La “puntata” nr. 18 è stata dedicata all’esordiente Antonio Bassano e – come sempre - ringrazio i lettori per l’accoglienza. Vi invito ora a voler scoprire Tiziano Fratus, che propriamente una scoperta non è…
Tiziano Fratus (copio e incollo la sua lunga e precisa biografia dal sito TorinoPoesia) è nato a Bergamo nel 1975 e vive – quando è in Italia – nei pressi di Torino.
Ha fondato e dirige le attività - fra cui Festival ed Edizioni - di Torino Poesia www.torinopoesia.org, dirige la stagione di teatro contemporaneo “Dissezioni” presso il Teatro Fondamenta Nuove di Venezia, il festival di conversazioni letture nuove scritture “Ludwig”.
La sua opera poetica - un'architettura liquida che abbraccia la storia - va sotto il titolo di due cicli di poesia e poemi: il molosso e appunti sull'uomo.
Il molosso include i volumi e le opere: il monologo in versi l’autunno per eleni (2002, in scena alla Galleria Velan di Torino, musicato da Ilaria Drago per il Word Stage di Arezzo Wave), la raccolta lumina (2003, Roma), il poema drammatico in trentatré quadri l’inquisizione (2004, Roma; in scena a Tuscania nell'ambito del festival Quartieri dell’Arte per la regia di Pietro Bontempo, tradotto integralmente in portoghese da Letizia Russo e Pedro Marques e presentato alla Casa Fernando Pessoa di Lisbona, sezioni tradotte in inglese e francese e recitate a Parigi dagli attori della Compagnie Fideste), il poema carcerario il pianto (2005, rappresentato alla “Fiera della Parola” dell’Archivio Storico Olivetti e al “Festival di Portovenere”, regia di Tommaso Massimo Rotella), confluiti nella prima edizione de il molosso (2005, Roma, presentato in anteprima alla “Fiera del Libro” di Torino, studi teatrali sono stati realizzati da Daniela Garneri al “Festival Tramedautore” di Milano e al “Festival Internazionale di Poesia” di Genova); sono seguiti la silloge la torsione. 26 poesie dell'omosessualità in età moderna (2006, Torino, presentata al Turin Gay Pride 2006), la raccolta bacio le tue cicatrici (2006, Torino), il poemetto la materia (2007) dedicato a Giacomo Manzù, il poemetto Il ventre (2007, edito da Genesi).
Nel giugno 2007 l'intera sua opera edita - ristrutturata e riveduta - ed inedita è stata pubblicata in una seconda edizione de il molosso. poema d'un'anima. Della trilogia appunti sull'uomo fanno parte: bacio le tue cicatrici, la raccolta di poesie I figli della pietà e di Mohammed Alì (di prossima pubblicazione per Guanda), il poema Una stanza a Gerusalemme, parte della nuova raccolta di poesie e poemi Il Vangelo della Carne (2008, Torino).
Ha inoltre pubblicato volumi sul teatro contemporaneo italiano: Lo spazio aperto. Il teatro ad uso delle giovani generazioni (2002, E&S - alcune interviste sono state tradotte in portoghese e pubblicate sul magazine Revista), L’architettura dei fari: 1990-2003, la nuova drammaturgia italiana (2003, Ed. Atelier - Borgomanero); Salmagundi. Favola patriottica di Marco Martinelli (2004, E&S), Studi per esseri umani. Il teatro di Peter Asmussen (2005, E&S), Teatro di Stefano Angelucci Marino (2006, E&S).
Tornando alla poesia, troviamo traduzioni in diverse lingue e pubblicate nelle riviste europee Tabacaria (Lisbona), Les Citadelles (Parigi), Ars Poetica (Bratislava), Studium (Cracovia), DiVersos (Aquas Santas), Action Poetique (Ivry-sur-Seine), Cenobio (Lugano), Softblow (Hong Kong), Cha (Hong Kong); sono previste traduzioni e pubblicazioni per le case editrici Edizioni Le Ricerche (Svizzera), Scottish Poetry Library (Gran Bretagna), Farfalla Press (Stati Uniti d’America).
