«Cuba riformerà al più presto il sistema monetario» ha detto Osvaldo Martinez (foto), Presidente della Commissione Economica del Parlamento Cubano, al quotidiano spagnolo El Pais.
Sembra impossibile ma verrà abolita la circolazione parallela del peso nazionale - che non vale niente, ma ci vengono pagati gli stipendi - e del peso convertibile - il popolare chavito che serve per gli acquisti più importanti ed è parificato al dollaro. Meraviglia delle meraviglie, pare che Martinez abbia compreso che «l’attuale sistema monetario è fonte di tensioni e conflitti tra chi possiede dollari o euro e chi non li ha». Non serviva un grande ragionamento e un pensiero quasi ventennale per rendersene conto, ma meglio tardi che mai.
Martinez si abbandona a una dichiarazione risibile: «Il doppio mercato è una delle cose che più attira l’attenzione di tutti i visitatori che giungono a Cuba. È difficile da capire ma non si tratta di un capriccio. È stata una penosa necessità».
Questa ce la poteva risparmiare. Il turista non ha il benché minimo accesso al mercato in pesos nazionali, se va in un villaggio o in un grande albergo non li vede neppure da lontano. Il prezzo del soggiorno viene pagato in chavitos che è costretto ad acquistare appena sbarca sull’isola. Tra l’altro le banche locali praticano un cambio alla pari - un euro per un chavito - che non sta né in cielo e né in terra. I prezzi per i turisti sono altissimi e una vacanza a Cuba è molto costosa, se non si sceglie la strada delle casas particulares gestite da cubani, spesso illegalmente. Come fa Martinez a dire che il doppio mercato attira l’attenzione dei visitatori, se la maggior parte dei turisti non se ne rende neppure conto? Diciamo le cose come stanno e ammettiamo che il doppio mercato serve al gioco economico del regime che fa incetta di valuta pregiata. Non occorre accampare penose scuse. La doppia circolazione è stata adottata durante la crisi del 1993, dopo la fine dell’Unione Sovietica, ed è servita per risanare il bilancio e per accumulare moneta forte.
Martinez supera se stesso quando afferma che «circa la metà degli undici milioni di cubani ha accesso ai pesos convertibili attraverso differenti vie, tra cui le rimesse dei familiari residenti all’estero e il turismo». Qui siamo al delirio. Martinez sa bene che i cubani riescono a racimolare chavitos soprattutto con metodi illegali, truffe, prostituzione, fughe all’estero per spedire soldi a casa e via di questo passo. Il cubano medio vive ai margini il fenomeno del turismo, raccoglie le briciole, quasi sempre in modo non consentito dalle leggi. Sono pochi i cittadini in regola con i permessi per gestire case private, piccoli ristoranti (paladares) e per guidare taxi, perché il costo delle licenze è altissimo.
«La politica del governo prevede l’eliminazione della doppia moneta, che in una certa misura ha danneggiato l’autostima nazionale, ma abbiamo bisogno di un minimo di riserve monetarie per riuscire ad avere un tasso di cambio normale, una riforma dei prezzi e dei salari e una maggiore efficienza economica» ha concluso Martinez.
Non resta da vedere a quanto ammonteranno gli stipendi in pesos convertibili, perché se resteranno attorno a una media di 15 chavitos tutto resterà come prima e solo formalmente avremo un cambiamento. In ogni caso la modifica del sistema monetario e la possibilità di uscire liberamente dall’isola sono due riforme auspicabili che vanno verso la direzione di una Cuba moderna.
Attendiamo fiduciosi.
Gordiano Lupi