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Gianni Baget Bozzo - Piero Cappelli: "Sinistra postconciliare e Chiesa Corpo Mistico"
13 Maggio 2008
 

Caro Piero,

non so immaginare quello che tu mi descrivi perché essa è la descrizione della alienazione della Chiesa nell'altro in quanto altro. So che questa è la tesi della sinistra postconciliare che infine vuol dire l'annullamento della Chiesa come istituzione. Il tuo profilo ideale è tutto fuorché l'immagine di un possibile esistente, di una società. Tu sei fondamentalmente contrario all'idea di Chiesa, cioè dell'istituzione del sacramento come connessione reale del Corpo di Cristo. Per te in sostanza l'istituzione è male. Ma prova a dare una figura a quello che dici, vedrai che esso nega la società come tale e affida il tutto a una figura indistinta di buonissimi e di perfetti che non ha forma né volto.

Sinceramente mi preoccupa che tu viva una tale contrapposizione, ma penso anche che essa sia parte di te e che perderla significherebbe perdere per te il senso della vita e della verità. Sono certo che l'antichiesa è assai diffuso nella Chiesa e spero troverai una compagnia omogenea.

 

Ti saluto con affetto

don Gianni

 

***

 

Caro Gianni,

ho letto la tua risposta seppur sintetica, ma incisiva e stimolante come sempre.

Vediamo se riesco a darti una spiegazione ‘mistica’ per quanto possibile, nello stesso momento però concreta, pratica come tu la reclami e la ritieni necessaria dovendo andare a trattare della vita vissuta del singolo, della Chiesa. E quando dico ‘mistica’ e ‘pratica’ potrà sembrare un controsenso, in realtà però risente della stessa tua considerazione a doppio schema: spirituale e concreto allo stesso tempo.

Infatti, vediamo quali sono i tuoi argomenti che porti in campo:

1. Mi dici che non sai immaginare quello che io descrivo: “L’alienazione della Chiesa nell’altro in quanto altro”.

Da cui discende, secondo te:

a) L’annullamento della Chiesa come istituzione…

b) …e come idea di Chiesa, istituzione del sacramento come connessione reale del Corpo di Cristo.

2. Per te, la mia raffigurazione di quello che sostengo, sarebbe la negazione della società come tale affidando tutto a una figura indistinta di buonissimi e di perfetti che non ha forma né volto.

3. La mia contrapposizione è parte di me e perderla vorrebbe dire perdere il senso della vita e della verità.

4. Un augurio per una compagnia omogenea “antichiesa” nella Chiesa

Ora, rileggendo il tuo scritto ancora un volta, devo dire che ti voglio ancora più bene, mio caro Gianni, per due motivi che ti svelo subito per rinnovarti la nostra cara e bella amicizia, profonda e sincera: primo, perché nonostante le nostre divaricazioni rimaniamo legati come cari e devoti amici; secondo perché hai sempre penetrato con rispetto e affetto il mio animo tanto da saper leggere – benché tu non sia mai stato il mio ‘padre spirituale’ ufficiale –, in fondo al mio animo, anche quegli interstizi più reconditi che nobilitano ogni volta la nostra relazione: un ‘padre spirituale’ ante litteram

Detto questo, però, non mi esimo dal risponderti teologicamente con tutta la più piena e completa serenità e onestà interiore ed intellettuale. Una risposta che sgorga più dai visceri e dal cuore che dalla testa: è qui dove risiede l’impulso di senso e di autenticità. Vediamo se riesco a dirtelo.

Premetto che mi sembra di cogliere nelle tue argomentazioni un’antitesi alle mie ‘giustificazioni’ precedenti che se le guardi bene attingono alla stessa origine: io parlo di una Chiesa-Popolo, che condivide con i più poveri la loro condizione umana per ritrovare lì il senso ultimo del suo Essere tale: sacramento del mondo. Tu me lo contesti perché mi dici che occorre una Chiesa Mistica; in realtà poi mi chiedi invece una concreta visione storicizzata, dell’essere Chiesa-alienata che tu non condividi e che non sai immaginare se non nella scomparsa della Chiesa come istituzione. È come dire che io parto dalla Storia per arrivare alla Mistica e tu reclami una mistica che arrivi alla storia. Ci siamo già incontrati?

Parto dal punto 1.

La descrizione che posso farti la prendo da un mio vecchio articolo che ti mandai molto tempo fa e che ho pubblicato su Vita Pastorale a proposito del ‘patrimonio cattolico dimenticato’: la Chiesa come Corpo Mistico. La visione mistica della Chiesa parte dalla ‘realtà’ di una Comunione-comunità e non viceversa come tu aborri, che ha (e non avrebbe o potrebbe avere…) nel suo Signore Gesù il Capo di questo Corpo. Dove noi tutti siamo membra e organi che interagiscono e si coordinano per far sì che tutto il Corpo Mistico Ecclesiale possa armonizzarsi e operare sotto il Segno della Croce e della Risurrezione: paradigmi di Fede irrinunciabili, come cattolici. Questa mistica ecclesiale del Corpo non può avere che una inevitabile caduta concreta, reale dell’essere Chiesa-Comunione-Comunità. Una condizione mistica che per dirsi tale deve incrociare il vissuto della vita in tutti i suoi piani e in tutti i suoi aspetti. Per cui l’alienazione della Chiesa che io auspico ancora di più, soprattutto a livello istituzionale, non vuol dire perdita dell’identità e dispersione della propria coscienza e consapevolezza, quindi annullamento della propria istituzionalità e coerenza. Quanto invece rivedere tutto ciò sotto il Segno dell’essere tale Corpo Mistico Incarnato, fatto polpa di vita da condividere con quelle membra più ‘meno’ fortunate - fratelli nella comunione-umana con tutto ciò che comporta, ancor prima che di fede - di questa terra.

