La serata inaugurale di “Letterature. Festival internazionale di Roma” si è tenuta di recente al Teatro Argentina con la presentazione del progetto “La storia siamo noi”.
Alcuni dei nostri migliori autori, differenti per età e approccio, hanno riletto la storia dell'Italia dal 1848 ad oggi per quest’apertura della VII edizione scandita dal tema “Parola, Silenzio” ed in programma fino al 19 giugno.
Gli scrittori Giosuè Calaciura, Andrea Camilleri, Leonardo Colombati, Giancarlo Liviano D'Arcangelo, Mario Desiati, Antonio Franchini, Giuseppe Genna, Nicola Lagioia, Helena Janeczek, Laura Pariani, Sandra Petrignani, Laura Pugno, Antonio Scurati hanno raccontato il loro pezzo d'Italia.
I racconti, la cui riduzione è stata recitata dagli stessi autori, fanno parte di un'antologia omonima, La storia siamo noi, edita dall'editore Neri Pozza Bloom.
Immagini di repertorio proiettate sugli schermi hanno illustrato le letture e la pianista Rita Marcotulli ha accompagnato gli autori con le sue musiche.
Il Festival si è aperto così con la presentazione di questa “Storia d’Italia degli scrittori”.
Raccontare l’Italia è sempre stata un’impresa difficile. Pochissimi hanno affrontato di petto gli eventi epocali che hanno sancito la nascita e lo sviluppo dell’Italia moderna, oppure le personalità che hanno attraversato ed attraversano le vicende della politica, dell’economia, della cultura, e tanto meno i momenti contraddittori e dolorosi del nostro recente passato.
Oggi il racconto più fedele, lo sguardo più attento sulle storie d’Italia appare dominio dei giornalisti, dei reporter, delle inchieste televisive. Eppure la letteratura ha sempre saputo guardare nel profondo della realtà, nel mistero degli eventi, degli individui, descrivendo epoche e avvenimenti con una sensibilità e una verità che a volte appare irraggiungibile per gli storici o per il cronista, e che è capace di sfiorare il nucleo profondo dei fatti, delle trasformazioni, dello spirito dei tempi.
Per la prima volta questi scrittori di generazioni diverse hanno affrontato la storia d’Italia, dall’Ottocento a oggi. Si sono immedesimati nelle grandi figure, da Garibaldi ad Agnelli, o nei destini individuali: una studentessa del Sessantotto, un soldato che rientra in patria alla fine della seconda guerra mondiale. Hanno immaginato i grandi eventi, le Cinque giornate di Milano, la battaglia di Montecassino, la tragedia di Ustica, il caso Moro, con impegno e gusto letterario, coraggio e discrezione. Per narrare e rivelare i sentimenti collettivi, i cambiamenti epocali, orrori ed errori, speranze e illusioni di una nazione che in fondo è stata raccontata poco, e sempre troppo tardi.
Pur essendo pienamente d’accordo con chi asserisce che nessun attore può mai arrivare ad interpretare le pagine di un autore con la sua stessa intensità emotiva, questa serata inaugurale del Festival ha vissuto, però, diversi momenti di lentezza specialmente quando sul palco vi erano i giovani autori timidi e non adusi al palcoscenico, dove non trovavano nemmeno un anfitrione che li confortasse.
Ritengo che Piero Maccarinelli, regista della manifestazione e inconfutabile personalità del nostro teatro, abbia sicuramente posto la questione, suggerendo adeguate soluzioni. Spiace, purtroppo, che non sia stato ascoltato, poiché la serata si è accesa solo quando sono intervenuti Andrea Camilleri (foto), personalità decisamente stimolante, Manuela Mandracchia, nota attrice in sostituzione di un assente, e Nicola Lagioia che, oltre ad essere giovane scrittore, ha anche ottime doti di interprete.
Lucio De Angelis
(da Notizie radicali, 23 maggio 2008)