Sta scrivendo la nuova raccolta L'angelo di Mishima.
L’ultimo libro edito è Il vangelo della carne (Torino, TorinoPoesia edizioni, 2008)
Avevo – brevemente – parlato dell’opera di Tiziano Fratus sulla rivista Adiacenze dell’associazione Milanocosa scrivendo che «[…] ha una scrittura che si ama o si odia. [...] Eppure il magmatico movimento non può lasciare indifferenti, così come la scioltezza dei versi che tendono all'ipermetro, ad una colloquialità solo apparentemente antipoetica, alla costruzione palesemente recitativo/teatrale eppure così legato alla scrittura poetica».
Riconfermo quanto scritto mesi or sono, rileggendo sia Il molosso (Roma, editoria&spettacolo editore, 2005) che Bacio le tue cicatrici – poesia cucite a mano (Torino, TorinoPoesia edizioni, 2007 – qui per maggiori informazioni).
La poesia di Fratus viene creandosi unendo una forma mentis performativa ad una estensione per mezzo della parola scritta che necessariamente coinvolge il movimento.
Tra il movimento, le tracce e il logos vi è un rapporto coevolutivo: in quel rapporto l’ombra e il negativo sono altrettanto cruciali che la figura e il positivo. La coevoluzione evidenzia le vie mediante le quali la verità riconoscibile si produce nell’esperienza. Dal momento che l’oggetto non si riduce al soggetto, il soggetto umano si distingue per non coincidere con se stesso, ma si distingue e diviene ciò che è nel trascendersi. Quella distinzione è una possibilità in quanto l’elaborazione della non riducibilità può condurre anche alla regressione e, quindi, al non riconoscimento o al tradimento delle possibilità di emergere dalla naturalizzazione e di metterla in discussione.
Un processo usato da Fratus è appunto decentrare radicalmente la soggettività, la centratura sul soggetto, verso la relazione e l’intersoggettività. Il che vuol dire riconoscere che l’unitarietà dell’io è stata in buona misura una costruzione idealistica e razionalistica, anche se nella poesia l’io viene mantenuto costante anche grazie ad una narrazione in presa diretta o in prima persona.
Indubbiamente Fratus diviene una sorta di medium tra le possibilità espresse ed al contempo uno storico delle esistenze che mette in atto: in questa sua ricerca Fratus ha inevitabilmente a che fare non con uno, ma con due linguaggi: il linguaggio del quale egli parla, il linguaggio che costituisce l’oggetto della sua inchiesta ermeneutica, il linguaggio che egli ambisce intendere nel suo senso storicamente specifico, e il linguaggio con il quale egli parla, con il quale egli formula il suo “programma di ricerca”, determina il tipo di intervento che egli si appresta a compiere e formula infine i risultati della sua operazione interpretativa in forma fisica, ovvero la poesia scritta per come la leggiamo.
Potremmo allora, per comodità di esposizione, chiamare il linguaggio del passato o se vogliamo il linguaggio dell’esperienza (l’oggetto della ricerca), il linguaggio-oggetto dello storico, mentre il linguaggio impiegato dallo storico per formulare il suo ‘racconto’ storiografico - l’insieme degli strumenti linguistico-concettuali di cui egli si serve nella sua operazione ermeneutica - potrebbe essere definito come il suo metalinguaggio.
La condizione dello storico (Fratus-poeta) è, in questo senso, analoga alla condizione dell’antropologo, in quanto entrambi sono chiamati a fronteggiare la sfida della diversità: a instaurare un dialogo fra culture (esperienza, ascolto, linguaggio) diverse (nel tempo e/o nello spazio), nella consapevolezza che la cultura dell’interprete non può essere messa in parentesi, ma deve essere al contempo utilizzata in modo da non oscurare la percezione dell’autonoma consistenza e specificità dell’oggetto interpretato.
