le connotazioni di istanza trasgressiva, soggetto socioculturale avanguardistico, di rottura con il sistema-informazione.

Detto ciò, non bisogna escludere il rischio che, mediante tali processi di destrutturazione dell’esistente mediatico – ovvero di trasformazione del pensiero dissidente in dimensione convenzionale, conviviale, partecipativa ‘a tutti i costi’, ciarla salottiera – il fenomeno della dissidenza bloggata, trasformandosi da istanza aggressiva in interpellanza aggregativi (vedi ricorso a siti ‘aggregatori’), da produzione privatistica di valori ad accettazione acritica di esperienze e competenze altrui, possa cadere nel vecchio vizio del partitismo, del corporativismo, del settarismo, mettendo in atto tecniche di imitazione inconsapevole del modello detestato e contrastato, dando via a processi di verticalizzazione del messaggio.

 

Altro rischio è l’ambizione all’ascesa gerarchica, con la conseguente microguerra tra ‘poveri’. Guerra interna spesso inclusiva del programma di eliminazione dei blog ritenuti rivali, rispetto al sogno di una egemonia da conseguire, fino alla messa al bando di blog avversari tramite riproduzioni virtuali (ed in miniatura) dei grandi conflitti di potere, ivi inclusa la frequente diffamazione reciproca, e il voltafaccia ideologico. Certo ‘mezzo’ e ‘fenomeno’ finiranno con inflazionarsi e privati dell’iniziale potenziale di creatività ed ingegno.

Per il momento, i blog di dissidenza apprezzabili sono ancora punto di frattura con l’universo normativo dell’informazione di massa, voci di denuncia emerse fuori del coro del consenso acritico, che si presentano come alternativa alla crisi di valori e contenuti che è dinanzi agli occhi di tutti in Italia. A mio avviso, la comunità bloggata ha tutti i presupposti per contribuire a creare un nuovo clima di sensibilizzazione e riforma, senza assumere connotazione negative di ‘ordigno’.

Ritornando all’orizzonte di partenza del generale ottundimento tardo-postmodernista e tardo-capitalista, c’è dunque da chiedersi quali conseguenze tangibili potrà avere la rivoluzione elettronica che ha consentito il diffondersi della dissidenza mediatica sull’attuale politica di false opposizioni, che maschera la partecipazione di quasi tutti i partiti al potere ad un unico gioco di facciata fondamentalmente indifferenziato, fatto di taciti accordi, presi sottobanco.

 

Affrontando in conclusione la questione posta da questa sessione, la mia idea è non del tutto pessimistica rispetto alla ipotesi se, nell’universo della comunicazione multimediale, l’articolazione capillare di scritture private – ovvero delle proposte di dissidenza fatte circolare mediante i blog attivi in campo politico (ovvero della polis come relazionalità sociale), artistico e sociale – possa infine contribuire a mutare il quadro sociale contemporaneo.

Nel postmoderno, il dissenso si privatizza, ognuno ha una qualche facoltà di sviluppare, in quanto spettatore televisivo e lettore di giornali, una propria opinione (critica a vari gradi di insight), ma proprio perché privatizzato, chiuso al momento dello scambio e del dialogo diretto, al comizio nella piazza, tale dissenso potrebbe rischiare di non riuscire a comunicare una risposta adeguata alla vecchia istanza di significato, iscritta nei bisogni primari dell’individuo, bisogno che il postmoderno sembra avere liquidato. L’interrogazione che lo spettatore rivolge al mondo dal suo computer o televisore rivela una realtà esterna immersa nel non-sense.

La cura di un blog personale consente alla parola del singolo un trasferimento dalla pagina, per così dire, inerte allo spazio dinamico della blogosfera, il quale non rimane, come costatiamo quotidianamente, fatto meramente virtuale. E consente sia al cittadino discorde con lo status-quo, sia al critico militante di passare dalla ‘cattiva solitudine’, di cui parlava Matteo Veronesi in un suo scritto ‘Solitudine della critica’ (Atelier, n. 31, Settembre 2003) allo scontro dinamico della dissidenza bloggata, come dimostra la nuovissima soluzione di Romano Luperini di gestire un proprio blog per raggiungere i suoi interlocutori.

