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Radicali. Perché ci sia finalmente informazione sui diritti umani nel mondo 
Una lettera al Presidente del Consiglio, alla Rai e alla Commissione di Vigilanza. Una iniziativa nonviolenta
08 Aprile 2008
 

A partire dalla mezzanotte di domenica 6 aprile, sessanta, per ora, esponenti e militanti del movimento radicale sono in sciopero della fame e richiedono, di conseguenza, immediati incontri con il Governo, la Commissione Parlamentare di Vigilanza, il Consiglio di Amministrazione e il Direttore Generale della Rai-Tv.

 

 

LETTERA APERTA

 

alla cortese e urgente attenzione di:

Romano Prodi
Presidente del Consiglio

Paolo Gentiloni
Ministro delle Comunicazioni

Claudio Cappon
Direttore Generale della Rai-tv

Claudio Petruccioli

Presidente del Consiglio di Amministrazione della Rai-tv

Mario Landolfi
Presidente della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

 

e p.c.

a tutti i membri della Commissione Parlamentare di Vigilanza

ai membri del Consiglio di Amministrazione della Rai–tv

Giuseppe Giulietti

Associazione Articolo 21

 

Roma, 5 aprile 2008

 

Signor Presidente del Consiglio,

Signor Presidente del Consiglio di Amministrazione della Rai-tv

Signor Direttore Generale della Rai–tv

Signor Presidente della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

 

nel novembre del 1992, l'allora Sindaco di Sarajevo Muhamed Kresevljakovic, diceva ai Radicali che erano andati a trovarlo «abbiamo solo la speranza. Io vi prego, nei limiti delle possibilità del vostro Partito, di raccontare al mondo quello che avete visto a Sarajevo. Abbiamo bisogno della presa di coscienza dell'Europa, del suo aiuto per gli abitanti di questa città. Vi prego di intervenire sull'opinione pubblica italiana. Conosco l'Italia e sono convinto che se gli italiani fossero più informati di ciò che accade a Sarajevo, premerebbe molto di più sul Governo affinché intervenga». In quei giorni di bombardamenti l'informazione Rai era affidata a corrispondenti chiusi nei loro uffici di Belgrado.

Nel 1995, nella sua veste di Commissaria europea agli aiuti umanitari, Emma Bonino denunciava la situazione esplosiva dei Grandi Laghi. Malgrado ciò, non un minuto fu dedicato dalla Rai a quegli appelli che avrebbero potuto suscitare una reazione delle istituzioni internazionali tale da scongiurare centinaia di migliaia di morti.

Nei giorni finali della campagna di pulizia etnica orchestrata da Slobodan Milosevic, il giornalista di Radio Radicale Antonio Russo - l'ultimo reporter occidentale a lasciare il Kosovo su un treno blindato nella primavera del 1999 mentre Ennio Remondino informava gli italiani dagli studi della televisione serba - veniva ammazzato il 16 ottobre 2000 in Georgia da dove inviava i suoi reportage quotidiani sulla guerra in Cecenia, un conflitto, a oggi, mai “coperto” dalla Rai.

Nel 2001 il Dottor Umar Khanbiev, per 10 anni ministro della sanità del governo legalmente eletto in Cecenia, intervenendo a un incontro pubblico organizzato dal Partito Radicale, affermò che se in Italia e nell'Occidente ci fosse una maggiore e approfondita informazione, precondizione necessaria, disse, per l'affermazione della democrazia, e quindi conoscenza approfondita di quanto avveniva nel suo Paese, per i ceceni sarebbe esistita la speranza di poter vivere in una Cecenia migliore.

A marzo di quest'anno, prima dello scoppio delle manifestazioni nonviolente in Tibet, e alla vigilia dell'avvio della “Marcia verso il Tibet” di un centinaio di monache e monaci tibetani, una delegazione di Radicali era a Dharamsala in India per seguire, anche in qualità di corrispondenti di Radio Radicale, l'anniversario della rivolta di Lhasa del 10 marzo 1959 nonché le attività di sua Santità il Dalai Lama e del Governo tibetano in esilio. Durante tutto il periodo delle manifestazioni in Tibet e in India, la Rai non ha mai inviato un corrispondente a Dharamsala.

