«Che l'immigrazione clandestina divenga reato è indispensabile per il nostro Paese»'. Ad affermarlo è Antonio Di Pietro, leader dell'Italia dei Valori. Così recitava un'agenzia di ieri e vedendola mi è venuta in mente la “neolingua” di Orwell. Perché se l'informazione che passa attraverso i media è quella che l'unica opposizione parlamentare all'inciucismo veltrusconiano sia quella dipietrista, e poi si legge quanto sopra, e nessuno si interroga sul significato sostanziale e non solo formale delle parole, allora veramente quest'informazione non dà elementi di conoscenza ma solo deformazione della realtà. Perché se il clima da destra a “sinistra” è quello della demonizzazione del diverso dalla maggioranza bianca, cristiana, eterossessuale e in particolare prende di mira gli ultimi degli ultimi, i rom e gli immigrati clandestini, questa dichiarazione di Di Pietro non fa che confermarlo e dunque dov'è l'opposizione?
Di Pietro è completamente allineato, culturalmente ancor prima che politicamente, all'illiberalismo che domina l'attuale fase storica italiana; l'unica opposizione reale è quella liberale e socialista che ha i suoi rappresentanti nei parlamentari radicali, che io spero vivamente difendano con strenua volontà i diritti individuali e di cittadinanza dei diversi, perché al contrario di quanto pensa Di Pietro, in buona compagnia, solo con l'inclusione nella cittadinanza di tutti coloro che hanno scelto il nostro paese per migliorare la propria vita, cioè solo con i diritti e doveri che questa comporta, si potrà costruire nuova sicurezza, reale e non solo percepita. Ma certo oltre che contro i fatti dovremmo combattere anche contro la neolingua che li deforma attraverso parole vuote che non esprimono più il significato abituale ma il suo contrario; citando Orwell: se io voglio fare la guerra parlerò di pace, se voglio imporre qualcosa parlerò di libertà etc. Dio ci salvi! (anch'io in questo caso mi sono permesso di usare le neolingua).
Andrea Billau
(da Notizie radicali, 16 maggio 2008)