Come ogni città ha la sua pancia nascosta
in una piazza esatta, così la nostra è costellata
di uomini a braccia conserte impreparati a parlarti
nell’aria che gli cinta le facce e schiaccia i corpi
nelle panchine. Una rotonda brulla vuota di fiori
è il ricordo che l’agosto ennesimo vuole portarsi
nella fine. Le auto sfilano meste nella centrifuga
d’asfalto che tiene l’ombelico saldo al suo ventre.
È la piazza principale che nella quotidiana
guerra con le schiere di abitanti, decide a chi
avvinghiarsi per stringergli radici come con l’alpino
imbalsamato in cima al sasso. Qualcuno ancora
la dovrà assimilare e per forza innamorarsi.
Sembrano senza profili i negozi, gli angoli, i tavoli
smussati tutti nell’equivoco storico che li ha voluti
qui, eppure tutto sta passando e qualche vecchietto
sorride domandandoti delle parentele
o prendendosi un poco degli occhi dei bambini.
Massimo Bevilacqua