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NNI 18. Sacha Naspini
Sacha Naspini
Sacha Naspini 
02 Agosto 2008
 

Sacha Naspini è piombinese come me ed è un grande scrittore. Non è un’affermazione buttata là per sciovinismo campanilistico. No davvero. È la verità. Sono contento che lo sia perché - come direbbe Pippo Baudo - l’ho scoperto io. Ho conosciuto Sacha Naspini quando ero in giuria al Premio “Licurgo Cappelletti” che organizzavamo con Il Foglio Letterario un po’ di anni fa. Presentò un racconto horror sconcertante come I Ragni che mi prese parecchio ed ebbe pure fortuna, ché i racconti horror in Italia non piacciono a nessuno, ma capitò nelle mani di uno cresciuto a colpi di Lovecraft, Poe, Le Fanu, uno che per passare il tempo da ragazzino leggeva il Corriere della Paura, i KKK e i Racconti di Dracula. Bei tempi. Belle riviste da edicola che non ci sono più e se ne sente la mancanza. Ho incontrato di nuovo Sacha Naspini al Premio “Boccardi”, aveva cambiato genere, presentò una storia di vita quotidiana, una novella d’altri tempi, ma scritta sempre bene, questo era l’importante.

Ho pubblicato Naspini in Cattive storie di provincia con un horror d’atmosfera niente male e in Antologia del Fantastico Underground (li trovate ancora su www.ilfoglioletterario.it). Mi sono lasciato sfuggire L’ingrato, bella novella maremmana sulla pedofilia edita da Effequ, adesso libera da diritti, non so nemmeno perché, motivi di opportunità commerciale, credo. Naspini è scrittore completo, spazia dalla narrativa di genere ai racconti di viaggio, sperimenta il romanzo di formazione e la novella classica che ricorda Cassola, Chiara, Soldati e persino Aldo Zelli, che forse non conoscete (ed è un male!), ma era un grande scrittore piombinese di racconti maremmani e di storie per ragazzi. Naspini ha pubblicato con Il Foglio Letterario un bel noir come I Sassi che racconta il rapporto padre - figlio e descrive una città magica come Praga. Naspini partecipa anche al collettivo UBV (Underground Book Village) e ha partecipato all’opera collettiva Le sette vite di Dalila e Achille, nella quale sette giovani autori provano a smuovere le stagnanti acque della narrativa italiana contemporanea. Per sapere tutto di questo interessante progetto rimando qui. Provate a leggerlo. Non ve ne pentirete. E intanto godetevi questo estratto da un nuovo romanzo…

 

Gordiano Lupi

lupi@infol.it

 

 

Estratto da Bocche - romanzo in corso d’opera

 

Tu prendi una cazzodipendente come Patty e chiediti in quale posto la deve portare il suo uomo per farla svagare un po’.

Sono esclusi: tutti i locali per gente normale.

Sono esclusi: compagni di baldoria.

Io e lei e basta.

Quando Patty ed io usciamo per la notte, significa solo una cosa: cacciare.

E la nostra preda è: gang-band.

A proposito di “normalità”.

Ma devo essere in serata buona, e abbastanza sballato. Quindi, prima di tutto: la droga. Questo è il primo passo.

Per quanto riguarda il “dopo”, è tutta un’incognita da scoprire. Bisogna fare anche una certa attenzione, non sai mai chi ti capita davanti. Il mondo è pieno di: froci. Pervertiti di ogni stampo. Maniaci del bondage senza freni. Travestiti. Zoccole virali. Eccetera.

Di solito basta che ci appostiamo in una di quelle radure fuori città dove la gente va a scopare di nascosto da mogli e mariti. Uno di quegli spiazzi vicino al mare, dove trovi decine e decine di macchine che oscillano a pochi metri di distanza l’una dall’altra. Qua e là spunta un piede, o un culo premuto contro il finestrino. Orgasmi come lucciole che si accendo a intermittenza dappertutto, a volte anche all’unisono. È una cosa che te lo fa venire duro solo al pensiero: inondare il culo di una sconosciuta che ti tiene per le palle e sentire a dieci metri di distanza un’altra fica in fiamme che urla: «Vengo! Vengo!», e dopo giù, grida da animale. Sembra che te le stai scopando tutte, all’unisono.

La macchina è il primo dato importante. Patty ed io scegliamo quelle più costose e ci affianchiamo.

Nella maggior parte dei casi “macchina costosa” è sinonimo di: gente dai quaranta in su. Ovvero: tradimento in corso. Ma significa anche: un certo status. E di conseguenza: pulizia. Anche se non è detto, e le precauzioni non sono mai troppe.

Il secondo dato importante è: niente fogli di giornali attaccati ai vetri. Le nostre prede devono poterci vedere bene, e noi loro: metti che una coppia abbocca all’amo e quando li vedi in faccia sono troppo vecchi. O troppo grassi. O troppo antipatici. La simpatia conta, altroché. È una cosa che senti subito, a pelle. Se Patty si volta verso di me e dice: «Lei no, mi sta sulle palle a vista.», allora non se ne fa di niente, arrivederci e grazie. E viceversa.

Ma la cosa che ti fa veramente infiammare il cazzo è quando becchi due, tre, quattro bei macchinoni impilati che non aspettano altro che qualcuno abbia abbastanza palle per dare il via ai giochi.

