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Piero Cappelli: Come costruire il dopo-Veltroni, per battere il dopo-Berlusconi?
19 Maggio 2008
 

Partendo dall’assunto che “i cuori stanno a sinistra e le tasche stanno a destra” il discorso diventa più facile, ma non semplice.

Roma, dopo 15 anni e quasi 4 legislature all’insegna del Rutellismo-Weltroniano i romani hanno deciso di affidare il governo della ‘Città Eterna’ al Centro-Destra con sindaco Alemanno.

Intanto si è aperta la XVI legislatura con Silvio Berlusconi Presidente e “l’ex fascista” Gianfranco Fini, come l’ha definito berlusconamente l’Unità, sullo scranno più alto della Camera dei Deputati; mentre al Senato è andata allo stakanovista Renato Schifani del Popolo della Libertà, siciliano.

Di fronte ad una sconfitta così dura e pesante, Veltroni continua a sventolare l’aumento dei deputati alla Camera, quando invece non è così. Lo è solo cumulando il PD con l’Italia dei Valori di Di Pietro per di più divisi dai rispettivi gruppi distinti. Quando invece da solo il partito di Veltroni non aumenta voti rispetto a quelli presi da Prodi due anni fa. Di fronte a questa realtà il segretario di un partito dovrebbe dimettersi e rimettere il proprio mandato agli organi statuari. Ma questo, però, non avverrà. Perché in realtà Veltroni ha rilanciato il ‘piatto’ chiedendo di svolgere il congresso del PD al prossimo ottobre ed anche una sua possibile sostituzione. Tale decisione-proposta-provocatoria è sorta sotto la spinta dei ‘prodiani’ Parisi e Letta (ex-democristiani), ma subito stoppata dai dalemiani (ex-comunisti) che vogliono aspettare al ‘varco’ il Walter in un momento più idoneo ad un possibile blitz, di cui ‘baffino’ è artista nel pensarli e un fallito nel realizzarli.

Il PD, ancora, come partito vero e proprio non esiste: è solo una costruzione strategica e che oggi non ha ricevuto il gradimento degli elettori italiani né come Nazione, né come città capitale. Non solo. In questa ultima tornata elettorale su 70 grandi comuni ben 46 sono andati al PDL e solo 24 al PD.

Cosa può pretendere il centro-sinistra dagli elettori romani, quando dopo quindici anni, tra Cicciobello e Topogigio, non si sono visti grandi cambiamenti nella città e specie nelle periferie. Senza pensare a come Roma non riesca ad avere che solo due linee di metropolitana rispetto alle altre grandi capitali mondiali; come neppure sia mai stata pensata una soluzione radicale per il traffico che affoga e avvelena la capitale e che appare agli occhi del mondo come una vera fesseria: migliaia e migliaia di auto che girano intorno ogni giorno alle più grandi e importanti opere d’arte dell’Impero Romano.

Ma il vero problema è quello della resa dei conti dentro il PD. I dalemiani – che per lo più hanno il controllo del partito – stanno acquattati intorno al segretario per cogliere il momento migliore del grande-piccolo Walter. D’Alema sa cosa è già successo ad Occhetto quando trasformò alla Bolognina il PCI nel PDS ricevendo, nelle lacrime, un battesimo di fuoco fatto di dubbi e scissioni varie. Anche oggi Veltroni sta – in forma aggiornata - rivivendo con il PD quel momento difficile, con i suoi prodi guerrieri divenuti oramai taciturni, confusi e per lo più scomparsi dal palcoscenico dei mass-media. Però per vincere il Centro-sinistra dovrà aspettare dei gravi e pesanti errori di Berlusconi in questo quinquennio. E che ciò avvenga sarà molto difficile visto che il Cavaliere ha come prospettiva il Quirinale. Anche se è più facile avere una crisi come nel 1994 con la fuoriuscita della Lega dalla compagine governativa per scontri intestini.

Quel che veramente necessità è guardare al dopo-Berlusconi e trovare un nuovo soggetto che lo possa affrontare e vincere. Ma non potrà certamente essere un uomo di struttura e di partito. E dovrà essere uno diverso da Veltroni, per due motivi: uno perché chi sostituirà il Berlusca, benché sia difficile dirlo oggi, non sarà comunque certo un personaggio del vecchio partitismo di centro-destra, come invece voleva Casini, cioè lui stesso; secondo, se il Centro-sinistra non deciderà di uscire dalla maglia stretta degli uomini ex-Pci o ex-Dc non riuscirà mai più a vincere. Dovrà quindi trovare un personaggio al di sopra delle parti che possa confrontarsi – senza scheletri nell’armadio – con il futuro Berlusconi del Centro-destra. Per poter far questo e aspettare una personalità – che è difficile vedere all’orizzonte, oggi come oggi, in questo centro e in questa sinistra del PD , che accetti e decida di portare il Centro-sinistra al governo del Paese, pretenderà un PD non diviso da correnti interne e organizzato in maniera pluralista e trasparente. Un qualcosa di nuovo…

Per far questo occorre che già oggi questo PD lavori per creare il nuovo PD fatto di uomini e donne nuove, con mentalità nuove e fuori dagli schemi tardo-partitici. Occorre che passi questa generazione di politici ex-dc ed ex-pci che sono nel PD, perché ormai la loro mentalità non è né sviluppabile né trasformabile: quello che hanno raggiunto oggi è il top, non possono andare oltre. Per cui se avessero un po’ di buon senso e volessero qualcosa di buono per il futuro del PD e dell’Italia, e fossero meno attaccati ai loro posticini, farebbero tutti un passo indietro lasciando che le nuove generazioni possano fare un passo in avanti. Rimanendo loro come dei veri ‘consiglieri-formatori’ per la nuova classe politica di Centro-sinistra che dovrebbero allevare. Solo così e con una legislatura davanti sarà possibile scommettere su un futuro successo del nuovo partito PD. Altrimenti ci toccheranno ancora altri cinque anni di Centro-destra con un ‘nuovo’ Berlusconi...

E per far sì di non rimpiangere il Centro-sinistra– come in questo decennio – quando non è al potere, ma nemmeno di compiangerlo quando c’è, occorre guardare oltre, alto e con coraggio. Oppure – a mio modesto avviso ,sarà difficile vederla stabilmente al governo nella nostra Italia.

 

Piero Cappelli

cappellipiero@virgilio.it


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