Remo Bassini
La donna che parlava con i morti
Newton Compton Editori, pagg. 240, € 9,90
Remo Bassini è un ottimo narratore di storie di provincia che si adegua alla moda del giallo per pubblicare. Funziona così, purtroppo. Devo essere rimasto uno dei pochi italiani che non legge romanzi polizieschi, non guarda una puntata di Montalbano in televisione, non ha ma letto un libro di Camilleri, né pensa di farlo in un prossimo futuro. Ci sono tanti di quei libri importanti da leggere che un giallo è proprio tempo perso...
Remo Bassini però lo leggo. Sì, perché lui è capace di scrivere un giallo e di metterci dentro cose come sono tristi le risaie d’inverno, ma resterò sempre qua, tra queste nebbie che avvolgono i miei ricordi. E poi butta giù pennellate di racconto che procedono come una sinfonia malinconica, ricorda domeniche da depressione, pomeriggi alla Nutella davanti alla tivù, pane e stracchino… Parla di poliziotti surreali che frequentano librerie, si sofferma su giornate uggiose, anonime, con la nebbia incollata alla vetrina, descrive notti di marzo piovigginose che sanno di glicini in fiore e ricorda passati amori ascoltando una canzone.
Bassini lo leggo, ché mica confeziona best-seller stile Faletti, pure se scrive gialli ci mette parecchia letteratura. La donna che parlava con i morti è una storia d’amore e morte ambientata in provincia, per la precisione a Vercelli, di tanto in tanto si ha l’impressione che ci sia pure qualcosa di vero… ma che importa? Anna Antichi è un personaggio che si fa amare, una persona che vive l’incubo di giornate sempre uguali dopo un grave lutto familiare. Fabrizio è il poliziotto scomparso che la fa innamorare e il suo passato fa parte del mistero collegato a una misteriosa profezia. Ci sono persino elementi horror in questo ultimo lavoro di Bassini, ma non lo diciamo in giro, ché in Italia si leggono soltanto gialli.
Gordiano Lupi