Lo scorso marzo si è svolto il 25° «Festival des migrations, des cultures et de la citoyenneté» e «Salon du livres et des cultures».
In breve, si tratta di una manifestazione che acquisisce una sempre maggior importanza fra le etnie presenti in Lussemburgo, che, seppur piccolo, ne accoglie molte. Un’occasione questa, per approfondimenti e condivisioni di differenti culture, problematiche dei diversi paesi e ancora folclore e gastronomia.
È possibile esplodere nelle proprie intime identità ed abbracciare quelle altrui.
Mi piace immaginare questo evento come ad una grande ruota dove il centro (Lussemburgo) è supportato dagli innumerevoli raggi (gli immigrati) ed insieme, si avanza. Senza rinunciare alle proprie radici si può convivere in un magico intreccio d’idee, arte, opinioni e proposizioni su di un florido terreno propenso ad amplificare la forza della conoscenza e delle uguali opportunità, il tutto amalgamato dall’eccellente organizzazione lussemburghese; se ben gestito potrebbe, a mio avviso, rappresentare un bell’esempio di vera fusione fra popoli, che si arricchiscono vicendevolmente, che danno continuità e senso al cammino della storia dell’umanità.
Questo è quello che mi piace pensare e sono altresì convinta che un sogno porti in sé la forza necessaria per divenire una magnifica realtà, vicina a quella da me, forse ingenuamente, enfatizzata.
Sono presenti moltissime associazioni, stands di vario tipo, gastronomico, informativi, souvenirs, salon du livre e chi più ne ha più ne metta.
Entrando in fiera, luogo in cui si svolge il festival, si è accolti da un’atmosfera un pochino più “dimessa” e “tranquilla”, almeno rispetto a quella che si trova oltre il mondo letterario. Adoro il profumo dei libri ma la confusione, anche se un po’ ovattata, disturba la tranquillità necessaria che indurrebbe ad un potenziale acquisto o ad una domanda che vorresti fare ed invece lasci perdere. È possibile assistere ad interviste di scrittori e poeti in rappresentanza dei vari paesi e poi ci sono le librerie... per sentirsi un po’ a casa. Si procede... l’odore di cibo si fa sempre più insistente andando a solleticare le sensibili papille gustative e la confusione sempre più chiassosa e prepotente. Camminando per le viuzze di un ipotetico “Paese” si è rapiti da colori, sapori, oggettistica e quant’altro... più in là ci si può rifocillare presso il banco della piccola ristorazione... e poi ancora più in là, le coinvolgenti rappresentazioni dal vivo, musica, danze folcloristiche, piccoli pezzi teatrali, sbandieratori... Si può senz’altro affermare di aver visitato mezzo mondo in mezza giornata... ma... personalmente... il mal di testa è assicurato. Troppo e tutto insieme.
Mi piacerebbe veder crescere questo evento in modo gradevolmente esponenziale, più ordinato, per argomenti ed accostamenti. Fondamentalmente siamo “noi” a volerlo, siamo noi che possiamo “migliorarlo”; questo evento ci rappresenta... dà voce a tutti noi, vale la pena secondo me investire un po’ del nostro tempo e probabilmente non solo, al fine di renderlo un appuntamento indimenticabile, continuamente rinnovato ed arricchito.
Certo è già una conquista non indifferente l’aver ottenuto ed organizzato uno spazio come questo... ma quello a cui auspico è una sua raffinatezza dettata dall’esperienza acquisita anno dopo anno... Ad esempio io immagino questo appuntamento diviso in due parti, quello di carattere popolare con musiche, danze, rappresentazioni di vario genere, souvenirs, piatti tipici (quest’ultimi potrebbero essere adottati da entrambe gli eventi) etc. e quello prettamente culturale quindi libri, scultura, pittura, interviste salotti, di rappresentanti ivi residenti o provenienti dai paesi rappresentati ...sogni?
«…La luna venne rischiarando l’oscurità ed illuminando la via...»
Savina Martinucci