CINECOCKTAIL
The Italian Horror Show
Beatrecords – Euro 15 – CD + DVD
La Beatrecords presenta un nuovo appuntamento con la musica d’autore legata al cinema e dopo aver dedicato un Cinecocktail Calibro 3 al poliziottesco, si immerge nell’horror italiano, genere che ha dato grandi soddisfazioni negli anni Sessanta - Settanta. Mi pare una buona occasione per ripercorrere in estrema sintesi un periodo così felice per la cinematografia di genere nostrana.
L’horror nasce in Italia con I vampiri (1956) di Riccardo Freda (1909 - 1999), autore interessante che frequenta il genere anche con L’orribile segreto del dottor Hichcock (1962) e Lo spettro (1963). Termina la carriera con il pessimo Murder obsession (1980) che non pare girato dalla solita mano per quanto è truculento e mal fatto. Mario Bava (1914 - 1980) è un altro maestro dell’horror italiano. Collabora con Freda per fotografia e trucco de I vampiri (il rapido invecchiamento da strega di Gianna Maria Canale), ma soprattutto gira alcuni capolavori della cinematografia di genere. La maschera del demonio (1960) con Barbara Steel è un perfetto gotico, onirico, inquietante, girato tra castelli cadenti e brughiere in un gelido bianco e nero. Bava si conferma nel thriller La ragazza che sapeva troppo (1962), e fornisce prove interessanti come La frusta e il corpo (1963), I tre volti della paura (1963), Sei donne per l’assassino (1964) e Operazione paura (1966). Mario Bava è un artigiano geniale che riesce a fare di necessità virtù, usando modellini e trucchi ingegnosi, ma soprattutto è un valido direttore della fotografia. Dario Argento (1940) è il degno erede di Mario Bava, molto più del figlio Lamberto che non ha la genialità del padre, e questa continuità è sottolineata dallo stesso Bava partecipando alla fotografia di Inferno (1980). Argento proviene dalla critica cinematografica e dalla scrittura filmica insieme a Sergio Leone (C’era una volta il west), ma sono il thriller orrorifico e l’horror puro la sua vera strada. L’uccello dalle piume di cristallo (1970), Il gatto a nove code (1971), Quattro mosche di velluto grigio (1971) sono i primi lavori, scritti con la collaborazione del fido Luigi Cozzi, una trilogia animalesca che rinnova il thriller all’italiana. Possiamo dire che da questi film nasce un altro genere frequentato da buoni registi come Sergio Martino (Lo strano vizio della signora Wardh, 1970) e Giuliano Carnimeo (Perché quelle strane gocce di sangue sul corpo di Jennifer?, 1972). Dario Argento è regista innovativo, inserisce nel suo cinema la soggettiva dell’assassino, il killer con guanto nero e coltello (reminiscenza di Mario Bava), sadismo voyeuristico, colpi di scena impensati, claustrofobia, fotografia angosciante, dettagli particolareggiati e musica intensa. Profondo rosso (1975) è un capolavoro barocco, visionario, onirico e violento, che si pone a metà strada tra il thriller e l’horror. La carriera di Argento prosegue alternando i due generi e realizzando pellicole memorabili come Suspiria (1977), Inferno (1980), Tenebre (1983) e Phenomena (1985). Argento lancia alcuni nuovi registi come Lamberto Bava (Dèmoni, 1985), Luigi Cozzi (Paganini Horror, 1989) e Michele Soavi (Deliria, 1987), ma soprattutto rinnova un genere e apre le porte allo splatter e al gore. Da citare anche Opera (1987), Il gatto nero (1990), Trauma (1993), Il fantasma dell’Opera (1988) e La sindrome di Stendhal (1996). I film più recenti (Nonhosonno, 2001 e Il cartaio, 2003) si allontanano dall’horror e perdono lo smalto dei primi lavori. La terza madre (2007) è l’ultima pellicola, attesa quanto deludente conclusione della trilogia delle madri. Tra i registi che frequentano il genere horror vanno citati Lucio Fulci (Zombi 2, 1979), autore eccessivo che abbonda in dettagli macabri, Joe D’Amato (La morte ha sorriso all’assassino, 1973), artigiano per eccellenza e grande terrorista dei generi, Ruggero Deodato (Cannibal Holocaust, 1980), inventore del genere cannibalico, Umberto Lenzi (Cannibal ferox, 1981), continuatore del cannibal movie, e Bruno Mattei (Virus, 1981), grande imitatore di opere originali realizzate in tempi ridotti.
Cinecocktail 4 tiene conto di tutto questo e porta l’ascoltatore - spettatore a compiere un viaggio movimentato nel mondo di registi e musicisti che hanno confezionato capolavori del genere. Ennio Morricone, Francesco de Masi, Fabio Frizzi, Stefano Mainetti, Carlo Cordio, Simon Boswell, Walter Rizzati sono gli autori delle colonne sonore riprodotte. Non basta. Il cofanetto contiene anche un dvd con un prezioso documentario intitolato Hanging Shadows diretto da Paolo Fazzini. Il regista intervista Dario Argento, Ruggero Deodato, Lamberto Bava, Michele Soavi, Sergio Stivaletti, Franco Ferrini, Antonio TEntori, Luigi Cozzi, Roger Fratter, Vittorio Giacci, Dardano Sacchetti, Giannetto De Rossi, Massimo Iaboni e Antonela Fulci. Sessanta minuti di approfondimento sul cinema horror italiano con opportuni sottotitoli in inglese per il mercato estero.
Le musiche sono: “The Link” (Extrasensorial) di Ennio Morricone, “La lucertola” (Una lucertola con la pelle di donna) di Ennio Morricone, “Zombi Holocaust” (Zombi Holocaust) di Nico Fidenco, “Baby sequenza 2” (Manhattan baby) di Fabio Frizzi, “Fay” (Lo squartatore di New York) di Francesco de Masi, “La luce II” (L'anticristo) di Ennio Morricone e Bruno Nicolai, “Sharp Groove” (Deliria) di Simon Boswell, “Veni Sancte Spiritus” (Il sorriso del grande tentatore) di Ennio Morricone, “Tema bambino” (Quella villa accanto al cimitero) di Walter Rizzati, “Suono aperto” (L'aldilà) di Fabio Frizzi, “Apocalypse domani” (Apocalypse domani) di Alessandro Blonksteiner, “Ghost 1” (La casa 3 - Ghosthouse) di Piero Montanari, “House 3” (La casa 3 - Ghosthouse) di Piero Montanari, “New York... one more day” (Lo squartatore di New York) di Francesco de Masi, “Resurrection” (Zombi holocaust) di Nico Fidenco, “Raptors” (Raptors) di Carlo Maria Cordio, “Zombie parade” (Zombi holocaust) di Nico Fidenco, “Stair-way to hell” (Deliria) di Simon Boswell, “The sound of fear” (Zombi 3) di Stefano Mainetti, “April night” (Lo squartatore di New York) di Walter Rizzati.
Gordiano Lupi
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