Fabio è un caro amico di mio fratello Giovanni. Si conoscono dalle superiori quando frequentavano l’Istituto “De Simoni” di Sondrio e dopo le scuole sono rimasti sempre in contatto, anche se hanno scelto un ramo universitario diverso. Anch’io conosco Fabio, originario di Ponchiera, laureato in Scienze Ambientali, grande amante della pesca e direi anche appassionato di poesia (visto che ha letto anche le mie poesie). La primavera dello scorso anno siamo andati a pescare insieme con mio marito e mio fratello a Porto Garibaldi (Ferrara). Un’esperienza da ricordare e forse da rifare (quando il mare non è mosso!). Ma questa storia la racconteremo un’altra volta…
Fabio ha compiuto una scelta a mio avviso molto coraggiosa, anche se non priva di rischi. Ha lasciato la famiglia, ha preso armi e bagagli ed è partito all’avventura per un Paese straniero. Non parlo dell’Inghilterra o di un altro Stato nelle vicinanze, ma se n’è andato addirittura in Australia, dall’altra parte del mondo. Un cambiamento importante. Certo in Australia ci sono molti italiani, in quanto dalla seconda metà dell’Ottocento è iniziata una forte emigrazione verso quella lontana terra, in particolare da meridionali. Nonostante dal 1970 questo fenomeno sia diminuito, molti siano ritornati, molti rimasti siano morti, gli italiani sono ancora la più grande comunità di emigranti di lingua non inglese in Australia. A Perth il censimento del 1996 indicava ventitremila persone nate in Italia, di cui almeno sei o settemila nate in Calabria. In proporzione alla sua popolazione la Calabria è la regione d'Italia che più ha contribuito all'emigrazione. In questa località, come in altre zone dell’Australia ci sono anche i Gruppi Valtellinesi ai quali ci si può rivolgere per qualche appoggio.
In Italia, soprattutto da qualche anno a questa parte, non è facile trovare lavoro a tempo indeterminato e quindi per arricchire il proprio bagaglio culturale, soprattutto la conoscenza delle lingue straniere, in particolare l’inglese, è utile seguire dei percorsi all’estero. Fabio in Australia va a scuola e lavora. Ritengo utile far conoscere la sua esperienza in quanto non è da tutti al giorno d’oggi compiere un passo così lungo, da Ponchiera a Perth infatti il passo non è breve. Per questo gli ho chiesto se potevo intervistarlo per “Si, viaggiare”e lui immediatamente ha accettato con entusiasmo. Molti ragazzi preferiscono infatti attendere a casa dei propri genitori che qualcosa cambi, che arrivi il lavoro… Certo il lavoro è un diritto di tutti, ma a volte bisogna anche fare dei sacrifici per migliorarsi.
Per seguire tutte le sue vicende è possibile visitare il suo blog (http://boomerangtime.myblog.it).
«Ciao Paola Mara, vediamo, sarò un po’ 'telegrafico' nelle risposte, ma ho davvero poco tempo a disposizione. Non mancherò comunque di essere preciso perché l'intervista mi garba».
– Da quanto tempo ti trovi in Australia? Dove precisamente?
«Sono partito il 31 gennaio 2008 dalla Malpensa e dopo uno scalo a Roma e uno a Dubai sono arrivato a Perth (Western Australia) il primo di febbraio».
– Come mai hai deciso di intraprendere questo lungo viaggio?
«Ma i motivi del viaggio sono molti. Usualmente decido di fare le cose a naso: perché me la sento e comunque mai per uno solo motivo. Mi ero rotto le scatole di avere contrattini di sei mesi in sei, mi stava stretta la Valtellina, mi serviva l'inglese per potermi muovere lavorativamente parlando su tutta Europa, Stati uniti... e poi anche per essere eventualmente assunto da una multinazionale con sede italiana. Ma forse il motivo dominante è che ero annoiato e sentivo che dovevo partire per il benessere del mio stato mentale. Ero un po' indeciso tra Australia, New Zealand e South Africa. Alla fine ho scelto l'Australia perché è molto grande e uno si può spostare con il Working Holiday Visa facilmente».
– Avevi già qualche contatto in Australia?
«Non avevo alcun contatto in Australia».
– Quali aspettative avevi prima di partire?
«L'unico obiettivo era di imparare bene l'inglese, viaggiando».
– Come sei alloggiato?
«Sono partito con 1.800 euro in tasca e con sole tre settimane di scuola e alloggio pagati. Il che sarebbe una cosa da non fare, ma il punto era che o partivo o me ne stavo a casa: nessun'altra possibilità! Poi mi sono detto: “Oh se finisco i soldi, torno poi in qua…”. È stato un po' critico il periodo in cui dovevo cercarmi un lavoro e un alloggio ragionevolmente vicino, tra la seconda e la quinta settimana, ma per fortuna è andato tutto bene. Dopo aver passato un periodo in host family (in famiglia), mi sono trovato una sharehouse (un appartamento condiviso). Attualmente convivo con un brasiliano, due ragazze di Taiwan, un cinese, due coreani... più vari ed eventuali amici...»
– Frequenti italiani?
«No, non frequento italiani. Ti dirò che a scuola c'erano due ragazze di Varese ma da quando se ne sono andate (una era in classe con me) non parlo italiano, se non dieci minuti a settimana per telefono o con me stesso. In ogni caso evito di parlare italiano perché poi parlare inglese mi viene doppiamente difficile».
– Quali sono ora i tuoi programmi?
«Programmi? Bella domanda. Allo stato attuale lavoro trenta ore a settimana, tra Mc Donalds e ristorante, e vado a scuola per altre trenta ore settimanali (dormo circa 5 ore per notte, a volte 7 a volte 2, 3 dipende). Ma in due settimane finirò la scuola. Seguirà un periodo di tre mesi di lavoro e poi probabilmente inizierò a viaggiare e riprenderò la scuola in qualche altra città. Nessuna idea chiara al riguardo… forse Tasmania, forse Melbourne… ma è tutto da vedere… Come mi sentirò farò».
– Quando rientri in Italia?
«Quando torno a casa? Boh, avrei l'aereo in settembre, ma cosa torno a fare? Probabilmente posticipo anche perché poi qui sarebbe primavera».
– Come mai hai pensato di aprire un blog?
«Perché il blog? Forse è il solo modo per non sentirsi isolato in Australia. Sai quando sei qui hai davvero la sensazione di essere fuori dal mondo. Per dirti un bonifico ci impiega 10 giorni per arrivare!!! Ci sono palme ovunque, case a solo un piano, non ci sono termosifoni...»
– Da dove ti colleghi?
«Mi collego dalla scuola, da punti internet, da casa sfruttando il portatile del brasiliano o del cinese...»
Paola Mara De Maestri