Il contratto nazionale di servizio tra il Ministero delle comunicazioni e la Rai-tv per il 2007-2009 afferma chiaramente che l'offerta delle emittenti pubbliche deve essere caratterizzata da una vasta gamma di argomenti che include anche i diritti umani. Malgrado le continue e crescenti sollecitazioni e richieste precise provenienti dalla Tavola della Pace, dal Presidente della Federazione Nazionale della Stampa Roberto Natale, dall'associazione Articolo 21 e dai Radicali, la Rai persevera nella sua programmazione che espelle quotidianamente la drammatica attualità delle sistematiche violazioni dei diritti umani nel mondo, tanto dai notiziari quanto dalle trasmissioni di approfondimento.

Birmania, Cecenia, Darfur, Tibet, Zimbawe così come il trattamento riservato ai giornalisti in Cina, Iran, Russia e Vietnam, oppure le condizioni dei popoli indigeni dell'America meridionale e del sud-est asiatico, l’operato delle Nazioni Unite dove, dal 2007 l'Italia occupa uno dei 10 seggi a rotazione del Consiglio di sicurezza, e dove da 13 anni è protagonista della campagna che a dicembre scorso ha portato alla proclamazione della Moratoria Universale della pena di morte da parte dell'Assemblea generale, restano argomenti totalmente sconosciuti agli italiani che pur sono costretti a pagare il canone per un servizio pubblico radio-televisivo. La loro episodica e insufficiente conoscenza è stata il frutto di specifiche iniziative nonviolente portate avanti da decine di cittadini.

Occorre ricordare che nell'anno in corso si celebrerà il 60esimo anniversario dell'adozione della Dichiarazione universale dei diritti umani, e che il 2008 è anche il decennale dell'adozione dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale che ha avuto nell'Italia, proprio come la Moratoria Universale della pena di morte, il motore propulsivo di iniziative volte a riformare in modo strutturale il diritto internazionale.

A fronte del quotidiano silenziamento di questi temi si assiste all'accrescimento da parte della struttura Rai della produzione di fiction e all'indiscriminato acquisto di format di tutti i tipi da Endemol, recentemente acquisita dalla concorrente Mediaset.

A questa continua violazione del diritto ad essere debitamente informati anche su ciò che avviene in Italia e nel mondo, e all’oscuramento di chi è mobilitato nella ricerca di proposte di riforme possibili attraverso le armi della nonviolenza e non dei vuoti proclami pacifisti, occorre urgentemente porre rimedio. La Rai ha la possibilità concreta di riparare a tutto ciò con la realizzazione di un appuntamento fisso, da mettere in onda in fasce orarie di massimo ascolto, che abbia al centro l'informazione sui diritti umani. Solo così si potrà dare la possibilità all'opinione pubblica italiana di conoscere, formarsi e quindi deliberare e mobilitarsi per rispondere all'inerzia burocratica che sempre più caratterizza le istituzioni nazionali ed europee.

Sono mesi che l'Onorevole Giulietti, profondo conoscitore del sistema radiotelevisivo pubblico e da sempre attento alle tematiche relative alla libertà di informazione nel nostro Paese, ha articolato questa proposta, individuando anche chi, nella struttura della Rai, ha le competenze “straordinarie” per poter gestire un vero e proprio format sui diritti umani: si tratta del giornalista del TG2 Valter Vecellio, da trent'anni militante radicale. Oltre alla censura nei confronti dell'opinione pubblica, occorre interrompere la conventio ad excludendum contro chi è radicale.

Sin dal settembre 2007, nello stesso Governo e negli organi direttivi responsabili della Concessionaria, è stato preso atto e assicurata la dovuta attenzione alla richiesta di procedere urgentemente a porre fine a questa dolorosa e scandalosa, strutturale, gravissima inadeguatezza della Rai–tv, proprio sull’informazione e sul dibattito relativi alla questione del mancato rispetto da parte della comunità internazionale di ciò che ha rappresentato e rappresenta la principale ragione costitutiva della stessa ONU.

