È stato certamente irriguardoso, Massimo D’Alema; in chiusura della “tre giorni” di Summer School della Fondazione Italianieuropei su “Democrazia e religione” ha ammonito: «Quello che si deve temere è un rinnovato patto di potenza, che riguarda le leggi e non l’agire sociale. Quello da temersi è che la chiesa ceda alla tentazione di potere».
Rigurgito laicista e anticlericale, hanno subito tuonato i Beppe Fioroni, le Paole Binetti, gli zuavi pontifici del centro-destra e i laici in gonnella del centro-sinistra. È paradossale: le gerarchie vaticane interferiscono ogni minuto secondo, e si tratta di libero esercizio di opinione; se si obietta e contesta quello che le gerarchie dicono e chiedono sia fatto, diventa laicismo censorio.
Nelle ultime ore, questo “libero esercizio di opinione” si è occupato di tutto, anche se con la fede questo “tutto” ha poco o nulla a che spartire.
Nucleare è bello. Dice di parlare come cittadino non come presidente del Pontificio consiglio Giustizia e Pace, il cardinale Renato Raffaele Martino. Fatto è che il cardinale ritiene «la decisione del Governo di tornare al nucleare quanto mai conveniente… Vanno superati quei timori nei confronti delle centrali atomiche originati dal disastro di Chernobyl e alla base del referendum del 1987 alla luce delle nuove e molteplici ragioni di oggi». Per inciso: il cardinal Martino sembra avere una vera passione per il nucleare: «Sì all’uso pacifico del nucleare certamente anche per l’Iran», ha dichiarato il cardinale Martino nell’ottobre scorso: «L’energia atomica è qualcosa che può fare del bene all’umanità; e se da una parte c’è la necessità di difendere la pace e la sicurezza, dall’altro va promosso lo sviluppo dei popoli».
Fecondazione: no a nuove linee guida. No alle nuove linee guida sulla legge 40 promosse dal governo Prodi negli ultimi giorni del suo mandato: «Il rischio è che si diffonda una mentalità eugenetica». È l’opinione (anche questa da cittadino?) del cardinale Angelo Bagnasco. In apertura dei lavori dell’Assemblea generale dei Vescovi italiani, Bagnasco ha detto: «Una parola qui non possiamo non dirla per l’intervento operato sulle linee guida relative alla legge sulla fecondazione assistita. Da vari e qualificati osservatori si è già eccepito sul merito e sui tempi del provvedimento; infrangendo un delicatissimo bilanciamento delle esigenze in campo, esso comporta oggettivamente il rischio di promuovere il rischio di promuovere una mentalità eugenetica inaccettabile ieri al pari di oggi. È da auspicare che i criteri ispiratori e le disposizioni della legge 40 non siano oggetto di interventi volti a stravolgere il punto di equilibrio raggiunto dal Parlamento, e poi chiaramente confermato dall’esito referendario, ma al contrario possano trovare piena attuazione in uno spirito di condivisa attenzione alla vita».
Mala informazione su otto per mille sulla chiesa. «Il sistema di finanziamento della chiesa attuato in Italia è affidato unicamente alla volontà dei cittadini italiani, alla loro generosità e alla loro fiducia nella chiesa». Parola sempre del cardinal Bagnasco. Un finanziamento che «si ispira ai criteri di trasparenza e partecipazione… I recenti casi di mala-informazione non distoglieranno i fedeli dal contribuire alla vita della loro chiesa e i cittadini pur non praticanti dal partecipare anche solo a livello simbolico ad una missione che ha la loro stima».
Esprimere fede non è minaccia a laicità dello Stato. Non si tratta di interferenze, non è neppure una minaccia alla laicità dello Stato, Massimo D’Alema si tranquillizzi, le derive laiciste e anticlericali non hanno ragion d’essere. Quello che fanno Martino, Bagnasco, vescovi, cardinali, gerarchie vaticane, è semplice espressione della propria fede, «partecipare in nome del Vangelo al dibattito pubblico, portare serenamente il proprio contributo nella formazione degli orientamenti politico-legislativi, accettando sempre le decisioni prese dalla maggioranza». Proprio così: portano, “serenamente”, il loro contributo “nella formazione degli orientamenti politico-legislativi”. Un’ingerenza continua, appunto. E per una volta che Massimo D’Alema dice quello che è sotto gli occhi di tutti («Quello da temersi è che la chiesa ceda alla tentazione»), si grida al laicista esasperato e all’anticlericale d’antan…
Valter Vecellio
(da Notizie radicali, 27 maggio 2008)