Il caso del piccolo Davide Marasco, bambino affetto dalla sindrome di Potter sottratto alla potestà dei genitori per sottoporlo alla dialisi nonostante la prognosi infausta, è ancora una volta la violenza con cui le istituzioni mediche e giudiziarie si intromettono in decisioni personalissime.
Tenere in vita quel piccolo a tutti i costi non significa lottare per la sua sopravvivenza, ma imporgli un inferno di sofferenze. In questi casi, la decisione sul proseguimento delle cure, che possono configurarsi come un feroce accanimento terapeutico, deve essere presa solo dai genitori dopo essere stati adeguatamente informati dai medici.
Il fatto che un primario, con l'ausilio del Tribunale dei Minori di Bari, abbia preteso di sostituirsi alla volontà dei genitori, è un atto di violenza inaudita che non può trovare ospitalità in uno Stato di diritto che riconosce il diritto al rifiuto delle cure (art. 32 Cost.). Mi aspetto che la magistratura ponga rimedio ad una propria decisione crudele ed insensata, oltre che poco informata dal punto di vista medico-scientifico.
Nei prossimi giorni presenterò una interrogazione ai ministri della Salute e della Giustizia affinché venga accertata e sanzionata ogni eventuale responsabilità in un caso di mala giustizia e mala sanità.
Donatella Poretti