Di recente dalla stampa si è avuta notizia di numerosi provvedimenti adottati dalla Concessionaria, su proposta del Direttore Generale, con l’avallo del Consiglio di Amministrazione e l’apparente silenzio e disinteresse del Governo, del Ministro direttamente competente, on. Paolo Gentiloni. Dobbiamo ormai dire che continuare a subire questa situazione comporterebbe una vera e propria complicità da parte nostra. Notiamo che contemporaneamente l’Azienda a tutti i suoi livelli, Governo, Commissione Parlamentare di Vigilanza sulla Rai–tv, non hanno mostrato di ritenere degna di un qualsiasi riscontro e commento la gravissima denuncia giunta da Alberto Contri relativa alle reali, clamorose, responsabilità o irresponsabilità, nei confronti della funzione dell’Azienda nel campo del settore Internet.

Per tutto questo, prendiamo con dolore atto che il ricorso ad una seria, grave proposta nonviolenta, ancora una volta si mostra necessario per ottenere quanto costituisce doveroso, obbligato, comportamento istituzionale e della Concessionaria. Noi riteniamo inaccettabile, infatti, che Governo e Rai–tv rinviino per evidenti motivi di interessi e di conflitti di interessi i necessari adempimenti alla nuova legislatura che, come è noto, comporta mutamenti sia di Governo sia degli organi direttivi della Rai–tv, sia della stessa Commissione Parlamentare di Vigilanza.

Vi comunichiamo quindi che, a partire dalla mezzanotte di domenica 6 aprile, cinquanta, per ora, esponenti e militanti del movimento radicale sono in sciopero della fame e richiedono, di conseguenza, immediati incontri con il Governo, la Commissione Parlamentare di Vigilanza, il Consiglio di Amministrazione e il Direttore Generale della Rai–tv, anche al fine di affermare che, malgrado continue diffide fatte anche a livello formale della giustizia amministrativa, non si tratta, ripetiamo, non si tratta di “protesta”, ma di un’iniziativa volta a proporre ed ottenere il rispetto della legalità e di una necessaria, puntuale anche se limitata, riforma di carattere strutturale per la Concessionaria e il venir meno dell’odiosa e indegna conventio ad excludendum proprio dei Radicali da parte di “combinati disposti” di forze o violenze delle istituzioni e della Rai–tv.

Le scelte editoriali della Rai del passato e del presente, che possiamo dettagliatamente documentare grazie al costante lavoro di monitoraggio del Centro d'Ascolto, ci portano ad affermare che senza un vero e proprio format sui diritti umani la Rai non sarà in grado di adempiere ai propri doveri relativamente a quanto stipulato dal Contratto di servizio né tantomeno di conformarsi a quanto più volte disposto da numerose risoluzioni approvate dalla Commissione parlamentare di Vigilanza.

Chiediamo quindi che il Governo ponga fine a questo stato di cose con una soluzione che non sia episodica o estemporanea, bensì “strutturale” perché la riteniamo la più adeguata ad affrontare le varie emergenze umanitarie mondiali altrimenti relegate in spazi informativi sacrificati o del tutto inesistenti.

Coi nostri migliori saluti,

Maurizio Turco

(Vice Presidente Vicario del Partito Radicale Nonviolento, transnazionale, transpartito)

Rita Bernardini

(Segretaria di Radicali Italiani)

Marco Cappato

(Segretario Associazione Luca Coscioni)

Sergio Stanzani

(Presidente Non c’è Pace Senza Giustizia)

Sergio D’Elia

(Segretario di Nessuno Tocchi Caino)

Giorgio Pagano

(Segretario Associazione Radicale Esperanto)

 

(da Notizie radicali, 7 aprile 2008)

 

 

QUI l'elenco delle persone in sciopero della fame


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