A trent'anni dall'approvazione della Legge 194, il diritto all'aborto legale è nuovamente sotto attacco. In pochi in Parlamento chiedono la sua abolizione tout cour (nonostante le rumorose pressioni della Chiesa Cattolica che ora presenta il conto alla maggioranza dopo averla aiutata a diventare tale), ma la disapplicazione di alcune sue parti e la mancanza di educazione contraccettiva costituiscono oggi il nuovo fronte di guerra alla libertà della donna.
Se la pillola abortiva Ru486 sta per essere finalmente commercializzata in Italia (grazie all'Europa), non è ancora chiaro come il Governo intenda regolamentare la sua somministrazione. Sarebbe davvero un insulto alla ragionevolezza ed una limitazione della libertà della donna imporre, come alcuni esponenti del Governo hanno suggerito, un ricovero coatto di tre giorni per l'assunzione di due pastiglie.
Soprattutto, sul fronte della prevenzione all'aborto, vi è ancora oggi un atteggiamento refrattario, dettato da dogmi religiosi che non ammettono il sesso se non per procreare e all'interno del matrimonio. Con questa logica, la contraccezione di emergenza (pillola del giorno dopo) è ancora oggi sottoposta all'obbligo di ricetta, un ostacolo enorme a cui si aggiunge una sempre più stravagante disobbedienza civile di medici arcireligiosi.
Ho chiesto quindi oggi (22 maggio) al Governo, con una interrogazione depositata al Senato, come intenda regolamentare la somministrazione della pillola Ru486 e cosa intenda fare per promuovere l'educazione e l'accessibilità alla contraccezione di emergenza.
Donatella Poretti
Qui il testo dell'interrogazione
Qui puoi sottoscrivere la petizione
“pillola del giorno dopo senza ricetta”
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