Patty ed io ce ne arriviamo belli fatti e su di giri. Di solito lei comincia prima, tira fuori dalla sua borsetta un paio di cazzi di gomma e durante il tragitto se li ficca dentro con la musica sparata.

Da fatta Patty è una zoccola da guinnes. Le ho visto prendere così tanti cazzi tutti insieme che le prime volte non ci credevo nemmeno io. E ne vorrebbe di più. Ancora. Sono convinto che Patty un giorno o l’altro s’imbatterà in una bella cinquina di negri che la prendono, la riempiono di sborra e la sfondano lasciandola per terra in un lago di sangue. Sono convinto che se Patty potesse scegliere, vorrebbe morire così: sfondata dai cazzi.

Se arriviamo in mezzo ai macchinoni, per prima cosa Patty apre dalla parte sua, io dalla mia. Io vado davanti, lei didietro. Applichiamo le maschere nere alla targa. A questo punto proviamo a farli abboccare.

Con Patty di mezzo e drogata fatta è semplice: pensa a tutto lei. Di solito tira su la mini che indossa senza mutande, si toglie i tacchi e si arrampica sul tettino. Io alzo lo stereo, tengo la macchina in moto e lascio accesa la luce dell’abitacolo.

Patty è già bell’e stesa che si mette i suoi cosi dentro la fica bagnata e calda. Quando arrivo io ce l’ho così duro che potrei passarla da parte a parte, inchiodarla alla lamiera del tettino, cazzi di gomma e tutto. E cominciamo a scopare.

Il primo effetto generale è: sgomento.

Seguito da tre movimenti.

Il primo: qualcuno accende il motore, ingrana la prima e se ne va urlandoci contro le peggio offese.

Il secondo: dalle altre auto il niente più assoluto. L’immobilità. Patty ed io vediamo facce spettrali moltiplicarsi nella penombra di quegli abitacoli oscuri. Fottuti guardoni. Ma è bello scopare la tua donna con decine di occhi addosso, è una cosa che consiglio sempre di provare. Anche se poi è bene che i guardoni si diano una mossa.

Il terzo movimento è: l’avvicinamento. È qui che si capisce che aria tira.

Se Patty ed io ce ne stiamo sul nostro tettino a scopare come indemoniati e dopo venti minuti non si è ancora fatto avanti nessuno, significa che non è serata. Non c’è gente che fa al caso nostro. D’un tratto smettiamo, prendiamo i nostri giocattoli e ce ne andiamo da un’altra parte lasciando quel manipolo di maniaci a spettegolare. O a spararsi seghe.

Se invece si fa avanti qualcuno, significa che questo qualcuno sa il fatto suo. La musica sparata non consente grandi scambi di parole, e poi non ce n’è bisogno. Basta che siano in due. Di solito è il maschio che si fa avanti per primo, e se ci piacciono i tipi l’unica cosa che faccio è: tiro fuori l’uccello da Patty e con un cenno invito il tizio ad accomodarsi pure. Allora, se il tizio in questione è uno navigato, non fa che prendere la sua donna e portarla da me. L’unica cosa che faccio è: mi cambio il preservativo, così lei si tranquillizza.

A questo punto altre macchine capiscono l’andazzo e ingranano la marcia lasciando dietro un polverone. Ma altri guardoni restano, quello che devono fare è: trovare le palle per uscire allo scoperto.

Intanto Patty si prende il cazzo del primo venuto. Fa sempre un certo effetto vedere la propria donna ingroppata da uno sconosciuto. Cioè: dentro ti si muove qualcosa che è bello e brutto insieme. La stupidità dell’appartenenza che lotta con la bellezza della bestialità. Ma del resto non c’è niente di più scioccante di un bel groviglio di sensi allo stato animale. Si chiama: adrenalina pura. O semplicemente: fame.

Se siamo fortunati ne arrivano altri due. A questo punto siamo in quattro a scegliere, ma allo stesso modo non servono le parole: se lei mi piace la vado a prendere; se lui piace ecco che d’un tratto si ritrova con due fiche bagnate addosso. E così via.

Una volta, dalle parti di Ostia, Patty ed io abbiamo messo su un’orgia che nemmeno nei porno di prima categoria. Culi, piedi, cazzi, lingue, fiche e mani dappertutto. La bestialità allo stato puro. Un groviglio di facce, labbra, schiene, capelli. Madri che il giorno dopo avrebbero accompagnato il proprio bambino dalle suore, padri che affondavano il loro affare tra le chiappe di una che magari aveva cinque anni meno delle figlie. Un casino di questo tipo. Buttarlo dentro a una brunetta e un momento dopo vergarlo tra le gambe di una casalinga con la fica slabbrata dai mestoli che ha preso in vita sua. Sesso puro, con tutti che si mordono, si divincolano, ti leccano ogni lembo di pelle appiccicaticcia. E nessuno che cerca di fregarti, se una donna perde un orecchino o una collanina d’oro stai tranquillo che non c’è anima viva che se la intaschi.

Anzi, quasi quasi gliela fai cadere apposta, per vederla chinare e spararglielo giù nel profondo.

 

 

Per contatti con l’autore:

shangrya@libero.it

http://sachanaspini.splinder.com (press)

www.vaderrando.it

www.myspace.com/vaderrand0


Foto allegate

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