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Cara Rita… Sono incazzato anche con Pannella... Ho votato PD: con una croce sola democristiani e comunisti! 
Lettere/riflessioni del 13 e 14 aprile 2008
28 Aprile 2008
 

La lettera che segue, che firmiamo solo con le iniziali, è arrivata a Rita Bernardini, segretaria di Radicali Italiani. Una lettera che merita, e per tantissime ragioni; basterà leggerla, per capire.

 

Carissima Rita,

giovedì scorso (o forse mercoledì) ho ricevuto il volantone. Venerdì pomeriggio, invece, ho ricevuto una chiamata dallo 06/6826. Una voce gentile, bella quasi quanto la tua, mi ha chiesto se, avendo io recentemente dato 100 euro per la iscrizione alla Coscioni, non potessi fare un altro piccolo sforzo per contribuire alla campagna elettorale. Molto a malincuore e con grande senso di frustrazione ho cercato di spiegarle che la somma per l'iscrizione alla Coscioni, per quanto di per sé modesta, ha costituito per me uno sforzo notevole; che, essendo io da tempo disoccupato, quei cento euro “me li sono proprio levati dalla bocca”, come si dice a Roma. Le ho anche detto che stavo tentando di convincere alcune persone, fra cui le mie tre sorelle, di iscriversi alla Coscioni o ad altro soggetto della galassia radicale. La voce gentile non ha insistito e mi ha salutato. Io invece ho continuato a rimuginare, demoralizzandomi ancor di più di quanto già non lo fossi. Alla fine ho deciso che, di riffa o di raffa, cercando di raschiare il fondo del barile delle mie residue magre riserve di sostentamento, qualche altro soldino da mandarvi lo farò saltare fuori. La settimana prossima contatterò il 6826.

 

Cara Rita,

io ho 59 anni, lavoro da quando ne avevo 15, sempre nella ristorazione. Ho vissuto a Roma fino all'aprile del '78, anno in cui ho deciso di rientrare in Sardegna, dove sono nato e dove tutt'ora vivo. Qui ho continuato a lavorare come dipendente fino all'84, poi ho deciso di mettermi in proprio, gestendo due bar e infine un piccolo ristorante, fino al '99. Alcune vicende familiari, ma soprattutto la situazione di sottosviluppo economico e di degrado politico della provincia di Oristano, alla fine mi hanno costretto a mollare. E siccome per i lavoratori autonomi che perdono il lavoro il nostro caro Stato non prevede una benedetta mazza per aiutarli a rimettersi in carreggiata anzi, se putacaso hai qualche arretrato da saldare tipo INPS, INAIL ecc. ci mette il carico da undici per affondarti, a cinquant'anni suonati ho dovuto ricominciare dalla gavetta nonostante la mia lunga esperienza e, me lo dico da solo, le mie ottime capacità ho trovato molte porte chiuse e ho dovuto ingoiare molti rospi prima di trovare lavoro, comunque solo stagionale e dovendomi allontanare dalla mia provincia. Quando contattavo le aziende che pubblicano offerte di lavoro e proponevo il mio curriculum, tutto bene fin quando non arrivavo all'età. A quel punto solitamente il ritornello era sempre lo stesso: ci dispiace ma abbiamo bisogno di gente più giovane. Certo poi chi decideva di provarmi si rendeva conto che a parecchi con la metà degli anni miei gli do ancora le piste, ma sono pochi e ogni anno che passa sono sempre meno. Io sono convinto sempre più che, nella situazione data, sia assolutamente necessario l'allungamento della vita lavorativa.

Ufficialmente ora lo dicono tutti, CONFINDUSTRIA, grandi editorialisti, politici (a parte i “becerosinistri”)... Ma se poi a 50 anni, a volte anche prima, resti senza un lavoro, ti trattano come un rottame e ti sbattono le porte in faccia. Veltroni vuole dare un minimo di 1.100 euro al mese ai giovani precari. Giustissimo, so' contento. E per i “rottami” 50enni che non solo non sono precari (almeno fosse!) ma a cui nessuno vuole più dare un lavoro, che non godono di nessun cazzo di ammortizzatore sociale, che non hanno l'età o gli altri requisiti per una pensione, cosa propone? Che se l'annassero a pijà 'nder culo?