E l’istituzione quindi (a) non si annulla perché nessuno chiede la scomparsa della Chiesa- istituzione. Semmai che ri-cerchi e ri-trovi questa sua dimensione mistico-esistenziale sempre più legata al Corpo ecclesiale attraverso il suo essere sempre più Sorella e Madre dei fratelli e delle sorelle che vivono la dimensione più dura e cruda: da qui sorge spontaneo sentirsi in comunione con il Capo e con tutte le altre parti di questo Corpo Mistico (b). Una comunione che vive una ‘scissione interiore’ dovuta al suo stato dell’essere uomo- donna –divini.

Tutt’altro, caro Gianni, non penso e non credo ad una società-chiesa ‘buonista’ (2). Credo e opero per una Chiesa Mistico-Ecclesiale della Carità, dove ci si ‘spogli’ di tutto – non parlo tanto dei patrimoni materiali purché non divenuti Mammona –, ma soprattutto di quelli spirituali, spesso idolatrizzati, ritenuti come formalmente vincolanti e necessariamente indispensabili per credere e per essere salvati: la Carità è l’essenza e il prodotto del Corpo Mistico, è l’annullamento del proprio essere nella dimensione della vita, per riscoprire se stessi nell’orizzonte Ultimo dell’Eterno già presente e vissuto. Ma chi non sa essere caritatevole non è cacciato e non è condannato: sono le altre membra che lo soccorrono e lo aiutano, lo confortano e lo stimolano a crescere come membra degne del loro Capo… perché “l’uomo è più importante del sabato”!

Per cui non voglio annullare niente e non voglio disconoscere alcuno. Anzi, aprire le porte della Chiesa con la chiave ‘mistica’ significa far sì che si acceda ad essa ri-valorizzando proprio questa realtà-spirituale dell’essere credente, miscredente, ateo, o di chissà che altra religione…dove finalmente il mistico, come soggetto e come metodo trovi albergo e non rifiuto ed emarginazione - perché in-domabile - da parte dell’istituzione. E il mistico risiede in ogni uomo e donna della terra perché è la dimensione della vocazione esistenziale alla vita è quel ‘desiderio dell’essere’ che va ben oltre gli spazi angusti di una confessione religiosa e di una Chiesa che certa ‘casta ecclesiastica’ vuol tenere ben circoscritta e serrata dentro certi confini etno-culturali, mentre la storia mistica ed anche in parte ecclesiale va ben oltre e ben al di là di certe coordinate ecclesiastiche indicate da alcuni chierici con un neo-tomismo di ritorno, tale da permettere quello strisciante ‘scisma silenzioso’ che è nelle cose, prima ancora che nei dissidi, nei conflitti, nelle delusioni.

Per cui, quelle che leggi come mie contrapposizioni (3) in realtà non sono altro che il normale vissuto pieno e colmo dei ‘normali’ conflitti che la vita ci pone innanzi nelle diverse dimensioni esistenziali. Questa battaglia interiore ha i suoi sviluppi e le sue conseguenze anche nell’esteriorità della vita e del quotidiano. È qui che spesso trova contrasti degni di nota con quanto ci viene donato ogni giorno negli incontri con in uno scambio continuo tra l’essere ‘bisognoso’ e l’essere ‘samaritano’. Scambio in cui le dinamiche della nostra vita interiore travalicano spazio e tempo e si ricollegano nel Memoriale della storia della salvezza per dare un nuovo Spazio e un nuovo Tempo. Quindi, non vivo dissociazioni, né disorientamento, ma sì struggimento sereno colmo di fatiche spirituali, per armonizzare tutto questo. Dove, però, il senso della vita e della verità mi viene donata continuamente nei ‘segni dei tempi’ che cerco di leggere per me e per le altre membra del Corpo Mistico, in una Comunione nella storia e dentro la storia, senza pretese e senza pre-giudizi, ma solo in una accoglienza consapevole dove il Cuore possa trovare raccoglimento e preghiera d’ascolto…

Caro Gianni, non cerco compagnie ‘ecclesial-sovversive’ contro la Chiesa istituzionale. Sono dentro la Chiesa e come tale voglio restarci per ricercare - come membra mistica in comunione con tutti gli ‘uomini e le donne di buona volontà’ e donare il mio apostolato ovunque le dinamiche esistenziali mi portino nel farmi storia concreta e qui riscoprire lo Spirito e l’Anima del mondo, nella sua realtà Mistica e Carnale del Signore Gesù Cristo, in cui credo e spero…

Scusa la lunghezza. Non so essere sintetico ed essenziale come te…     

 

Con grande affetto,

Piero


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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
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