SIGNOR PRESIDENTE,
Le chiediamo innanzitutto scusa se La importuniamo così, attraverso una lettera scritta all'ultimo momento, la cui consegna in questo momento nemmeno sappiamo se sarà inserita nel protocollo ufficiale della Sua visita. Ci dispiace in primo luogo che essa vada ad aggiungersi al diluvio di parole scontate dei discorsi ufficiali, nonché dall'uso/abuso di rivendicazioni e slogans già visti e sentiti, che puntualmente quanto inutilmente concorreranno nell'inquinare l'esperienza Sua e della Sua Signora del viaggio attraverso questa bellissima terra.
Ci teniamo a sottolineare che questo nostro intervento ci è stato dettato dall'urgenza della situazione e di fatti di estrema gravità. I messaggi delle proteste che accoglieranno la Sua visita alla nostra città rischiano di consegnarLe un'immagine della nostra terra, ed in primis della gente che vi abita, falsa e parziale, in quanto rappresenta soltanto l'espressione di una parte della popolazione.
Da parte nostra coltiviamo l'ambizione di interpretare i pensieri e le speranze degli altri, essendo praticanti - come i Radicali in ogni epoca della storia italiana, europea ed extraeuropea sono sempre stati - dell'immodestia di dare voce e corpo a quei cittadini e a quelle cittadine, che auspichiamo essere tanti e sempre di più, i quali non si riconoscono nelle parole che Ella avrà occasione di udire e vedere scritte.
L'immodestia che caratterizza spesso noi e le nostre iniziative non contraddice affatto l'umiltà con cui oggi chiediamo a Lei, Presidente della Repubblica Italiana, che l'altro ieri in occasione delle celebrazioni dell'anniversario della Liberazione invitava i giovani a lottare contro l'autoritarismo e l'integralismo, di farsi garante del rispetto del diritto e dei principi democratici in Sudtirolo.
Il ministro degli esteri in pectore del neocostituendo Governo ha già preannunciato che chiederà la revisione dello Statuto di Autonomia, mentre il partito di raccolta della popolazione di lingua tedesca, alla vigilia delle elezioni politiche ha evitato di assumere una posizione chiara e netta in merito alle proposte politiche dei due principali schieramenti che si candidavano alla guida del Paese.
Nell'analisi della propria sconfitta elettorale nessuno degli esponenti dell'SVP si è sognato di attribuire tale insuccesso alla confusione cui è stato consegnato l'elettorato di lingua tedesca, abituato negli anni 70 a considerare la sinistra come il peggiore dei mali. Di fatto, a partire dall'inizio del nuovo millennio la sinistra è stata invece sdoganata e l'SVP ne ha assunto in toto la demonizzazione dello schieramento berlusconiano. Ne consegue che l'elettore, abituato a votare SVP da sempre, nel 2008 non sappia più a chi credere ed estremizzi la propria scelta elettorale.
C'è da aggiungere - e questa costituisce la vera specificità e se vogliamo anche l'anomalia del caso Sudtirolo - che da sempre l'homo-sudtirolensis è stato abituato a scegliere l'etnos anziché l'ethos e che ad ogni appuntamento con le urne egli é stato ideologicamente attrezzato a fare uso del proprio diritto di voto come arma nei confronti dell'altro gruppo linguistico. Lo stesso fenomeno si è verificato presso gli elettori di lingua italiana, che hanno sostenuto con il voto dapprima la DC e poi i vari partiti che si sono avvicendati nel ruolo di rappresentanti del gruppo italiano. Allorché infatti, all'inizio degli anni 80, la DC non è stata più in grado di garantire tale ruolo, il testimone è passato all'allora MSI, ed in seguito al Polo oggi Popolo delle Libertà, assieme alle sue versioni più moderate od estremistiche, come l'UDC e Unitalia. Nemmeno la sinistra tradizionale è stata in grado di dare vita ad una reale cultura interetnica? lo testimonia il flusso di voti dall'allora PCI verso l'MSI all'inizio degli anni 80. Ancora oggi il segretario del PD locale, che si proclama interetnico, continua a far riferimento a voti “tedeschi” ed “italiani” e non al voto dei sudtirolesi. L'unico movimento politico che è riuscito a rappresentare quei cittadini che non si riconoscono nei due blocchi è stato Nuova Sinistra-Neue Linke.
Nelle affermazioni di Donato Seppi, gravi quanto offensive nei confronti non solo della parte di lingua tedesca bensì dell'intera comunità, Ella, signor Presidente, ravviserà l'uso strumentale di quella che fu una delle espressioni più felici coniate dal leader della Nuova Sinistra-Neue Linke, purtroppo prematuramente scomparso nel '95, ovvero le famose “gabbie etniche” che si riferivano originariamente alle sole tre etnie che allora costituivano la nostra provincia.
Le chiediamo, signor Presidente di salvaguardare la memoria storica di questa nostra terra, onorando con poche parole essenziali, come sappiamo essere nel Suo stile, la figura di Alexander Langer, il cui ricordo rischia altrimenti di essere offeso da citazioni in-felici di questo genere. Condividiamo altresì la richiesta da parte della formazione politica rappresentata da Eva Klotz di concedere la grazia agli ex terroristi degli anni sessanta, vittime in alcuni casi di maltrattamenti, se non addirittura di torture vere e proprie da parte delle forze dell'ordine; ne condividiamo la sostanza ma non la forma, in quanto la nostra non intende essere un'azione di protesta verso un Presidente di cui non si riconosce la legittimità, quanto invece la ricerca di dialogo con chi riteniamo al contrario essere il sommo Garante dei principi contenuti nella nostra Costituzione. Al contrario dei manifestanti contro quella che sarebbe secondo gli autori della protesta “la follia del BBT”, chiediamo infine a Lei, signor Presidente, di attivarsi in prima persona nel fermare quella che secondo noi è la vera ed unica follia che caratterizza purtroppo anche questi nostri tempi ad ogni latitudine, dall'ex Jugoslavia alla Cecenia al Ruanda ed al Darfur, vale a dire l'odio etnico, presente in forma sia manifesta che latente anche nella nostra terra e finora anestetizzata dal benessere economico.
Come esponenti dei Radicali di Bolzano e del Partito Radicale Transnazionale cogliamo questa occasione per rappresentare con la simbolica consegna del Manifesto di Ventotene la ragione e la forza di un progetto che nella nostra Provincia avrebbe la sostanza, le persone e le caratteristiche dei suoi enunciati e che potrebbe diventare un dinamico laboratorio europeo di ricerca della convivenza e delle diversità.
AugurandoLe un gradito soggiorno nella nostra terra Le porgiamo un affettuoso saluto.
Umberto Adami
Achille Chiomento
Donatella Trevisan
Fonte: Radicali.it