Le cose da dire sarebbero troppe e troppo tempo ci vorrebbe e troppo tempo dovrei rubarti ancora. Aggiungo solo che dal '99 in poi ho potuto fare il mio lavoro di maitre in alberghi e villaggi solo come stagionale, mediamente per meno di 5 mesi l'anno, percependo per i restanti mesi la cosiddetta “indennità di disoccupazione con requisiti ridotti”, il cui ammontare mi vergogno a dire. Lo Stato però non si vergogna. Manco i compagni-compagni: a loro basta non toccare l'articolo 18. Dall'ottobre 2006 ad oggi, anche per qualche problema di salute, ho potuto lavorare per circa due mesi soltanto, la qual cosa mi ha impedito, oltre tutto, di richiedere la suddetta “indennità”, che non può essere richiesta se non si raggiungono le 78 giornate effettivamente lavorate. E siccome i miei problemi di salute purtroppo permangono, la prospettiva è di ulteriore disoccupazione. Quindi niente stipendio, niente indennità il grande welfare italiano! Ma stiamo allegri, tanto l'art. 18 non si tocca!

Puoi capire come mi sento. Ma non sono solo demoralizzato, sono anche incazzato. Nero. Mentre sto scrivendo è passato da poco mezzogiorno. Sono appena rientrato dal seggio e sono incazzato anche con Pannella. L'ho ascoltato venerdì notte (ho ascoltato anche te), tutta la notte, con qualche breve intermezzo di abbiocco. L'ho ascoltato anche sabato notte, fin quando ha dato forfait. Ho continuato a ripetermi che le sue argomentazioni non mi convincevano, che andassero tutti affanculo, che...

Mi ha “costretto” a cambiare la decisione presa da tempo, quella cioè, per la prima volta in vita mia, di non andare a votare. Non solo. Mi sono anche sentito costretto a votare PD, cioè con una croce sola democristiani e comunisti! Se qualcuno me l'avesse detto solo un anno fa gli avrei riso in faccia. A parte il mio primissimo voto ai repubblicani e un altro (per sbaglio) ai Verdi, io sono sempre stato socialista. Anche durante e dopo “mani pulite”, quando tanti colonnelli, assessori, progettisti, consulenti nonché nani e ballerine si imboscavano da tutte le parti e giuravano di non avere mai sentito parlare di Craxi, io mi facevo insultare perché mi dichiaravo orgogliosamente socialista e stavo bene attento che un bel garofano di plastica fosse sempre visibile dal parabrezza della mia macchina. Un socialista con simpatie radicali. O un simpatizzante radicale con idee socialiste. Insomma tutt'e due le cose insieme.

Comunque l'incazzatura con Pannella credo che mi passerà presto. Anche perché, comunque vadano le cose, quasi certamente ha ragione lui.

L'altra incazzatura che invece mi durerà parecchio più a lungo è quella con quel cazzone di Boselli. Che mi ha tolto, spero non per sempre, il voto più bello e convinto che abbia mai dato, quello per la rosa nel pugno. Non ho mai accreditato a Boselli un grande acume politico, per qualche tempo ho pensato anche che fosse un po' coniglio ma in fondo lo credevo una persona onesta, almeno intellettualmente. Dopo l'affossamento (forse?) della Rosa nel Pugno, dopo aver sentito certe minchiate dette in campagna elettorale, su lui che non si era venduto mentre i radicali avevano scelto “altro”, su lui che non rinuncia al simbolo (quale?), sui 20 e passa deputati sicuri e non so quanti senatori, sull'offrire a Pannella il diritto di tribuna (dove? E a D'Elia?)... mi ha tolto anche questa illusione. Sto pensando di procurami l'indirizzo per mandargli una caterva di insulti, da estendere anche a Bobo e al “socialista” Angius, che, al contrario dei radicali, ha portato una grande dote al risorto partito socialista. Forse il voto di qualche suo stretto congiunto. Complimenti compagno Boselli! Mi sarebbe molto piaciuto venire a Chianciano, così come in passato ad altre assemblee radicali ma, stavolta più che mai, le mie scarse finanze hanno priorità più impellenti.

 

Cara Rita,

mi scuserai per averti importunato così a lungo, ammesso che questa lettera sconnessa ti arrivi. Avevo bisogno di sfogarmi un po'. Un caro abbraccio e saluti fraterni a te, Emma, Pannella... A tutti insomma: In particolare a Elisabetta Zamparutti, alla faccia di quelle teste avariate che hanno partorito su di lei apprezzamenti beceri e persino osceni, degni proprio di questo paese di merda. Spero con tutte il cuore che venga eletta.

 

G.A.T. (dalla Sardegna)

(da Notizie radicali, 28 aprile 2008)


 
 
 
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