Due film importanti che Nando Cicero realizza con interprete il solo Franco Franchi sono Ku fu? Dalla Sicilia con furore e Ultimo tango a Zagarol, entrambi girati nel 1973.
Ku fu? Dalla Sicilia con furore vede nel cast un’ottima spalla come Gianni Agus, che interpreta il cinese Kon Chi Lay, ma ci sono pure Nino Terzo, Gino Pagnani, Alfredo Thomas ed Enzo Andronico. La pellicola è esilarante. Cicero realizza una parodia riuscita di Dalla Cina con furore (1972) inserendo elementi di grande comicità. Franco Franchi viene addestrato al kung fu dal vecchio Don Vito, mandarino di Sicilia, per partecipare a una gara bandita dal comune di Roma importante per il suo futuro. Non sa che il posto messo in palio per il vincitore dell’incontro di karate è da vigile urbano e soprattutto è all’oscuro che la figlia di Don Vito, promessa sposa, è un’orribile cicciona. Le gag si susseguono con grande ritmo. Seguiamo Franco a Roma vestito da cinese con la portantina riempita di cemento, quindi cominciano le lotte orientali e il comico ridicolizza il kung fu di Bruce Lee con una mimica da Totò anni Settanta. Jimmy il Fenomeno è un cameriere cinese tremolante e nevrotico che serve Franco, lo rende così nervoso da fargli versare tutto il riso e finisce per inzupparlo dalla testa ai piedi con il vino rosso. La situazione al ristorante cinese è prolungata ma efficace e Cicero ironizza sulla nuova cucina orientale mostrando dei vermi vivi nel piatto di Franco. Al ristorante assistiamo anche a una sfida stile western tra Franco e un duro chiamato Attila che manca di rispetto a una cantante cinese. Franco dice che lo chiamano fico d’India, e aggiunge: chi mi tocca si punge! Inutile dire che i tipacci lo gonfiano di botte, ma è il padrone del ristorante (un esilarante Giancarlo Fusco), padre della cinese, a salvare la situazione a suon di testate. A questo punto si inserisce una leggera situazione amorosa tra Franco e la cinesina, ma è tutto molto garbato, come sempre accade nelle pellicole parodistiche interpretate dal comico siciliano. L’arrivo dei tre killer da Milano alza il livello di comicità surreale. Thomas, Pagnani e Terzo si presentano aggredendo un banco di porchetta e facendosi tre grandi panini a colpi di karate. Franco li vede e commenta: “I Re Magi!”. I tre killer menano tutti i componenti della palestra di Kon Ki Lai (Agus) e Franco non combatte perché bloccato dalla paura.
Nel film si inserisce una gag ripetitiva di un uomo a bordo della sua Fiat 500 che investe sempre Franco. Alla fine del film sarà il comico nei panni di un vigile urbano a vendicarsi dell’arrogante automobilista. Le numerosi parti a base di musica western sono divertenti citazioni dei duelli tra buoni e cattivi di un cinema che Cicero non ha mai frequentato ma che sembra amare. Esilarante la sfida a colpi di birra versata sulla testa che vede i killer inzuppare Franco con il contenuto di tre casse. La comicità è da cartone animato, caratteristica di Nando Cicero. Al solito è il padrone del locale che risolve la situazione a colpi di testate, ma solo perché viene disturbato mentre mangia. La spia nascosta nella tazza del cesso, Franco che ci piscia sopra e tira la catena è un’altra trovata geniale degna del miglior Cicero. Arriviamo alla gag della mano di travertino, arma segreta con la quale Franco dovrebbe vincere la gara e sconfiggere i killer. Si tratta di un’enorme bufala inventata da Kon Ki Lai per convincere Franco a fare il trasloco di casa sua, anche se poi il cinese gli fa mettere le mani nei carboni ardenti e infine lo convince a buttare giù un muro a colpi di karate. Un’esplosione causata da artificieri di passaggio convince Franco di essere diventato invincibile. Siamo ancora nella comicità da cartoon, ma la mimica del comico siciliano è notevole. Franco sfida i killer a colpi di incudine, non alza il peso ma fa evacuare il locale a colpi di scorregge, al punto che Andronico (Ce Lo Kon Te) esclama: “Ha il culo proibito!”. Altra gag divertente e tipica dei cartoni animati è quando vediamo Franco modellare la mano con una mola da arrotino prima di utilizzarla per tagliare fette di salame. Un umorismo surreale che ricorda Jacovitti e che Cicero inserisce volentieri nelle sue pellicole. La gara finale vede Franco vincitore a suon di testate perché utilizza l’arma segreta del padre della cinesina: una parrucca che nasconde una calotta d’acciaio.
Il film non è finito: i killer scoprono il trucco, arriva la resa dei conti al ristorante e tutto si conclude a torte in faccia, in bagarre, secondo regola della pochade. I killer vengono ricoperti di farina, uova, pomodori, pane, acqua, pasta per pizza e addirittura vermi vivi. Subito dopo Franco li finisce inducendoli a una triplice testata reciproca. Il posto di vigile urbano è suo, ma prima evita di sposare l’orribile figlia di Don Vito che preferisce il padrone del ristorante e convola a nozze con la cinesina.
Molto bravi Gianni Agus ed Enzo Andronico come maestri cinesi rivali, ma pure i tre killer (Terzo, Pagnani e Thomas) che danno vita a una serie di originali trovate surreali. La pellicola vive di invenzioni scurrili e volgari che la rendono inimitabile nell’ottica di una poetica dell’eccesso che caratterizza il regista. Basti citare Franco Franchi che con una scorreggia rende irrespirabile l’aria della palestra rivale, durante una sfida di karate. Persino Mereghetti concede due stelle a un film che giudica di livello molto basso, anche a base di peti, ma efficace. La parodia del kung-fu è ben fatta e Cicero fonde a dovere la comicità popolare e mimica di Franco Franchi con i giochi di parole sul cinese. Nando Cicero dimostra un gusto per l’eccesso e una fantasia giocosa che lo conduce a percorrere le strade dell’iperbole e del surreale, senza trascurare eccessi verbali e corporali di una volgarità unica.
Gordiano Lupi