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Pietro Pancamo, “Manto di vita”. Recensione di Leandro Piantini
Lieto Colle, 2005, Euro 10,00.
Lieto Colle, 2005, Euro 10,00. 
23 Maggio 2008
 

Questo esordio in poesia di Pietro Pancamo è stato salutato dalla critica con favore, il giovane poeta è stato riconosciuto come una voce nuova e interessante. Gianmario Lucini ha parlato di «una personalità poetica forte e compatta», volendo intendere che Pancamo possiede già una sua sigla riconoscibile, originale. La sua mi pare una poesia allusiva, velata, a tratti misteriosa, costruita secondo un modo di illuminare le immagini in maniera che il sentimento dell’esistenza che esse evocano ne risulti, moderatamente, inafferrabile, non univoco ma aperto al “dopo”.

Lo scrittore esprime quell’inafferrabile in modo che si comunica al lettore in forma di immagini nitide, icastiche, o come racconto scorciato di eventi interiori, di aforismi morali e forse anche di verità “filosofiche”.

Si sente che la poesia di Pancamo viene dopo l’esperienza della “parola innamorata”, che per i poeti della sue generazione è stato uno spartiacque, una fase di non ritorno che era necessario attraversare. Questa poesia si tiene lontana dal minimalismo ma non dal realismo magico e ha lasciato alle spalle anche le sirene del neoorfismo e del neoermetismo. Questa ricerca si muove certamente ancora nell’alveo del simbolico, e le situazioni assai varie e molteplici che le poesie dispiegano, si diramano in molte direzioni, sicché si potrebbe avere l’impressione che si vada un po’ a caso, per movimenti erratici. Ma non è questa a mio parere la chiave di lettura più consona a decifrare questa lirica ondivaga ma ricca di umori e dalla pronuncia sicura.

Aggiungo che la breve silloge si avvale di una presentazione critica ottimamente realizzata da Marisa Napoli, ricercatrice dell’Università Cattolica, che si esercita con un’analisi puntuale e discreta volta a scandagliare con precisione i grumi semantici che il testo propone, a decodificarne le valenze.

Il mondo fantastico che i testi descrivono è vibrante, dolce e autoironico. Ad un certo punto viene spiegata la metafora che dà il titolo alla raccolta. Lo sguardo del poeta si identifica con quegli uomini «che attraversano le ombre cave dell’aria mansueta/ con lo sguardo di chi trova nel buio/ un manto di vita» (p. 30).

La visione delle cose che traspare da queste poesie è resa opaca dalle mille ragioni che denunciano la crisi della realtà in cui viviamo. Ma non ci allarmiamo troppo, questa realtà indecifrabile trova l’ausilio della parola poetica, che ha il compito di nasconderla o di svelarla, secondo il gioco imprevedibile delle occasioni.

Nell’orizzonte della post-modernità, questa realtà frantumata, ma non direi caotica, entra nell’orbita dei nostri sensi solo a strappi, a singhiozzi. E le metafore di cui si avvale Manto di vita, che non di rado sono metafore affascinanti, hanno spesso l’effetto di colpirci con la loro enigmaticità non banale e di sollecitare il battito dei nostri polsi.

Vorrei soffermarmi, per finire, sui momenti ilari, giocosi, che non mancano affatto in questi versi. «Indosso la magrezza/ con la disinvoltura/ di chi ironizza.// Eh, ironia/ con te la disperazione/ è filosofia» (p. 15).

Non abbiamo davanti un materiale così folto da indurci a tirare delle conclusioni, eppure direi che la musa di Pancamo volge più nella direzione del nonsense e della leggerezza che in quella della ricerca di senso, del giudizio di valore. Si vedano lacerti come questo: «Io sono il maestro di bravura artificiale/ Io dirigo la musica/ nell’aria che sa di temporale» (p. 29). O come questo: «Come disprezzo/ questo mondo/ nel quale si vive/ solo per evitare/ noie al motore» (p. 19).