Esiste insomma un rapporto di proporzione inversa fra la densità contenutistica di un concetto e la sua efficacia metalinguistica. Necessariamente questa proporzione assume nelle poesia una fisicità magmatica e vischiosa, un tornado possente e teatralmente incontenibile che dalla sommità vastissima dell’ insieme allunga un appendice verso terra, appendice di moto vorticoso che tutto in sé risucchia e che alimenta il moto convettivo nella colonna d’aria ascensionale, come giustamente ben sottolineato anche da Enzo Moscato (autore, attore e regista) alla lettura de Il molosso: «ecco uno, qualcuno, una cosa, qualcosa – mi dico – che va controcorrente, che rema tutt’all’inverso, che sfugge e si sottrae, o sta fermo e ingaggia guerre, con la sterminante – sterminata prosa che dovunque lo circonda, lo attanaglia, lo minaccia, gli conta i giorni e i passi, i soffi ed i respiri, le ansie e le intenzioni».
da BACIO LE TUE CICATRICI poesie cucite a mano
(Torino, TorinoPoesia edizioni, 2007)
salamandra
sei scivolata sotto il manto dell'acqua e non hai prodotto alcuno
schizzo
i rumori che circolano in piscina hanno a che fare con la carne
che sbatte
sulle piastrelle che ricoprono il camminamento
contro la massa di idrogeno e cloro che imbianca le piccole
lacerazioni della pelle
ti muovevi come una salamandra d'acqua dolce
avrei giurato di scorgere una coda in fondo alla schiena
ma poi sei riemersa respirando ogni tre bracciate
***
trasformazione
una cuffia azzurra doppiata in una partita a scacchi di cuffie
azzurre
riflessa nelle scacchiere che galleggiano nelle terme dei dottori
di budapest
avanzavi con la preda stretta fra i denti
le sciabole luccicanti e incastonate in mezzo alle iridi da felino
sotto il costume fermentavano striature verticali
ed un principio di coda scuoteva la parte bassa della colonna
vertebrale
le unghie iniziavano a calcificarsi
il corpo non sa mentire
***
in acqua
nel silenzio che si respira immersi nelle masse liquide
nascondi i segreti della vita privata
affoghi i ricordi di un padre che alzava le mani senza la scusa
dell'alcolismo
le immagini d'una madre sola ridotta a quarant'anni a pesare
trentotto chilogrammi
a vivere in una stanza in cima ad un palazzo senza finestre
ai compromessi che avevi messo in conto ma senza capirne la
portata
nuoti scuotendo le particelle di mondo che ti abbracciano
emergi in superficie e sfoghi la pressione della solitudine che
troppo spesso
ritrovi nel fondo delle scarpe
sotto le lenzuola in cui nei giorni si raccolgono i capelli
e non basta un lavoro la palestra ed il corso di tango per
spegnere
le luci che brulicano nel fondo degli occhi di quel cagnaccio
che sono anni che ti spia da dietro la porta
in fondo alle scale
riflesso nello specchio del bagno
da IL MOLOSSO
(Roma, editoria&spettacolo edizioni, 2005)
II BOCCA | i vecchi documenti
PICTA I
non è possibile dimenticare la germania del trenta giugno trentaquattro la germania del trentacinque la germania del marzo trentanove la germania dell’inverno quarantuno la germania del trenta aprile quarantacinque
i vessilli le folle le uniformi il trionfo della volontà la biologia la disciplina
e alfine le città rase al suolo accartocciate dalla furia della geometria
un impero ridotto a granelli di sale
non è possibile dimenticare l’italia fascista dell’ottobre ventidue l’italia del tre gennaio venticinque l’italia del nove maggio trentasei l’italia del ventotto aprile quaratacinque
la marcia il saluto romano le sbarre della cella di gramsci l’etiopia palazzo venezia
i resti inermi dell’ultimo nipote dei cesari
non è possibile dimenticare la palestina del maggio quarantotto la palestina del ventisette aprile cinquanta la palestina del giugno sessantasette la palestina
gli arabi cacciati dalle proprie case le speranze dei profughi la sofferenza dei sopravvissuti le bombe gli attentati le guerre
gerusalemme unificata capitale dello stato di israele il trenta giugno millenovecentoottanta
i cimiteri viventi di sabra e chatila
il muro picconato a berlino e risorto in terra santa
