L’ARTE DELLA NAVIGAZIONE. Penso che non sia più possibile la politica nel senso di Schmitt, nel senso di quel formare e di quell’ordinare che riassumono la pluralità naturale (culturale, economica, biologica) sotto un principio unitario formante. Anche l’espressione “governo economico” appartiene all’universo concettuale della filosofia politica - mi pare di potergli attribuire il seguente significato: governo degli altri (politica) con mezzi economici. Per me il problema non cambia. Sicché rispetto all’economico il problema non mi sembra quello di governarne i flussi, di dare forma alle forze (naturali, oggettive) dell’economico, ma di come stare nella corrente, come “navigare”. È la metafora internetiana o web-eriana quella che meglio descrive la posizione dell’uomo nell’universo economico globale, il quale, sia detto en-passant, è anche un universo transpolitico e transfilosofico.
SAGGEZZA DELLA PISTA. Il Web? È un po’ come la frontiera, almeno a me piace immaginarlo così, e la frontiera, che ne so, il Klondike di London, lì, mi pare, niente è di nessuno, lì vale solo “la saggezza della pista”, la situazione è elementare e nell’elementare molte sono le possibilità e molti i rischi. Ma il primato è qualcosa che appartiene all’uomo fin nel cuore dell’elementare – per questo rivendico la paternità di un’idea. È come quando si scala una parete, una cima, alla fine si mette un segno. Un’impresa glorifica il nome.
PARLARE SENZA AUTORITÀ. Il fascino un po’ sgangherato del Web in fondo risiede in questo, che qui si parla senza alcuna autorità, sempre spinti al limite della ciarlataneria. Il sapere, del resto, non nasce forse dalla ciarlataneria? - anche questo è un assunto nietzschiano e, forse, prima ancora, un assunto hegeliano («Il concetto puro deve [...] conferire alla filosofia l’idea della libertà assoluta»). Il Web opera un rilancio sul piano di questa creatività assoluta che è il parlare senza coperture. A questa “creatività” il blogger affidi, fin da subito, l’intero suo destino. Chi oserebbe seguirlo su questo terreno?
PIANO CORRUGATO. E quella storia dell’intelligenza collettiva è, in definitiva, troppo marxista, troppo “General intellect” per suscitare il mio entusiasmo. Se posso insistere sulla “frontiera” direi che il Web, come la frontiera, è qualcosa come l’insieme delle striature che intelligenze individuali, liberate (suppongo non per sempre, ma almeno fino a che gli stati non arriveranno, con i loro giuristi, i loro professori e i loro preti a normare questo spazio aperto) dalla vigenza della legge dell’attestazione d’autorità, inscrivono su di un piano naturalmente corrugato. Non credo che il Web sia una riserva collettiva di intelligenza alla quale tutti possono attingere in virtù di una sorta di socialismo realizzato delle idee, penso invece a qualcosa come l’insieme caotico delle tracce e dei segni di erosione lasciati da intelligenze individuali su una sorta di terreno accidentato. L’intelligenza non è affatto collettiva, bensì individuale, meglio: singolare.
Marco Baldino confidò il “Quartetto” nelle orecchie sensibili di Claudio Di Scalzo in un giorno imprecisato del nuovo secolo. E sicuramente stanno ora, acusticamente più distese e forse sinfonicamente più intelligibili, nel suo Web-log www.marcobaldino.com for a Weack Anarchism e in TELLUS 27: “Dalla Torre Pendente alle Alpi. Viaggi e altri viaggi”, 2006, pag. 170.