In questi momenti di attonito abbandono direi che trapela nei versi di Pancamo una vena ludica, e insieme melanconica, che trova la sua espressione più felice nella poesia intitolata “Somiglianze”, dove l’aura fiabesca rimanda proprio al primo Palazzeschi aurorale di “Rio Bo”. «A quest’ora/ ogni paese/ è un fagotto/ di stelle e di buio.// Ma lo è pure/ questo cielo vagabondo… A quest’ora/ ogni uomo/ è un fagotto/ di buio e di stelle».

  

Leandro Piantini

 

 

Pietro Pancamo (1972), redattore professionista.

È stato direttore editoriale della web-zine internazionale Niederngasse Italian.

Coordina il portale www.labileabile-traccia.com (citato a dicembre del 2007 in un volume della Zanichelli); è caporedattore per la poesia dell’e-zine Progetto Babele, nonché redattore del semestrale cartaceo (specializzato in poesia, narrativa e filosofia) La Mosca di Milano.

In campo letterario ha ottenuto in particolare il primo posto assoluto al Premio “Città di Torino” ed il secondo al Trofeo “Medusa Aurea” (indetto dall’Accademia internazionale d’arte moderna di Roma).

Ha intervistato scrittori come Antonella Anedda, Stanislao Nievo, Umberto Piersanti, Davide Rondoni. Suoi articoli, racconti, poesie e copioni teatrali sono usciti su diverse riviste. Fra quelle cartacee sono da ricordare Poesia (Crocetti Editore), Gradiva (semestrale di New York, Usa, diretto da Luigi Fontanella), InFonòpoli (organo dell’Associazione culturale Fonòpoli, fondata da Renato Zero), Nel Racconto (dispensa svizzera di narrativa libera in lingua italiana), Poiesis, La Biblioteca di Babele, Le Colline di Pavese e il Notiziario dell’Accademia internazionale d’arte moderna di Roma; fra quelle telematiche, invece, Cinema Studio (web-zine gestita da alcuni docenti dell’Università “La Sapienza” di Roma), The muse apprentice guild (giornale digitale statunitense, con sede a San Diego in California), Sagarana, Fonopoli.net, Fucine Mute, LiberInVersi, Poièin, FaM, I Vedovi Neri, Rotta Nord-Ovest, El Ghibli e Scriptamanent (mensile della Rubbettino Editore).

È stato tradotto in spagnolo, francese e arabo. Suoi componimenti sono apparsi in inglese su Filling Station (quadrimestrale cartaceo di Calgary, Canada) e Snow Monkey (periodico cartaceo dell’area di Seattle, Usa).

Ha pubblicato Manto di vita, LietoColle, Faloppio, 2005: ovvero una silloge di liriche che – in vendita presso quarantacinque librerie (due in Svizzera, le restanti sparse in tutta Italia) e dotata di una prefazione a firma di Marisa Napoli (saggista più volte edita da Rizzoli, Zanichelli e Laterza) è stata recensita fra l’altro dal trimestrale a stampa Atelier, suscitando l’interesse di Giancarlo Pontiggia e riscuotendo l’apprezzamento del critico letterario Gianmario Lucini.

È stato incluso nelle seguenti antologie: Walter Mauro (a cura di), Geografie poetiche, Giulio Perrone Editore, Roma, 2005; Wiki Poesia - Volume 1 & 2, Nuoviautori.org, Roma, 2006; Alessandro Ramberti (a cura di), Specchio Poetico. Raccolte in dialogo, Fara Editore, Santarcangelo di Romagna, 2007; Wiki Poesia - Volume 3, Nuoviautori.org, Roma, 2007 (quest’ultima antologia contiene anche tredici testi di Lucrezia Lerro, romanziera della Bompiani, e ventiquattro di Menotti Lerro, redattore della Mondadori).

Per Progetto Babele ha curato l’e-book collettivo La ricognizione del dolore, comprendente dodici poeti scelti. 


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