non è possibile
dimenticare la fucilazione di garçia lorca
dimenticare celan e la sua faccia luminosa accanto alla moglie francese e le sue poesie decifrate
dimenticare le camminate che attraversano le campagne del continente
di ritorno da un congresso sul concentramento delle cavallette
dimenticare le pareti di cemento colate a tagliare l’ossigeno e le scottature del sole intorno ai poeti russi
dimenticare danzica la cavalleria polacca e ciò che non riusciamo a dispiegare con il vocabolario e la sintassi
non è possibile ricominciare a costruire il mondo
senza fare i conti mai risolti col passato con la storia interrotta
osare ammettere la compromissione e smetterla di falsificare i documenti
correre in strada e contestare le leggi rette dalla menzogna
fare la morale alla morale
smascherare con la morale gli epitaffi dei guardiani
soccorrere moro e non lasciarlo crepare in mano ad un gruppo di disperati
non è possibile continuare a tollerare la menzogna delle generazioni
i corpi dei cadaveri non hanno niente da nascondere
non lo puoi più toccare un uomo steso scomposto o vestito
dimenticato dal respiro
PICTA II
la torino del sessantotto coi banchi gli striscioni le aule occupate
il teatro in strada e l’illusione che un operaio potesse disquisire di filosofia con uno studente
l’attentato in piazza fontana i fumi i metalli i simboli cuciti sulle camicie sventolate nelle voci e nelle formule
la lotta per i diritti che sembravano giustificare qualunque azione
motivata da un principio morale in una certa misura condiviso
non si uccide un commissario un giornalista un poliziotto senza parlarne con un amico
la morte nasce dal vocabolario dalla sintassi dal respiro
una guerra combattuta sulle colonne dei quotidiani ma soprattutto nei cessi delle fabbriche nelle abitazioni e nelle stanze del sindacato
spingere la verità da una sola parte avvicina il paradiso alla parigi di robespierre
per anni nemici e per anni famiglie scartavetrate dalla colpa di essere vittime
oggi gli uffici pullulano di militari in pensione
in biblioteca in anagrafe in università
resistono silenziosi con il loro corredo di ricordi di scalpelli arrugginiti di reliquie comunque oggetto di un mercato sotterraneo
a noi che guardiamo dal vertice di un futuro diventato imperfetto resta la dura constatazione che il passato non può tornare sebbene vada tatuato su pelle
PICTA III
quanti fiumi d’inchiostro versati su carta di riso
ora ricordando l’invasione del trentasette in manciuria
ora accusando i giapponesi di negare il peso della responsabilità
ora indagando sulle percentuali della pena di morte applicata nelle carceri cinesi
ora analizzando gli interessi economici che sostengono gli sviluppi dell’economia
il primo ministro passeggia in tuta in un parco della capitale
incrocia un team di signore che da una vita votano liberale
chiede siete contente del miglioramento dei rapporti fra cina e giappone
le donne s’inchinano sorridono poi riprendono a discutere dei nipoti che consumano le suole delle scarpe nelle sale da gioco
dell’inflazione in crescita
nessuna osa chiedere chi fosse quell’uomo che le ha fermate
il primo ministro entra nel parlamento dai legni di ciliegio
dichiara che i due paesi godono di interessi in comune
ma non rinuncia a reclamare giustizia per i vecchi massacri a nanchino
evita di parlare del tibet e della violazione dei diritti universali
si limita a sottolineare ciò che non compare nei libri di storia
PICTA IV
toglietelo via quel cadavere affondato in questa pozza di fango toglietelo via mio figlio vomita ogni giorno prima di entrare a scuola e dopo essere rientrato in casa
toglietelo via nemmeno la terra pulita per pulirci le mani
nemmeno l’aria pura per risciacquare l’anima
il dittatore faceva tacere le bocche marce che oggi sono esposte al sole nonostante la vigilanza dei fucili occidentali
chi può salvare un corpo decapitato
PICTA V
ho freddo eppure c’è la stessa temperatura di ieri e dell’altro ieri ma ho freddo oggi ho freddo
