dalle note di regia
La terra è inferocita
appunti per un disegno luci
di Ida Travi
La corsa dei fuochi - opera senza cornice - è un’opera di Teatropoesia per voce musica e coreografia. Si configura in un andare ritmico (scansioni, interruzioni, riprese) (Entrata e uscita dal marmo, come il movimento della mani che spostano la tendina). Circolarità e ritorni, fissità e movimento, riprese da una sequenza all’altra in una corsa statica. Nei miei appunti di regia e di messa in scena, per indicare tecnicamente i toni di luce, ho ripreso direttamente alcuni versi dal libro.
Importante per me la conversazione con Guido Barbieri a Radio Tre Suite.
La conversazione mi ha reso consapevole d’una poetica chiaramente legata ad alcuni colori, poetica da me praticata in totale distrazione, come in una rimozione: l’immagine cioè, prima viene caricata d’un massimo di senso e poi viene spostata, pur senza averne il minimo intento.
La terra è inferocita, non parla più alla stirpe millenaria
La stirpe è millenaria, ed è in disfacimento: è l’antica stirpe dei mortali.
La scena si apre su una piccola altura: i mortali cominciano a strisciare sul fondo, anzi, scendono più sotto, sotto il punto stesso su cui poggiano i piedi. Si incuneano, quasi fossero invertebrati, sotto gli occhi di una sentinella.
Il tragico e il vittorioso
Per questo la terra è nera e inferocita: quella stirpe mortale che siamo, quella stirpe che dovrebbe stare eretta nella luce della coscienza, è scesa più sotto, sembra agitarsi al di sotto, non sa stare in silenzio e da un pezzo, ormai, ha raggiunto la chiacchiera tragica. La chiacchiera porta con sé una lunga catena di morti: il tragico e il vittorioso si saldano, fanno del mondo una tragedia perenne, uno spettacolo senza fine, un vero e proprio sproloquio, un luogo infernale.
L’azzurro
L’azzurro della foglia caduta è l’azzurro livido di questa stirpe in disfacimento.
Sul sangue e sulla notte c’è questo azzurro livido, non frutto dello spirituale ma segno del tremendo, l’ultimo cielo disabitato dopo il trasloco degli dei.
Il rosso
I fuochi si accendono e intorno tutto è nero: I fuochi rossi rompono il buio. Sono piccole esplosioni di sangue nella notte.
Il bianco
Il bianco è l’immensa distesa di neve, intatta, da qualche parte. Sopra la nostra testa. Da qualche parte, ignorata, c’è una purificazione in atto. L’immensa distesa di neve è il contrario dell’immensa notte. Qui le macchioline di sangue sono i segni d’un dolore che è rinascita: ‘fa piangere tutti i nascenti ancora sollevati per i piedi/ la spina nel cuore ha macchiato di sangue/ l’immensa coltre di neve’.
L’albero
Mentre il mondo dorme sotto la neve, il verde dell’albero si staglia nella veglia, frondoso rifugio, seconda sentinella muta e senza casa.
Il silenzio
Il libro è pieno di silenzio. Ci sono poesie, ma conta di più il silenzio.
(Verona, dicembre 2007)