Il blog immesso in rete, interconnesso con altri blog, dunque, hanno posto la possibilità di una nuova rivoluzione, facendo in modo che valori privati potessero essere diffusi, pubblicati nell’immenso spazio della blogosfera.

La cultura della comunicazione d’opinione, di cui sono compartecipi i curatori dei citati blog, già, a mio avviso, contribuisce, a suo modo, – anche se non sempre con esito garantito – a cambiare, se non a riformare la qualità del consumo che le masse sempre fanno, a loro detrimento, della politica-spettacolo, commissionata dai centri del potere istituzionale.

Le micronarrazioni dei blog, che mediante l’elemento di sostegno e intermediazione degli strumenti telematici cercano di colmare la crescente distanza tra le strutture del potere politico e i cittadini, confluiscono infine come testo letterario e/o manifesto, nella grande narrazione della tradizione scritta e orale, edificata sul rapporto letteratura-identità nazionale-storia tramite cui ogni comunità ritrova e ricostituisce le sue testimonianze (più o meno mitiche).

 

Svolgendo una funzione di mediazione non tradizionale, informata e transnazionale, la cultura del blog e del pensiero-contro ripara in qualche senso al rapido processo di dissoluzione delle grandi narrazioni, incominciata nel Novecento, ricostituendo il nesso tra la letteratura nazionale e la cultura popolare, la quale invece perde meno velocemente il suo ruolo nella formazione delle nuove generazioni e delle nuove comunità, consentendo ai giovani una maggiore intimità col testo, la pagina di diario, e le questioni di interesse sociale, politico nazionali ed internazionali.

 

AAIS/AAIT (22-25 maggio 2008) International Convention in Taormina

 

SESSION #15 -- Title: Informed Dissent: Forms of Political Engagement in the Information Age

www.aati-online.org/taormina

 

 

Erminia Passannanti ha conseguito un Ph.D. in Letteratura italiana presso lo University College London con una tesi di sull’opera di Franco Fortini (Essay Writing, Lyric Diction and Poetic Translation in the Work of Franco Fortini, UCL, 2004). Ha pubblicato Poem of the Roses. Linguistic Expressionism in the Poetry of Franco Fortini (Troubador, 2004). Teorica del travestitismo letterario, ha co-edito con Rossella Riccobono il volume di letteratura ed estetica Vested Voices (Troubador, 2006). E' la curatrice dell'antologia di versi e scrittura saggistica Poesia del Dissenso (Volume I, e II).
Si occupa di cinema. Ha pubblicato Il Corpo & il Potere. Salò o le 120 Giornate di Sodoma di Pier Paolo Pasolini (Troubador, 2004). Suoi saggi editi in sillogi esegetiche sul cinema di Pasolini includono studi sull’uso dell’iconografia sacra in La ricotta e Salò.
 Ha curato la traduzione di opere in lingua inglese: Emily, Charlotte e Anne Brontë, Poesie (Ripostes, 1989); Leonard Woolf, A caccia di intellettuali (Ripostes, 1990); Hubert Crackanthorpe, Racconti Contadini (Guerini, 1991, a cura di Franco Buffoni); ha curato l'antologia Gli Uomini sono una beffa degli angeli: Poesia britannica contemporanea (Ripostes, 1993). È la traduttrice e curatrice dell’opera del poeta gallese R.S. Thomas in traduzione italiana. Il volume antologico delle poesie Thomas,  pubblicato con Manni nel 2000, ha titolo Liriche alla svolta di un millennio. Ha ideato e curato due volumi di poesia italiana contemporanea, dal titolo  Poesia del dissenso. Poesia italiana contemporanea, (Troubador, 2004; Joker, 2007). Dal 1997 al 2004, è stata Tutor di Letteratura Italiana al St Clare’s College di Oxford, e dal 2000 Tutor di Comparative Literature al  St Catherine’s College di Oxford (Oxford University).

 

Il suo sito: www.geocities.com/erminia_passannanti,

  

il suo blog: www.erodiade.splinder.com


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  Annagloria Del Piano. Il caso Travaglio. Fatti e verità
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