Emma Marcegaglia ha detto che possiamo tirarci su… e che dobbiamo!
Giusto!
Ma, dove siamo?
Al 46° posto per competitività tra i Paesi del Mondo.
Lo dice La deriva, dove Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, che ci avevano descritto La casta, cioè chi sono i primi responsabili del perché stiamo precipitando, raccontano l’Italia ‘che non sa più progettare e prendere decisioni forti’; cioè dicono a noi (gli altri responsabili), dove si va, ‘se non ci tiriamo su’, anzi –sottolineo io, senza esagerare- dove già siamo!: nel terzo mondo!
L’espressione ‘terzo mondo’ traduce in parole ‘di dimensione classificatoria nota’ ciò che l’ordine 46° a qualcuno non dice.
Siamo 35° come giro delle informazioni, cioè i nostri tempi di reazione alla deriva sono terribilmente lunghi, bradipici!
Scuotiamoci! Non siamo bradipi.
Possiamo confortarci con noi stessi rispetto agli altri: 500 anni fa altri Italiani, pur divisi, produssero il Rinascimento, cioè l’Arte che fa belli anche noi, ma che i non Italiani cominciano a non più vedere. «Eravamo i primi al mondo, nel 1970, vivendo ancora di rendita… ma già nel 2004, a forza di rapinare gli stranieri sparando conti astronomici nei ristoranti e di devastare i limoneti e gli aranceti per tirar su quelle mostruose palazzine abusive che infestano le nostre coste meridionali, eravamo scivolati al quinto posto, con il 4,9% di quota di mercato mondiale».
Ovvero, stiamo scendendo giù anche nel turismo, pur avendo il 65% dei beni culturali del mondo. Una quota che a lungo andare diminuirà perché il bello è bello se tanti lo vengono a vedere, lo lodano e, dunque, lo quotano.
Nel nome di tutto il bello che ci hanno lasciato coloro che sono vissuti ‘dove il sì suona’ dobbiamo tirarci su, smettere di concorrere a chi fa meno e cominciare ad imitare le nostre isole d’eccellenza, chi non si è lasciato andare alla deriva.
Smettiamo i cortei di chi protesta perché non si scopa e prendiamo in mano la scopa: per scopare, e per darla in testa a chi non scopa.
Carlo Forin