Al nostro caro Carlo, collaboratore fra i più originali e dinamici, per scrittura e attenzione verso i vari linguaggi, va il saluto, per i suoi sessanta anni, della Redazione di Tellus e di Tellusfolio, e pubblichiamo ben volentieri questo biglietto di auguri che si auto-spedisce dalle pagine del giornale on line.
Claudio Di Scalzo
Sessanta: un numero che falsifica l’indoeuropeismo
Sessant’anni io compirò il 1° giugno 2008.
-Beh-, direte, - e a noi…?-.
Sessanta mesi sono necessari al ciclo annuale della luna per coincidere col ciclo del sole, ogni anno più lungo di quello di 11 giorni: una misura del cielo precisa, un lustro.
Questa notizia è più interessante e vale per tutti, no?
L’informazione ‘lustro’ = 5 anni è precisa, ma, sospesa e isolata nei moti del cielo, si perde nel vuoto astronomico! Bisogna qualificarla meglio in Terra!
Meno di due mesi fa, il 5 aprile scorso, un astronomo che ben conosce l’ordine del cielo [Adriano GASPANI (Osservatorio di Brera, Milano) nella relazione: La misurazione del tempo nel mondo antico fino ai Celti], sa che esso è matematicamente misurabile -al punto che dice di poter calcolare un’eclisse avvenuta 1500 anni fa con l’approssimazione di secondi-, ha lanciato questa provocazione ai convenuti al congresso “Antares, alle origini perdute della cultura occidentale”:
La seconda cosa è che, se io mi metto lì a cercar di capire quali erano i calendari che durante l’età del ferro erano diffusi in Europa mi trovo di fronte ad un calendario, che poi è quello celtico, di cui abbiamo il reperto che è quello di Coligny, la lastra di bronzo, con su incisioni, che prende il sole e la luna e cerca di metterli d’accordo come computo. Ma, per fare questo, siccome l’anno lunare è 11 giorni più corto di quello solare, per far andar d’accordo i due computi bisogna metter insieme cinque anni. In cinque anni, quindi in 60 mesi, io riesco a recuperare aggiungendo due mesi intercalari la differenza tra il computo lunare ed il computo solare riportando in fase il calendario. Quindi, il calendario di Coligny, che è stato scritto nel secondo secolo dopo Cristo, ma rappresenta il sistema di misura dell’Europa celtica, gallica, già, grosso modo dal III sec. a.C., che non veniva scritto, ma poi si capisce studiandolo astronomicamente, e questa particolare struttura quinquennale a mandar d’accordo il sole con la luna, io, nella Mezzaluna fertile non la trovo. [sds]
Dice: -Datemi prova che sul computo antico del tempo, basato sull’osservazione della luna, prima, e del sole, poi, era conosciuto in Mesopotamia il ciclo dei sessanta mesi ed io comincerò a convincermi, da astronomo, che avete ragione ad indicare nel Medio Oriente le origini linguistiche degli Europei, come sostiene Giovanni Semerano ne Le origini della cultura europea-.
Una bellissima provocazione lanciata in un contesto interdisciplinare!
Non voglio che questa puntualizzazione resti nel circolo di cinquanta astronomi; vorrei che entrasse subito nel dominio di tutti!
Sessanta è il numero di AN il dio sumero del Cielo tra Sumeri ed Accadi, una misura ‘del cielo’ qualificata [con nome e numero del Cielo].
An, ‘forse che’ detto da un romano antico, con la mano sotto al mento e gli occhi alti al cielo…, an et annorum nomina…
AN è il doppio di ZU, la luna che ha il numero di 30, massima divinità sumera, in accado SU.
AN è il triplo di SUL, latina sol, in accado NAR RU, latina narro.
Narro che chi osserva la luna nota, per lo più, se c’è o non c’è, mentre chi osserva il sole nota la luce, l’ombra e la notte; ovvero sviluppa l’osservazione della penombra, il regno della divinazione.
Perciò il sole è 1/3 della misura di AN: 20, NI SU, da cui dio-Niso, Dioniso.
L’osservazione dei nomi, qualificati ma avulsi dal contesto, è dunque l’insegnamento di Giovanni Semerano: l’onomasiologia.
Il nome lustro dà il periodo che i Romani antichi celebravano con le lustrationes, oggi viva come parola; lustro sta per lucentezza, onore, decoro.
E come nome del cielo? Misura i 5 anni!
AN TAR ISH significa: ‘unione e separazione del cielo e della terra’.
Unendo la precisione immutabile dei circoli del cielo, osservata dagli astronomi 5000 anni fa ed oggi, con i nomi dei fatti –insensibili alle interpretazioni- noi possiamo svelare le origini perdute per ideologia.
Senza divinare, perché non è il mio mestiere, do’ lustro ai miei sessant'anni ed unisco il mio canto all’invocazione finale di Semerano:
Canto per me solo? (da La favola dell’Indoeuropeo).
‘An -forse che- 60 non è AN’?
Carlo Forin