Con il misurato, essenziale “saluto ai lettori” di Elisabetta Del Curto e il laconico comunicato della Società editrice (Centro valle, 21 maggio 2005 – anche se già era firmata da Giancarlo Ferraio l’edizione del 14 maggio) siamo venuti a conoscenza dell’avvicendamento alla direzione del più diffuso, e certamente il più antico dei due attualmente pubblicati, settimanale valtellinese.
Nulla rivelano, tali testi, dei motivi che hanno indotto alla decisione. Il loro tenore evasivo e di circostanza lascia però trasparire che non di decisione “consensuale” si tratti, di un cambio della staffetta in qualche modo previsto e preordinato, ma piuttosto di qualcosa di molto somigliante a un repentino allontanamento. La sensazione trova conferma nello sconcerto provocato in ambienti stessi del giornale. Non è questa la sede per esprimere giudizi, ma ci pare, intanto, doveroso rivolgere a Elisabetta un’attestazione di stima per la generale correttezza e l’apertura a temi e vicende anche scottanti (quelli, per intenderci, sui quali poi noi cerchiamo di insistere e approfondire) della società provinciale. Augurandoci, in questo senso, che il cambio della guardia non rappresenti un’inversione di marcia.
Dopo la proprietà – come noto, malgrado il nome che porta (Editrice Valtellinese), la Società è brianzola – anche la conduzione del periodico, dunque, se ne va fuori provincia o viene comunque affidata a un foresto. Nulla di particolarmente nuovo. Così era avvenuto per l’altro settimanale, La Provincia di Sondrio, e così è stato fin dall’inizio per l’unico quotidiano…
Per l’informazione come per la politica? Viene da chiederselo, con riferimento –da ultimo– alla recente vicenda che ha visto esclusa dall’istituzione regionale una qualsivoglia rappresentanza provinciale, senza per questo rincorrere l’insostenibile piagnucolio che in proposito è rimbalzato da un circolo all’altro, senza che alcuno si sia particolarmente commosso. In giro, sempre più spesso, si sente invece affermare che al momento Valtellina e Valchiavenna si trovino completamente sprovviste di leaders in grado di esprimerne bisogni e aspirazioni. Sicuramente non tali sentendo i, pur esistenti (e a suo tempo votati), parlamentari e men che meno il ministro, di ben altro protagonista come anche si può vedere, girata la pagina, in questo stesso numero. E che questa sia la causa, e non già l’effetto, di vicende quale quella di cui ci troviamo a riferire…
Enea Sansi