4 marzo 2007. Alla sinistra di zio Luciano, all'ombra della Cresta Corti, s'impenna la vedretta di Porola. Sulla destra la bella piramide del Redorta, con il relativo tracciato di salita.
Partenza. Agneda (m 1223) o centrale di Vedello (1032).
Itinerario automobilistico. Dal Campus scolastico di Sondrio si prende la SS38 in direzione Tirano fino alla fine della tangenziale. Poco prima del passaggio a livello si svolta a dx e si segue la SP che unisce Montagna Piano e Piateda fino a Busteggia. 100 metri oltre l'ex canile si prende la stradina sulla dx che sale a Pam per poi ricongiungersi all'arteria principale per Piateda Alta. Dopo circa 7 km da Sondrio si è al bivio in località Mon. Si segue sulla dx la carrozzabile che si inoltra in Val Vedello. Poco oltre la Centrale di Vedello (m 1000, 6 km) il fondo diventa sterrato misto cemento. Si prosegue per Agneda (2,5 km) e si lascia la macchina in fondo alla piana.
Itinerario sintetico. Agneda (m 1223) – diga di Scais (m 1454) - alpe Caronno – rifugio Mambretti (m 2003) – vedretta di Scais – Pizzo Redorta (m 3039) dal canale centrale alla parete O, quindi un breve tratto della cresta N, oppure dalla bocchetta di Scais, quindi l'intera cresta N.
Tempo di percorrenza previsto. 7-8 ore per la salita.
Attrezzatura richiesta. Scarponi, ramponi, piccozza. Si consigliano ciaspole/sci se l'innevamento è ancora consistente.
Difficoltà / dislivello in salita. 3 su 6, 2006 metri di dislivello in salita da Vedello.
Condizioni trovate il 2 aprile 2006. Neve ottima fin da Vedello. In quota manto farinoso: sciata bellissima.
Dettagli. Alpinistica f: ripidi i tratti della Schiena del Mulo e il canale finale alla vetta.
Bilancio
Itinerario
Il Pizzo Redorta (m 3039), a parimerito con la Punta di Scais, è la seconda elevazione delle Orobie. Per la sua facilità ed estrema panoramicità è frequentatissimo, specialmente nella stagione sciistica. La vetta ha una singolare forma a piramide ma, trovandosi a chiusura del vallone di Scais, non è direttamente visibile dalla capanna Mambretti perché coperta dal Brunone.
La partenza è generalmente dalla centrale di Vedello, ma se la neve è scarsa ci si porta in automobile fino al fondo della piana di Agneda (ore 0:40 a piedi o con gli sci). C'è chi consiglia di dividere l'uscita in due giorni, ma per dormire in Mambretti bisogna farsi dare le chiavi del rifugio, o sperare che i soli due letti del bivacco invernale non siano già occupati. Personalmente la ritengo fattibilissima in giornata.
Risalgo i tornanti della carrozzabile a transitabilità limitata, quindi, al ponte della Padella, seguo il sentiero sulla sx per la diga di Scais (m 1454, ore 0:40). Supero la diga dal suo versante settentrionale, poi salgo fra i boschi alla piana dell'alpe Caronno (ore 0:40). Per la linea di massima pendenza insisto a E verso il limite della vegetazione, quindi, dopo un breve valletto, sbuco sul poggio della Mambretti (m 2003, ore 0:40).
La neve oggi è stupenda. Traverso senza guadagnar quota le ripide scarpate che chiudono a N la Val Caronno, quindi m'introduco nel vallone di Scais fra le erti pareti della Cresta Corti e del Brunone, che tengo a debita distanza per il distacco continuo di massi e slavine. Seguito a E, quindi piego a sx e raggiungo la cossidetta “Schiena del Mulo”, l'impennata mediana del ghiacciaio di Scais, in estate oramai interamente solcata da un'ampia fascia rocciosa (ore 2).
Con brevi serpentine guadagno quota fino al ripiano superiore del ghiacciaio, poi punto direttamente al ripido canale nevoso che discende a sx della vetta. Levati gli sci lo salgo, poi seguo la cresta in direzione SSE fino alla croce di vetta (m 3038, ore 1:30).
La discesa: una favola!
In estate il canale è sconsigliabile, si preferisce piuttosto uscire dal ghiacciaio per la bocchetta di Scais, massima depressione della cresta che unisce la Fetta di Polenta (anticima E della punta di Scais) col Redorta. Il valico è facilmente localizzabile all'estremità NE del ghiacciaio. Quindi, prestando attenzione alle rocce spesso marce e scivolose, si prosegue sulla cresta N fino in vetta. Il tratto più delicato rimarrà l'attraversamento del canalone che si percorre normalmente in inverno.
Enrico Benedetti