mi dice che la vita è troppo corta anche per avere freddo in un giorno uguale a ieri e all’altro ieri
però la vita se ci pensi è abbastanza lunga
ma pensa mi bacchetta a quanto è stata lunga la vita per quel ragazzo della nostra età che studiava tocqueville all’avana
poco dopo l’incidente della baia non faceva che rileggere e consumare quel volume in brossura
scuriva le pagine con la saliva e la polvere soprattutto le estremità le orecchie che non erano veramente orecchie perché non le piegava semmai le affogava di impronte
di quella materia organica che producono alcuni studenti
a causa della rivoluzione ha dovuto nascondersi
ha dovuto coltivare soltanto per sé la passione per tocqueville
che ha continuato a leggere fino alla morte
trentacinque anni di amore silenzioso
una penelope in versione maschile e mulatta
è vero che il senso di colpa non genera futuro come è vero che ogni lettera una volta letta va bruciata
PICTA VI
il cristianesimo celtico respira fra le rovine delle abbazie che spiccano ancora orgogliose sulle punte di basalto che rocciosamente sfidano le grida delle masse
i mari mischiati in acque con gli oceani
i fiumi confusi nel dialetto con le lingue universali sviscerate nel corso dei secoli dal becco dei gabbiani
i codici miniati e sussurrati nelle terre del nord europa
le reliquie piuttosto false nelle quali le madri
e le vedove dall’occhio sottile hanno depositato i segreti soprattutto se inconfessabili
venti tonnellate di formaldeide circondano uno squalo australiano che sta con la bocca squarciata a spaventare
diciamo a incuriosire i bambini che finiscono con naso schiacciato contro il vetro
le labbra sistemate in una ingenua “o” perfettamente asimmetrica
da IL VANGELO DELLA CARNE
(Torino, TorinoPoesia edizioni, 2008)
Persone che credono e persone che non credono
una signora porta all'anulare destro un anello con goccia d'ambra
bell'anello signora antico?
ventisette anni a giugno risponde
non sembra scherzare lo dice guardando pacatamente negli occhi
ventisette anni a giugno ripeto
ventisette anni il ventisette giugno precisa
mia nonna ne possedeva uno con un piccolo ragno intrappolato
l'aveva comprato in russia durante il viaggio di nozze col primo marito dico
questo dice è un ricordo molto personale
molto personale replico timidamente quasi a formulare una domanda
l'uomo che le sta vicino alza lo sguardo e poi lo riabbassa scuotendo leggermente la testa
vede a bassa voce qua dentro c'è il cuore della nostra figliola mai nata
mi scosto colpito dalla rivelazione
incredulo
il cuore faccio di nostra figlia sì aggiunge lei facendo di sì col mento e la nuca
e come sarebbe possibile?
la signora spiega che suo padre era uno scienziato
abbandonò la medicina per inseguire un vecchio sogno
la realizzazione di gioielli in ambra gioielli mooolto particolari
è stato un vero esploratore sa un genio nel suo campo
racconta che lei e suo marito persero il figlio al quinto mese di gravidanza
il padre la fece abortire e riuscì a intrappolare il cuore del feto in una goccia d'ambra
la stessa che ora le vedo spiccare al dito alla mano destra
vede signora io non sono esperto di medicina ma mi sembra davvero complicato diciamo scarsamente probabile che nel suo anello vi sia intrappolato il cuore di un feto
la signora allunga la testa e lancia uno sguardo incuriosito alla ragazza che mi stringe la mano fumando la sua sigaretta post cena
la vita è questione di punti di vista mi fa
c'è chi crede e chi non crede
come lei che ora è convinto di stare seduto in un ristorante
accanto alla donna che ama
che è la stessa donna che ha amato ieri
che ama da un mese
che ama da un anno
e che amerà per il resto della vita
e allora? chiedo con una punta di fastidio
che ne sa che questa sia l'ultima notte che passerà con lei
ad esempio domattina potrebbe uscire per andare al lavoro
e potrebbe scomparire per qualche giorno
il telefono risulterebbe sempre staccato
improvvisamente la vostra storia non esisterebbe più
smette di fissare l'anello e mi fissa inarcando le sopracciglia
potrebbe giurare di averla mai conosciuta?
