Di questi tempi è difficile trovare una bottiglia di Brunello di Montalcino a Vienna: la situazione legale ancora incerta ne sconsiglia la vendita. Ma quanto sono colpevoli i produttori toscani in quest'affare?
Secondo l'analisi del quotidiano Die Presse, le radici dello scandalo si trovano nel diktat dei cosiddetti papi del vino, come lo statunitense Robert Parker, che in questi anni hanno dettato la linea del gusto. Non più un vino forte, ricco di tannino, a lunga conservazione, ma l'affermazione di vini più leggeri. Così, col tempo, anche i marchesi Antinori e Frescobaldi si sarebbero adeguati a sostituire una parte di Sangiovese con il Merlot o il Cabernet Sauvignon, tanto più che un quarto della loro produzione di Brunello approda negli Usa. Conclusione del quotidiano: è improprio parlare di truffa; si tratta piuttosto di un aggiustamento del prodotto non segnalato in etichetta, che ovviamente è una scorrettezza.
Della serie: la colpa è sempre degli altri. Quando si va male a scuola la colpa, per i genitori, è dei compagni che distraggono o del professore che non spiega bene o è troppo esigente, sicché fare un vino fuori dalle regole, da tutti accettate, è colpa di chi lo ordina non di chi lo produce. I furbi la fanno sempre franca!
Primo Mastrantoni, segretario Aduc