***
il tatuaggio
lo vedo
il tatuaggio di serpe che si allunga e dispiega
lungo la pelle trasparente da carta di riso
il colore che sgorga dalla sorgente del polso
e ora cresce e si gonfia e raggiunge a sbalzi il gomito
e poi fluttua nei fiotti di sangue
nelle vene pulsanti del braccio
e si dirama in un'esplosione di fibre
nei muscoli che reggono il collo
per sfociare e liberarsi nel lago opaco degli occhi
dove attendono le femmine pronte all'accoppiamento
altri fuggono sotto i seni che mostri sorridendomi
e giù a rincorrersi come cavalli imbizzarriti sul ventre piatto
da nuotatrice
in immersione riprende il nostro inseguimento
a dirci cosa siamo cosa ci fa perdere la testa
un bacio oppure uno schiaffo
graffiare e farsi mordere lungo la spina dorsale
non lo sai che l'amore sta fra nascere e morire?
***
I. 11 | ordine
pretendi da me parole e attenzioni che non so conciliare
purtroppo anche tu sei schiavo delle consuetudini che certi uomini ritengono un dovere
si è sempre alla ricerca di ciò che non si trova
tu pensi a me come ad un'amante in porcellana che potrebbe occupare le stanze di una casa
ma sbagli ti abbandoni al sentimentalismo
per me questo sesso è solo sesso e questa è soltanto una vacanza
è assolutamente prioritario curare il mio fisico e la mia salute
non sono abituata alla malattia
devi capire che proseguo a spanne come uno studioso di serpenti di mare alle isole ashmore
ho una vita di lacrime da versare
arriverà un giorno di vento caldo che soffia da scirocco o da libeccio
e intorno a me non ci sarà nessuno
nessun tempo libero con cui adornare qualche sera fra amici
depositerò lo sguardo incendiato nella palla di fuoco che friggerà dietro l'orizzonte
e sarà una prima lacrima virginale
un disegno netto aperto sulla guancia
sorpresa e vinta mi metterò a ridere come una compagnia di donne
che si ritrovano in vecchiaia a contorcersi sparlando di mariti inghiottiti dalla notte
di tradimenti commessi per ingenuità oramai sostituita dalla malignità
accontentati di queste nostre scissioni
delle lezioni di anatomia a cui ci sottoponiamo
non obbligarmi a versare altro sangue in questa terra
lo sai che gli uomini disarmati sanno ferire a fondo
come nessun cacciatore è in grado di replicare
chiedere scusa è troppo facile
hai mai visto sarabanda di bergman?
alla fine il regista ostenta lo spirito di un ragazzino
non te lo aspetti dopo l'odio viscerale schiodato dal padre verso il figlio
dopo il volto gentile del figlio appesantito dal dolore che si trasforma in ossessione
dopo il rifiuto della ragazzina che oramai sente il sangue guasto di suo padre
sotto lo schiacciante ombrello della vita agli sgoccioli
i due vecchi amanti si spogliano e si sdraiano nudi nello stesso letto singolo
un modo tutto loro di fare all'amore come due adolescenti inesperti
perché sei venuta a trovarmi chiede lui
sentivo che mi stavi chiamando risponde lei
scoparmi fino allo sfinimento è tutto ciò che ti chiedo
inchioda le mie carni fai di me un essere privo di pensiero
a causa dell’uso dell’ipermetro, è possibile che le poesie qui pubblicate - una volta impaginate - risultino graficamente sfalsate e con un andamento non corrispondente all’originale.
Ce ne scusiamo con l’autore e con i lettori.
Fabiano Alborghetti